martedì 22 aprile 2014

MARCO LINGUARDO: Thule Italia è l'unica casa editrice libera in Italia!



INTERVISTA A CURA DI: ROBERTO FRANCO

La grottesca (anche perché ineguale e obbediente a regole indecifrabili) censura che l’editoria nazionale ancora attua  nei confronti di opere nate nell’alveo del nazionalsocialismo, o che in qualche modo lo hanno precorso o accompagnato nella sua parabola, crea un vuoto spesso colmato da piccoli editori d’area. La casa editrice Thule Italia, nata dall’omonima associazione culturale pochi anni or sono, è in questo ambito una delle più serie, nonostante la palese partigianeria verso la filosofia politica del Terzo Reich. Filosofia che né la redazione d IDEE IN/OLTRE né io condividiamo nella maniera più assoluta. Abbiamo tuttavia ritenuto, in linea con il carattere libertario del blog, di porre in essere un’intervista a tutto campo ai responsabili delle edizioni, non solo nel merito dei testi, ma anche in quello, controverso e scottante, dell’attualità delle idee.  

1) La vostra casa editrice nasce nel 2007, per pubblicare in italiano opere incentrate su nazionalsocialismo e pensiero völkisch da una prospettiva non ostile. Quali le principali motivazioni di questa scelta?

La sua domanda reca già in sé, parzialmente, la risposta: infatti, definendo la nostra prospettiva “non ostile”, si viene tacitamente ad ammettere l’esistenza del suo esatto contrario. Ciò è per noi intellettualmente inammissibile. La fredda analisi dei documenti ha lasciato troppo a lungo – per una durata pari a circa sei volte quella del Terzo Reich! – il posto alla critica, al livore e all’opinione personale; è giunta l’ora di sostituire all’impulsività della cronaca l’imperturbabilità dello studioso.

 2) Avete incontrato particolari difficoltà durante questo impegnativo percorso editoriale?

Possiamo indicare due ordini di difficoltà: una esterna e una del tutto interna.
La prima è conseguenza dell’“ostilità” di cui alla prima domanda: al famigerato “rogo dei libri” si è semplicemente e democraticamente sostituito il silenzio verso quanto non sia conforme alla parzialità posta a legge d’espressione, complici sia l’idea imperante del supermercato – anche per la cultura –, sia la complessa filiera che dal testo edito conduce alla libreria.
La seconda difficoltà è, invece, completamente interna poiché – grazie tanto a un accurato lavaggio del cervello quanto a una subcultura stranamente tollerata – occorre scardinare oggi un’idea “luciferina” del Nazionalsocialismo anche tra le truppe dei lettori, sulla carta, “non ostili”.

3) Nella sua notevole introduzione ai due volumi dell’opera di Alfred Rosenberg “Il mito del XX secolo”, da voi recentemente terminati di pubblicare, Luca Leonello Rimbotti non sembra prendere minimamente le distanze da quello che fu il pensiero del (probabilmente) più famigerato teorico del razzismo del ‘900. Ritenete che la filosofia razziale del Terzo Reich, che ebbe nell’intellettuale baltico uno dei suoi massimi enunciatori, contenga principi ancora validi per il presente? Se sì, in che veste ed eventuale filiazione?

Se fin qui abbiamo accennato agli ostacoli nella nostra opera, giungiamo con questa domanda a quanto vi è, invece, di positivo. Sicuramente, la libertà. Libertà nel poter pubblicare un libro senza che questo presenti nell’introduzione, nelle note o in qualunque sua parte quei distinguo che sembrano più necessari di un corretto uso della punteggiatura o, persino, del testo stesso. Luca Leonello Rimbotti ha presentato il Mito del XX secolo ai lettori incorniciandone gli aspetti salienti e, nel contempo, preparandoli a incontrare un Platone e uno Schopenhauer, un Meister Eckhart e un Kant, un Wagner e un Goethe. Ricordandone il sottotitolo dell’opera di Rosenberg – «Una valutazione sulle forme della lotta spirituale e anìmica del nostro tempo» –, ha d’un tratto segnato una linea netta: non solo di razza trattasi o, meglio, questa sarebbe soltanto l’esteriore, visibile, risvolto. E anche il più “semplicistico”. Di che cosa, quindi, si tratterebbe se non dei valori dello spirito e dell’anima?! Ecco, perciò, quale potrebbe essere il principio valido per il presente: (ri)scoprire il Mito, ridare Luce al Corpo. Ogni popolo attento al proprio, sia di Mito sia di Corpo! 

4) Tra i regimi, i partiti politici e le derivazioni ideologiche del nostro tempo, quali secondo voi hanno meglio raccolto le eredità delle filosofie völkisch e nazionalsocialista?

Nessuno, perché se da un lato qualsiasi soggetto sarebbe stato perseguitato dalle leggi vigenti raccogliendo tale ingombranti eredità, dall’altro manca una seria conoscenza della stessa da poter considerare valido qualsivoglia accostamento con quanto ha visto il panorama politico dal ’45 a oggi. Per dirla in breve, molto folklore e poco völkisch.

5) Potete parlarmi dei vostri prossimi progetti editoriali?


Di certo proseguire su una doppia rotaia, da una parte procedere con la collana Percorsi della Weltanschauung che ha già visto la divulgazione, oltre che del succitato Mito del XX secolo, di altri importanti volumi documentali. Dall’altra incentivare la pubblicazione per i tipi della neonata collana Alpha, che già conta testi importanti quali, tra gli altri, lo studio scientifico di Thomas Wilson sullo Svastica o la biografia di Houston Stuart Chamberlain su Richard Wagner. Due rotaie per un binario sul quale deve sfrecciare in sicurezza – e conoscenza – il treno della Storia. Questo è il nostro compito, se ci verrà permesso di continuare, cosa che non diamo per scontato.

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