Introduzione e traduzione a cura di: Marco Pighin
Dopo la crisi politica è sopravvenuta quella spirituale che esige una
profonda e
attenta riflessione, un approfondimento, un'autoverifica,
un'autocritica. Se la società
russa è ancora viva e vitale, se contiene in sé i germi del futuro,
questa vitalità deve
manifestarsi prima di tutto e più di tutto nella prontezza e nella
capacità di imparare
dalla storia. (…) Riflettendo su ciò che abbiamo passato negli ultimi
anni,
non si può vedere in tutto ciò una casualità storica o solo un gioco di
forze elementari.
Qui è stato pronunciato un giudizio storico, è stata fatta una
valutazione
da vari partecipanti del dramma storico, sono state tirate le somme
d'un'intera
epoca storica.
Sergej Bulgakov, L'eroe laico e l'asceta, Vechi.
Giorni fa, durante
una discussione su internet con alcuni amici e colleghi in merito alla
drammatica situazione in Ucraina, Alexander Latsa, giornalista francese
indipendente che vive a Mosca, mi ha passato un'intervista che Alexander
Zinov'ev rilasciò nel 1999, giusto pochi giorni prima di rientrare
definitivamente in Russia dopo un lungo esilio in Occidente.
Zinov'ev fu filosofo,
logico e scrittore sovietico. Visse sulla propria pelle tutto l'arco storico
che condusse il mondo dallo scontro frontale fra le due ideologie dominanti -
quella capitalista e quella comunista - durante la guerra fredda, alla fase
yeltsiniana nella quale il dominio unipolare americano sembrava non avere
rivali sul piano geopolitico planetario, fino alla fase di rivincita
nazional-sovranista russa, iniziata con la comparsa del
presidente Putin sulla scena politico-internazionale.
Zinov'ev morì a Mosca
nel 2006. Dopo aver passato più di vent'anni in Occidente ed essere stato una
delle figure di spicco dell'intelligencija sovietica dissidente, dedicò
il suo lavoro ad una critica radicale della società occidentale, percepita da
lui come una minaccia senza precedenti per l'umanità. Ritengo che Zinov'ev sia
stato uno degli intellettuali più importanti del nostro tempo e che leggerlo
rappresenti oggi un dovere per chi vuole comprendere il difficile stato di
salute della contemporaneità.
Per undici anni ho
viaggiato ininterrottamente lavorando come fotografo nell'ex spazio sovietico,
documentando i cambiamenti socio-culturali in atto in questa parte di mondo.
Capire la Russia, o almeno cercare di farlo, mi ha trasformato come persona e
mi ha dato la possibilità di comprendere meglio il tempo in cui vivo, le sue
dinamiche, le sue contraddizioni e sopratutto la natura delle forze in gioco
oggi, quelle stesse forze che plasmano e condizionano il nostro presente e che
ognuno di noi deve conoscere se è veramente interessato a percorrere un cammino
verso la libertà.
Provo sempre una
profonda vergogna e una grande rabbia nel vedere come i miei connazionali e, in
generale, molti occidentali guardano alla Russia. In quella parte di mondo
oppressa dalla dittatura del "politicamente corretto" e dei fasulli
diritti civili e umani, si ignora e si continua ad ignorare l'importanza di una
corretta conoscenza ed interpretazione della storia degli ultimi trent'anni,
cioè di quegli anni in cui si è progressivamente imposta al mondo la presunta
universalità dei valori occidentali. In realtà, si sa che non c'è niente di
universale sotto il sole se non il sacrosanto diritto alla difesa delle fertili
differenze.
La Russia viene
spesso dipinta come una minaccia, come un mostro asiatico capace solo di generare
barbarie e autocrazie, come l'eterno nemico della civiltà europea. Niente di
più falso. Oggi è la russofobia a rappresentare la più grande minaccia alla
pace ed alla prosperità dei popoli europei. Prova di ciò è anche il tentativo
di colpo di Stato in Ucraina, spacciato dalla propaganda mediatica occidentale
come una rivolta democratica. Esso è, in realtà, opera funzionale
all'atlantismo, interessato a piazzare armamenti a due passi dal confine russo.
L'importanza della
Russia, ieri come oggi, è rappresentata dalla sua natura di asse geopolitico
della storia, asse da sempre vittima della volontà di accerchiamento strategico
tipica sopratutto dell'Impero commerciale britannico ieri e della NATO e dei
suoi sudditi oggi. In sintesi, l'eterna lotta del Mare contro la Terra, per
riprendere Carl Schmitt.
La Russia incarna la
natura di "Katéchon" geostrategico
che frena l'avanzata della volontà di dominazione globale mondialista. Inoltre,
con la sua brillante politica estera e la lungimirante rivoluzione conservatrice
promossa da Putin, la Russia è attualmente il vero garante della multipolarità
a livello geopolitico, in aperto contrasto all'orrenda avanzata della barbarie
liberale sul piano sociale e culturale.
Nell'intervista che
ho tradotto e che vi propongo, Zinov'ev ci spiega, con la sua magistrale
interpretazione, non solo quello che è successo dieci, venti o trent'anni fa,
ma sopratutto quello che sta succedendo oggi in casa nostra. Penso, in
particolare, agli sconcertanti fatti avvenuti di recente in Italia, dove
l'oligarchia internazionale sembra essere venuta chiaramente allo scoperto per
cancellare definitivamente la democrazia e gli interessi del popolo.
In merito al processo
di mondializzazione e di distruzione degli Stati e delle identità nazionali,
Zinov'ev aveva previsto e capito tutto. Penso quindi che la lettura di questa
sua intervista possa giovare a molti.
Buona lettura, anzi
buon ascolto.
L'intervista è stata
ripubblicata nel 2006 alla morte dello scrittore russo sul sito "Dissonance", gestito dallo
stesso Latsa. Il sito ha l'obiettivo di offrire un altro sguardo sulla Russia. http://alexandrelatsa.ru/2008/01/la-grande-rupture-analyse-de-la-supra-societe-globale/
Con quali sentimenti rientrate in
Russia dopo un esilio così lungo?
Con il sentimento di
aver lasciato una potenza rispettata, forte, e con il timore di ritrovare un
paese vinto, in rovina. A differenza di altri, io non avrei mai lasciato l'URSS
se mi fosse stata lasciata la scelta. L'emigrazione è stata una vera punizione.
Pertanto qui in Occidente siete
stato accolto a braccia aperte!
E' vero...ma malgrado
l'accoglienza trionfale e il successo mondiale dei miei libri, non mi sono mai
sentito a casa mia qui…
Dopo il crollo del sistema comunista, il sistema occidentale
è diventato il vostro principale soggetto di studio? Perché?
Perché quello che avevo detto è successo: il crollo del
comunismo si è trasformato nel crollo della Russia. La Russia e il comunismo
formavano una sola ed unica cosa.
La lotta contro il comunismo era una copertura per una lotta
contro la Russia?
Assolutamente. La catastrofe russa è stata voluta e
programmata qui in Occidente. Lo dico perché per un periodo sono stato un
iniziato. Ho letto documenti, ho partecipato a studi che sotto la copertura di
combattere un'ideologia, preparavano la morte della Russia. E questo mi è
diventato insopportabile fino al punto che non posso più vivere dalla parte di
coloro che vogliono distruggere il mio paese e il mio popolo. L'Occidente non è
qualcosa di estraneo per me, ma una potenza nemica.
Siete diventato un patriota?
Il patriottismo non mi riguarda, non è un mio problema. Ho
ricevuto un'educazione internazionalista e gli sono rimasto fedele. Non posso
dire se amo o non amo i russi. Ma io appartengo a questo popolo e a questo
paese. Ne faccio parte. I problemi attuali del mio popolo sono tali che non
posso più continuare a contemplarli da lontano. La brutalità della
mondializzazione mette in evidenza delle cose inaccettabili.
I dissidenti sovietici però parlavano come se la loro patria
fosse stata la democrazia e il loro popolo i diritti umani. Adesso che questo
modo di vedere è diventato quello dominante in Occidente, voi sembrate
combatterlo. Non è contraddittorio?
Durante la guerra fredda, la democrazia era un'arma diretta
contro il comunismo, ma essa aveva il vantaggio di esistere. D'altronde oggi
vediamo che l'epoca della guerra fredda è stata un punto culminante della
storia dell'Occidente. Un benessere senza precedenti, uno straordinario
progresso sociale, enormi scoperte scientifiche e tecniche, tutto c'era! Ma
l'Occidente si modificava quasi impercettibilmente. La timida integrazione dei
paesi sviluppati allora cominciava e costituiva le premesse della
mondializzazione dell'economia e della globalizzazione del potere alle quali
assistiamo oggi. Un'integrazione può essere generosa, positiva se essa risponde
per esempio al desiderio legittimo delle nazioni di unirsi. Ma questa forma di
integrazione è stata fin dall'inizio pensata in termini di strutture verticali,
dominate da un potere sovranazionale. Senza il successo della controrivoluzione
russa, non sarebbe stato possibile lanciarsi verso la mondializzazione.
Il ruolo di Gorbaciov, dunque, non è stato positivo?
Io non penso in questi termini. Contrariamente all'idea
comunemente accettata, il comunismo non è crollato per ragioni interne. La sua
caduta è stata la più grande vittoria della storia dell'Occidente. Una vittoria
colossale che, lo ripeto, ha permesso l'instaurazione di un potere planetario.
Ma la fine del comunismo ha anche significato la fine della democrazia, la
nostra epoca, oggi, non è solo post-comunista, ma è anche post-democratica. Noi
oggi assistiamo all'instaurazione di un totalitarismo democratico, o se
preferite all'instaurazione della democrazia totalitaria.
Non è un po' assurdo?
Per niente. La democrazia sottintende il pluralismo e il
pluralismo suppone l'opposizione di almeno due forze più o meno pari. Forze che
si combattono ma che allo stesso tempo si influenzano a vicenda; c'era al tempo
della guerra fredda, una democrazia mondiale, un pluralismo globale in seno al
quale coabitavano e coesistevano il sistema capitalista e il sistema comunista,
e pure una struttura più o meno viva come quella dei paesi non allineati. Il
totalitarismo comunista era sensibile alle critiche che venivano
dall'Occidente, il quale subiva allo stesso tempo l'influenza del comunismo attraverso
l'esistenza dei partiti comunisti. Oggi noi viviamo in un mondo dominato da
un'unica ideologia, portata avanti dal partito unico mondialista, un fatto
unico. La creazione di quest’ultimo è cominciata all'epoca della guerra fredda,
quando delle strutture transnazionali si sono messe all'opera nelle forme più
diverse: media, società bancarie, società commerciali… Nonostante i loro
differenti settori di attività queste forze erano unite dalla loro natura
sovranazionale. Con la caduta del comunismo, esse si sono ritrovate al comando
del mondo. I paesi occidentali sono dunque dominatori, ma anche dominati perché
perdono progressivamente la loro sovranità a favore di quella che io chiamo la
"sovra-società" (supra-société).
Essa è costituita da imprese commerciali e non commerciali
con una zona d'influenza che supera le nazioni. I paesi occidentali sono
sottomessi come gli altri al controllo di queste strutture non nazionali… Ora
la sovranità nazionale è una parte considerabile e costituente del pluralismo,
dunque della democrazia in tutto il pianeta. L'integrazione europea che si
svolge sotto i nostri occhi sta provocando la scomparsa del pluralismo in
questo conglomerato, a favore di un potere sovranazionale.
Ma voi non pensate che la Francia o la Germania
continueranno ad essere dei paesi democratici?
I paesi occidentali hanno conosciuto una vera democrazia
all'epoca della guerra fredda. I partiti politici avevano delle vere differenze
ideologiche e dei programmi politici diversi. Gli organi di stampa avevano
anche loro delle marcate differenze. Tutto questo influenzava la vita delle
persone, contribuiva al loro benessere. Ora è tutto finito. Perché il
capitalismo democratico e prospero, quello delle leggi sociali e delle garanzie
sul lavoro, doveva molto alla minaccia comunista. Il grande attacco ai diritti
sociali nell'Ovest è cominciato con la caduta del comunismo all'Est. Oggi i
socialisti al potere nella maggior parte dei paesi europei svolgono una
politica di smantellamento sociale di tutto ciò che c'era di giustamente
socialista nei paesi capitalisti. Non esistono più in Occidente delle forze
politiche capaci di difendere gli umili. L'esistenza dei partiti politici è
puramente formale. Le loro differenze spariscono ogni giorno. […] La democrazia
tende a sparire dall'organizzazione sociale occidentale. Questa super-struttura
non democratica dà gli ordini, sanziona, bombarda e affama. Anche Clinton si
conforma ad essa. Il totalitarismo finanziario ha sottomesso i poteri politici.
Il totalitarismo finanziario è freddo. Non conosce né la pietà né i sentimenti.
Le dittature politiche fanno pena a confronto di questo totalitarismo. Una
certa resistenza era possibile anche nelle più dure dittature, nessuna rivolta
è possibile contro una banca.
E la rivoluzione?
Il totalitarismo democratico e la dittatura finanziaria
escludono la rivolta sociale.
Perché?
Perché riescono ad unire la più potente brutalità militare e
lo strangolamento finanziario planetario. Tutte le rivoluzioni hanno
beneficiato del sostegno venuto dall'esterno, oggi è ormai impossibile vista
l'assenza di paesi sovrani. In più la classe operaia è stata rimpiazzata dalla
classe dei disoccupati, che sta in basso nella scala sociale. Ora che vuole un
disoccupato? Un lavoro. Essi sono in una situazione di debolezza,
contrariamente alla classe operaia del passato.
Tutti i sistemi occidentali avevano un'ideologia. Quale è oggi l'ideologia di questa nuova società che voi chiamate post-democratica?
Viviamo in un'epoca post-ideologica e in realtà la sovra-ideologia
del mondo occidentale diffusa nel corso degli ultimi vent'anni è molto più
forte dell'ideologia comunista o nazionalsocialista. Il cittadino occidentale è
molto più inebetito di quanto non lo fosse il cittadino medio sovietico sotto
la propaganda comunista. Nel campo ideologico l'idea conta meno che i
meccanismi della sua diffusione. Ora la potenza della diffusione dei media
occidentali è enorme. […] Basta che la decisione sia presa per stigmatizzare un
Karadzic o un Milosevic e via, una macchina di propaganda planetaria si mette
in marcia. Quando bisognerebbe giudicare i dirigenti occidentali per la
violazione di tutte le regole dei diritti esistenti….. La maggioranza dei
cittadini occidentali è persuasa che la guerra contro la Serbia sia giusta. […]
L'ideologia occidentale combina e fa convergere le idee in funzione dei suoi
bisogni. Una di queste idee è che i valori e gli stili di vita occidentali sono
superiori agli altri. Cercate di convincere un americano medio che la Russia
sta morendo, non ci crederanno e continueranno ad affermare che i valori
occidentali sono universali, applicando quindi uno dei vecchi principi del
dogmatismo ideologico. I teorici, i media, i dirigenti sono persuasi di avere
ragione e che l'uomo occidentale, portatore di questi valori, è un nuovo
superuomo.
Quale è l'idea madre di questa ideologia dominante in
Occidente?
È il mondialismo, la globalizzazione anche detta dominazione
mondiale. E siccome questa idea è molto antipatica viene camuffata sotto il
discorso più vago e generico di unificazione planetaria e di unificazione in un
mondo integrato. È la vecchia maschera sovietica della "amicizia fra i
popoli", destinata a coprire l'espansionismo. In realtà, attualmente
l'Occidente procede a un cambiamento della struttura su scala planetaria. Da un
lato domina il mondo dalla testa ai piedi, dall'altro si organizza esso stesso
in maniera verticale con un potere sovranazionale in cima alla piramide.
Un governo mondiale?
Se volete, sì, è così.
Questo non è essere un po' vittima della teoria del
complotto?
Ma quale complotto? Non c'è nessun complotto. Il governo
mondiale è diretto dai governanti delle strutture sovranazionali, commerciali,
finanziarie e da altre conosciute da tutti. Secondo i miei calcoli più o meno
50 milioni di persone fanno già parte di questa sovra-società che dirige il
mondo. Gli Stati Uniti ne sono la metropoli. I paesi dell'Europa occidentale e
certi draghi asiatici la base. Gli altri sono dominati attraverso una dura
"gradazione" economico-finanziaria. Questa è la realtà. La propaganda
dice che un governo mondiale, controllato da un parlamento mondiale sarebbe
augurabile e che il mondo è una grande fratellanza. Questi non sono che dei
nonsensi destinati alla popolazione. I totalitarismi del ventesimo secolo sono
stati estremamente violenti. Non si può dire lo stesso della democrazia
occidentale. Non sono i metodi ma i risultati che contano. I russi hanno perso
venti milioni di persone e hanno avuto delle consistenti distruzioni
combattendo la Germania nazista. Dopo la guerra fredda, senza bombe né cannoni,
le sue perdite sono state su tutti i piani molto più consistenti: perdita di
dieci anni nella speranza di vita, la mortalità infantile è catastrofica, due
milioni di bambini non dormono a casa, cinque milioni di bambini in età di
studio non vanno a scuola. Ci sono 12 milioni di tossicodipendenti recensiti.
L'alcolismo è diffuso. Il 70% dei giovani non sono arruolabili al sevizio
militare a causa del loro stato fisico. Sono queste le conseguenze dirette
della sconfitta della guerra fredda, sconfitta seguita
dall'occidentalizzazione. Se ciò continua la popolazione del paese scenderà a
50 milioni di abitanti, il totalitarismo democratico sorpasserà in violenza
tutto quello che lo ha preceduto.
In violenza?
La droga, la malnutrizione, l'AIDS sono più efficaci della
violenza della guerra. L'Occidente ha inventato la guerra pacifica. L'Iraq e la
Jugoslavia sono due esempi di risposta sproporzionata e di punizione
collettiva, che l'apparato di propaganda incarica di camuffare come guerre
giuste. L'esercizio della violenza delle vittime contro se stesse è una tecnica
precisa. La controrivoluzione russa del 1985 (salita al potere di Gorbaciov nel
1985 e conseguente Perestrojka, NdT) ne è un esempio. Ma facendo la
guerra alla Jugoslavia, i paesi dell'Europa occidentale se la sono fatta a se
stessi.
Secondo voi la guerra contro la Serbia è stata una guerra
contro l'Europa?
Assolutamente! Esistono in seno all'Europa delle forze
capaci di agire contro l'Europa stessa. La Serbia è stata scelta perché essa
resisteva al rullo compressore mondialista. La Russia può benissimo essere la
prossima, prima della Cina.
Non pensate che gli uomini e le donne possano avere delle
opinioni, votare e sanzionare con il voto?
Prima di tutto la gente già vota poco e continuerà a votare
sempre di meno. Quanto all'opinione pubblica occidentale, essa è ormai
condizionata dai media. Basta vedere l'approvazione di massa alla guerra in
Kosovo. Dunque provate a pensare alla guerra di Spagna! I volontari arrivavano
dal mondo intero per combattere da una parte come dall'altra. Vi ricordate
della guerra in Vietnam? La gente è ormai così condizionata che non reagisce
più se non nel senso voluto dall'apparato di propaganda.
L'URSS e la Jugoslavia erano i paesi più multietnici al
mondo e pertanto sono stati distrutti. Voi vedete un legame fra la distruzione
di paesi multietnici da un lato e la propaganda per la multietnicità
dall'altro?
Il totalitarismo sovietico aveva creato una vera società
multinazionale e multietnica. Sono le democrazie occidentali che hanno fatto
degli sforzi disumani di propaganda, all'epoca della guerra fredda, per
risvegliare i nazionalismi. Perché essi vedevano nella dissoluzione dell'URSS
il miglior modo di distruggerla. Lo stesso meccanismo ha funzionato in
Jugoslavia. La Germania ha sempre voluto la morte della Jugoslavia. Unita, essa
avrebbe potuto essere molto più difficile da vincere. Il sistema occidentale
consiste nel dividere per poter meglio imporre la propria legge a tutte le
parti allo stesso tempo ed ergersi a giudice supremo. Non ci sono ragioni
perché non possa essere applicato anche in Cina. Essa potrebbe essere divisa in
decine di Stati.
Voi dite che la democrazia totalitaria è colonizzatrice. Per
Marx, la colonizzazione era civilizzatrice, perché non lo potrebbe essere anche
lei?
Perché no in effetti? Ma non per tutto il mondo. Guardate il
contributo dei russi! L'Occidente diffidava meno della potenza militare
sovietica che del suo potenziale intellettuale, artistico e sportivo. Perché
vedeva in esso una straordinaria vitalità. Ora questa è la prima cosa da
distruggere nell'avversario. Ed è quello che è stato fatto. La scienza russa
oggi dipende dai finanziamenti americani. E si trova in uno stato pietoso,
perché questi ultimi non hanno alcun interesse a far lavorare i loro
concorrenti. Preferiscono farli lavorare negli Stati Uniti. Il cinema sovietico
è stato esso stesso distrutto e rimpiazzato dal cinema americano. Nella
letteratura è la stessa cosa. La dominazione mondiale si esprime prima di tutto
per i diktat intellettuali o culturali, se preferite. Ecco perché gli americani
sono impegnati da decenni a far abbassare il livello culturale e intellettuale
del mondo: vogliono sottometterlo al loro potere per poter esercitare i loro
diktat.
Ma questa dominazione non sarebbe un bene per l'umanità?
Quelli che vivranno fra dieci generazioni potranno
effettivamente dire se le cose sono state fatte per il bene dell'umanità, per
il loro stesso bene. Ma cosa ne è dei francesi o dei russi oggi? Possiamo
gioire sapendo che il loro avvenire è quello degli indiani d'America? Il
termine "umanità" è un'astrazione… Nella vita reale ci sono i russi,
i cinesi, i francesi, i serbi, eccetera. Ora se le cose continuano come sono
iniziate, i popoli che hanno fatto la nostra civilizzazione, e penso
essenzialmente ai popoli latini, scompariranno. L'Europa occidentale è sommersa
da una marea di stranieri e non è un caso. Non ne abbiamo ancora parlato ma
questo non è stato il frutto del caso né il frutto di un movimento
incontrollabile. Lo scopo è quello di creare una situazione simile a quella
degli Stati Uniti. Sapere che l'umanità diventerà felice ma senza i francesi
non dovrebbe rallegrare i francesi di oggi. Dopo tutto lasciare sulla nostra
terra un numero limitato di gente che vivrebbe come in un paradiso potrebbe
essere un progetto razionale. Essi penserebbero sicuramente che la felicità è
il risultato del divenire storico. No, non è la vita che noi viviamo oggi.
Il sistema sovietico era inefficace. Le società totalitarie
sono condannate all'inefficacia?
Cos'è l'inefficacia? Negli Stati Uniti le somme spese per
dimagrire superano il budget della Russia e pertanto il numero degli obesi
aumenta. E ci sono decine di esempi in questo senso.
Possiamo dire che l'Occidente vive attualmente una
radicalizzazione che porta i germi della sua propria distruzione?
Il nazismo è stato distrutto in una guerra totale. Il
sistema sovietico era giovane e vigoroso. Avrebbe continuato a vivere se non
fosse stato combattuto dall'esterno. I sistemi sociali non si autodistruggono.
Solo una forza esteriore può sconfiggere un sistema sociale, come solo un
ostacolo può impedire a una palla di rotolare. Lo potrei dimostrare come si
dimostra un teorema. Attualmente siamo stati sopraffatti da un paese che
dispone di una superiorità economica e militare schiacciante. Il nuovo ordine
mondiale vuole essere unipolare. Se il governo sovranazionale dovesse arrivare,
senza avere alcun nemico esterno, tale sistema potrebbe esistere fino alla fine
dei tempi. Un uomo solo potrebbe essere distrutto dalle sue proprie malattie.
Ma un gruppo anche ristretto avrebbe la tendenza a sopravvivere, non fosse
altro che per la riproduzione. Immaginatevi un sistema sociale composto da
miliardi di individui!!! Le sue possibilità di far deperire e arrestare i
fenomeni distruttori sarebbero infiniti. Il processo di uniformazione del mondo
non può essere arrestato nell'avvenire prevedibile. Perché il totalitarismo
democratico è l'ultima fase dell'evoluzione della società occidentale.
Evoluzione incominciata con il Rinascimento.
Estratto del libro di Alexander Zinov'ev: "La grande
rupture", ed. L'age d'homme. Intervista realizzata da Victor Loupan a
Monaco nel giugno del 1999, qualche giorno prima del ritorno definitivo di
Zinov'ev in Russia.
Vorrei che fosse chiara una cosa, e molti non sanno farsene una ragione né trattare il fastidioso ingombrante ospite, che il “kathèkon” (o “kathekos”), **qualunque cosa sia** o sia stato o fu, non c’è più.
RispondiEliminaPunto. Si è capito?
A questa situazione che cosa si risponde? E nella situazione reale degli anni 2014-15, nel secondo decennio del XXI° secolo, non nel secolo XX°. Non nel passato, nel presente.