sabato 19 luglio 2014

Scandalo appalti presso le biblioteche fiorentine



Mentre imperversano proclami di vario genere ben diversa è la reale gestione delle problematiche relative alla città di Firenze.
Di oggi la notizia di uno scandalo appalti relativo ai servizi di gestione delle biblioteche comunali.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato a cura di Silvia Noferi, capogruppo al consiglio comunale per il M5S.

Il Comune di Firenze ha dato in appalto ad un raggruppamento temporaneo di imprese il servizio di gestione delle biblioteche e dell’archivio storico comunali tramite un bando che non ha previsto per i lavoratori la garanzia del mantenimento delle precedenti condizioni contrattuali.
I circa 70 lavoratori interessati si sono trovati a dover scegliere fra rimanere senza lavoro o accettare le condizioni offerte dai nuovi gestori, anche se peggiorative.
La paura di rimanere senza lavoro in un periodo così difficile come quello attuale ha portato 48 di loro a firmare le dimissioni volontarie (senza avere dall’altra parte un contratto pronto in sostituzione) ma alcuni, 21 per l’esattezza, resistono sorretti dalla convinzione che non si possa continuare ad accettare tutto in nome della crisi economica.
Sembra di tornare al secolo scorso, i diritti dei lavoratori vengono calpestati, le professionalità ignorate, i sacrifici chiesti sempre ai più deboli.
La cosa più intollerabile e forse più incomprensibile è che tutto questo accade all’interno di strutture comunali che, se è pur vero  che debbano risparmiare (e l’unico modo sembra ormai essere l’esternalizzazione dei servizi), dall’altra dovrebbero essere i luoghi in cui i rapporti fra dipendenti e datori di lavoro sono costruiti su modelli virtuosi.
Se non si è in grado di garantire all’interno del Comune di Firenze quel senso di giustizia ed equità che dovrebbe essere base imprescindibile di ogni contratto di lavoro, cosa dobbiamo aspettarci, come cittadini e dipendenti, da altri “luoghi” e altri datori di lavoro?
Non basta rifugiarsi dietro al sottile paravento “dell’aver fatto tutto il possibile” o “di non essere legalmente parte in causa”. Non ci possono essere giustificazioni per un’amministrazione  che decide di avvalersi di soggetti terzi per la gestione dei servizi pubblici di una comunità: il dovere in questo caso è anche e soprattutto morale, il dovere di tutela dei diritti dei singoli che non può sottostare alle leggi del mercato o della convenienza.
Perché in caso contrario la scelta di affidare a terzi un servizio potrebbe sembrare un pretesto per disinteressarsi della parte etica e morale. Cercare di evitare i caduti facendo un maggior numero di feriti senza cure garantite non è, a volte, la soluzione.
Non entriamo nel merito di quanto possa sentirsi demotivato un lavoratore che dopo 17 anni di precariato si veda  costretto a vivere sotto ricatto, a subire continui tagli allo stipendio, declassamenti del proprio livello, perdita di ogni riconoscimento sulla qualità del servizio prestato, ma proviamo lo stesso, per un attimo, a pensare con quanta voglia di collaborare possa svolgere il suo compito.
La dignità non può diventare merce di scambio, non può essere quel “punto” in più per vincere un appalto mentre sotto lo stesso tetto comunale si decide di nominare tre Direttori di Macro-area in aiuto alla Direzione Generale (prospetto della nuova organizzazione presentato oggi in Consiglio Comunale).
C’è qualcosa che stride in tutto questo, domande che ronzano nella testa:
- “Quanto guadagneranno all’anno questi tre Direttori?”
- “Non bastavano 12 Direttori ad aiutare la Direzione Generale?”

Mentre i tempi della politica procedono con lentezza esasperante fra ordini del giorno e slides, i diritti dei lavoratori diventano quasi un vezzo, un dettaglio e non solo per chi un lavoro non ce l’ha più e per chi lo prenderebbe a qualsiasi condizione.
Si rischia quasi di passare come dei pretenziosi, degli incontentabili da parte dei rappresentanti della politica, di quella politica che un tempo molto lontano aveva l’Internazionale fra i suoi inni.


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