Avvertenza: se ci trovassimo in un paese normale il fatto che un filosofo, un artista, un saltimbanco vada a parlare/suonare/fare lo spogliarello dove è invitato sarebbe verità lapalissiana capace di generare solo un grande sbadiglio.
Poichè così non è e l'incontro Fusaro-Scianca ha scatenato tifo da stadio, minacce, insulti assortiti e dibattiti sui giornali nazionali, anche noi ce ne siamo occupati. Abbiamo esposto ragioni di solidarietà ed anche di critica e solo per questo persino noi abbiamo ricevuto contumelie...
Per dirla semplicemente: si può opporsi alla politica e alla ideologia di Casa Pound? CERTO! Si può criticare le idee e le scelte del filosofo Fusaro? CERTO! Si può dire che non ci piace Marx? CERTO! Si può rivendicare la propria identità antifascista? E' AUSPICABILE!
Il problema - e non è un problema da poco - è che questo paese ha così poca confidenza con le idee che l'unico modo che conosce per combatterle è la censura e la violenza.
Sappiate che in questa maniera le idee avverse non si sconfiggono, ma si rafforzano... Noi non ci presteremo a questo gioco demenziale (Idee In/Oltre)
Intervista a cura di: Davide Gonzaga
Diego Fusaro a
Casa Pound. Perchè Adriano? Perchè Diego? Come è nata
l'iniziativa? Poi cosa è accaduto?
Scianca. Diego
Fusaro a Casa Pound: perché no? Intellettualmente, Fusaro ha
prodotto saggi decisamente stimolanti, è giovane, è preparato, la
volontà di confrontarsi sorge spontanea. Quanto a Marx, è superfluo
sottolineare qui la sua importanza nella storia delle idee e non
solo. Insomma, c’erano tutti i presupposti per una serata
interessante.
Poi è accaduto che
Fusaro è stato criticato, insultato e infine minacciato, sia
pubblicamente che privatamente, da quelli che purtroppo molti –
Diego compreso – continuano a liquidare come “i veri fascisti”,
i “fascisti rossi” ma che invece sono semplicemente degli
antifascisti militanti estremamente conseguenti. Dopo queste
pressioni, Fusaro ha preso la decisione, per me sbagliata umanamente,
politicamente e filosoficamente, di fare un passo indietro. Pazienza.
Fusaro. È
accaduto che Adriano Scianca, con cui sono in contatto da tempo, e
con il quale intrattengo un dialogo aperto e fecondo, mi ha invitato
nella sede di Casa Pound a fare una discussione di Marx, dal titolo
crociano “Cosa è vivo e cosa è morto di Marx?”. Ho subito
accettato l’invito, ringraziando Adriano. Come ho sempre fatto, io
parlo con tutti, senza temere il “contagio”: sono stato da
Rifondazione e dal PD, ma anche presso partiti e gruppi di
orientamento politico opposto. Che c’è di male? Non sono un
politico, ma uno studioso di filosofia. Dove sta scritto che chi
studia filosofia non deve o non può parlare con taluni
interlocutori? Socrate parlava con tutti. E non si sarebbe mai
sognato di rivolgersi al suo interlocutore declinando l’invito al
dialogo. Ché declinare l’invito al dialogo è, appunto, la morte
della filosofia come pratica dialogica veritativa, in cui si
confutano le idee false tramite quelle vere. Non sono mai stato
fascista, né mai lo sarò: ma questo non mi impedisce di dialogare
anche, eventualmente, con chi si definisce tale, a patto naturalmente
che sia disposto a farlo. Ripeto, a Casa Pound mi avevano invitato a
discutere di Marx. Peraltro non ho fatto proprio nulla di innovativo:
è merito di Massimo Cacciari avere aperto, parecchi anni or sono, il
dialogo con la destra. Dialogare con la destra, vuoi anche con quella
più radicale, non significa certo “contagiarsi”: significa, al
contrario, riportare il confronto dal piano delle bastonate di piazza
a quello delle idee, dove socraticamente le idee giuste trionfano e
confutano quelle false. Questo voleva essere il senso del mio
intervento a “Casa Pound”: evidentemente, altri preferiscono che
il confronto resti sul piano delle bastonate di piazza. E chi non
accetta questa logica barbara è, per ciò stesso, etichettato come
fascista in pectore, come pericoloso nemico del popolo che si presta
al dialogo con il mostro… ed è apunto per questo che alcuni gruppo
di sinistra (Contropiano, Antiper) hanno cominciato a scrivere
interminabili articoli contro la mia persona, presentandomi come
eretico e traditore dell’ideale della sinistra antifascista eterna
(Antiper) e addirittura proponendo di risolvere il caso Fusaro con
bastonate e pugni (Contropiano). Al di là di queste minacce
vergognose (si commentano da sé), la cosa che più mi ha infastidito
è che il possibile dialogo con Casa Pound è subito divenuto il
pretesto per l’ennesimo scontro tra fascisti e antifascisti. Non
posso accettare che il mio nome sia il casus belli per gli ennesimi
patetici scontri tra fascisti e antifascisti a sessant’anni dalla
fine del fascismo: scontri che, come sempre ho detto, fanno il gioco
del capitale oggi trionfante. Mentre i giovani fascisti si scontrano
con i giovani antifascisti, le lobby politiche e finanziarie si
sfregano le mani e distruggono i diritti sociali e il diritto al
futuro delle nuove generazioni; tali élites oligarchiche non possono
che essere incredule di vedere le teste pensanti delle nuove
generazioni – nate e cresciute sotto le insegne dell’end of
history – patire in silenzio sulla loro carne viva le conseguenze
scabrose del nomos dell’economia, accettare supinamente la
manipolazione organizzata del consenso e le ideologie logore delle
vecchie generazioni nel frattempo passate al disincantamento. Per
queste ragioni, ho rinunciato all’incontro a Casa Pound, che si era
appunto trasformato nel solito scontro tra rossi e neri, tra
antifascisti e fascisti. Se l’antifascismo negli anni Quaranta era
sacrosanto, oggi esso è solo l’alibi di una sinistra che ha smesso
di essere anticapitalista e deve mantenere la propria identità con
l’antifascismo in assenza di fascismo.
Adriano come
organizzerete la serata di venerdì 21 febbraio?
Scianca. Faremo
lo stesso un bel dibattito sul pensiero di Marx. Chi aveva già
deciso di venire, ora ha un doppio motivo per farlo: parlare di
filosofia e mostrare come non tutti, in Italia, si arrendono alla
logica del ricatto.
Adriano
concentriamoci sul termine dialogo. Dialogo deriva dal greco
dià,
"attraverso" e logos, "discorso". Nel dialogo si
usano le parole per il confronto. Perchè è necessario, se è
necessario, il dialogo?
Scianca.
Dialogo
è una bella parola, ma di questi tempi è divenuto un feticcio
irritante, sa di talk show, è intriso di pensiero debole. Preferisco
la parola “confronto”, che mantiene un carattere agonale. Un po’
come il polemos di cui parla Heidegger, la lotta che lascia essere
entrambi i contendenti.
E
Fusaro cosa poteva portare a Casa Pound, cosa poteva portare Marx a
Casa Pound?
Scianca.
Una
voce dissonante ma stimolante, per riflettere sul presente, sul
pensiero unico liberale e sulla giusta alternativa da opporgli, ma
anche sul passato, se è vero che la stessa biografia mussoliniana è
stata segnata da vari passaggi marxiani, per tacere poi di
personalità come Bombacci. Cosa resta oggi di quei percorsi? Il
tutto, sia chiaro, senza alcuna velleità di “larghe intese
rossobrune”, come negli incubi ricorrenti della sinistra. Sia detto
per inciso, questo timore per l’eterno rossobrunismo andrebbe
indagato psicanaliticamente…
Diego in questi
anni hai affrontato, sulla scorta del continuo e fecondo confronto
con il compianto Costanzo Preve, pensatori che a mio avviso troppo
frettolosamente (ma non casualmente) il mondo universitario, la
stampa mainstream e in particolare la sinistra politica e “culturale”
hanno dimenticato. Mi riferisco in particolare a Hegel e a Marx e
aggiungo pure Fichte. Paradossalmente ma fino a un certo punto tutto
questo ha incuriosito tanti che non provengono da quel mondo e che,
addirittura, mai si sarebbero neppure sognati di leggere una riga di
Marx. Si spiega, in parte, anche così la tua adesione all'invito di
Cpi? In quale senso è necessario, se necessario secondo te,
dialogare?
Fusaro. Come
dicevo, il confronto dev’essere con le idee e – lo ripeto a
beneficio anche dei fini teoreti di Contropiano – non con le
bastonate. Il dialogo deve essere sempre in primo piano: per questo,
sarei addirittura felice di poter fare un dialogo filosofico-politico
anche con quelli di Contropiano, a meno che essi non preferiscano
mantenersi sul terreno delle bastonate. Non so esattamente per quale
motivo Casa Pound mi abbia invitato. Adriano Scianca, su “Libero”,
ha spiegato che mi hanno invitato in quanto “filosofo del momento”:
lo ringrazio, anche se non credo (e non spero) di essere il filosofo
del momento. Non conosco a sufficienza la realtà di Casa Pound per
pronunciarmi. Vi sono sicuramente punti del loro programma che non
condivido. Ma, ripeto, io dialogo con tutti e l’avrei fatto
volentieri anche con loro. Forse – prospetto un’ipotesi, ma
potrebbe essere falsa – Casa Pound era interessata a sentire anche
chi proviene da mondi diversi, con idee diverse e prospettive diverse
(Marx, Gramsci, ecc.). Ho accettato l’invito di “Casa Pound”
per difendere le idee di emancipazione sociale, le stesse per cui
Marx ha combattuto per tutta la vita. Misurarsi dialogicamente con
chi la pensa in modo diverso, vuoi anche opposto, non vuol dire fare
sodalizio o abbandonare la propria posizione. Sono e resterò sempre
per il dialogo. Se si nega il dialogo, si torna al campo della
violenza e delle bastonate. Io, personalmente, preferisco rimanere
nel campo del dialogo. Ciascuno faccia la sua scelta. Se Casa Pound
vuole passare da Evola a Marx e Hegel, buon per loro. Non sta a me
dettare il programma culturale del loro partito.
Adriano in
questi anni ti sei occupato di post moderno, in diverse circostanze
hai citato con intelligenza pensatori come Deleuze, come Zizek, hai
dedicato il tuo ultimo volume a Ezra Pound. Poi Marx. Il pantheon di
Cpi si allarga? Sui muri apparirà anche il barbone di Treviri? Nuovi
maestri da inserire lungo i muri della sede? Qualche maestro da
buttare a mare?
Scianca. I
muri della sede stanno bene così come stanno. I nostri padri
spirituali sono quelli e se qualcuno va aggiunto possiamo
tranquillamente trovarlo su altri lidi. Marx non è mai stato e mai
sarà un nostro punto di riferimento. Resta, tuttavia, un pensatore
che va letto e capito. Fra le altre cose, è anche più interessante
dei pensatori liberali, ha pagine di grande potenza. Ma resta,
inevitabilmente, nell’altro schieramento. È singolare che un
ragionamento così elementare venga spesso frainteso: sì, si può
leggere e apprezzare anche un autore di cui non si condividono le
conclusioni, senza bisogno di falsificarne il pensiero come hanno
fatto loro con Nietzsche e Heidegger.
Diego nel tuo
volume “Essere senza tempo”, fin dal titolo di chiara ascendenza
heidegerriana, ti confronti con pensatori lontani, almeno
apparentemente, dal “cursus honorum” di un allievo di Hegel e
Marx. Mi riferisco a Nietzsche, ad Heidegger, a Severino. Si può
parlare di nuove sintesi? Di nuovi innesti? Di nuovi paradigmi?
Fusaro. Sì,
e anche in “Minima mercatalia. Filosofia e capitalismo” ho dato
ampio spazio ad autori che tradizionalmente vengono detti di
“destra”, ad esempio Schmitt e Gentile (il più grande filosofo
italiano del 900). Dal mio punto di vista, i filosofi non si dividono
in “di destra” o “di sinistra”, ma in intelligenti e non
intelligenti: e, ovviamente, Heidegger, Schmitt e Gentile sono
giganti del pensiero, da cui molto bisogna imparare. Ovviamente
apprendere da Heidegger o da Gentile, per me, non significa
metabolizzarne in toto il pensiero o, peggio ancora, accettare
supinamente tutto ciò che han detto o fatto: al contrario, per dirla
telegraficamente, si tratta per me di assimilare ciò che vi è di
vero in essi all’interno di un quadro teorico che resta stabilmente
incentrato sulla dialettica di Hegel e di Marx e sul progetto di
emancipazione del genere umano pensato trascendentalmente come un
unico soggetto (lo Spirito hegeliano, l’Io fichtiano). Ciò detto,
il fatto che io provenga dalla scuola di Hegel e di Marx, non mi
impedisce di studiare anche Schmitt e Heidegger, metabolizzando molti
spunti del loro pensiero.
Veniamo alle
reazioni. Quelli che a mio avviso, giustamente, Adriano
definisce“commissari politici in sedicesimo” si scatenano. Sul
web (a partire dal sito web Contropiano) e non solo fanno sentire le
loro urla sguaiate. Ve le aspettavate?
Scianca.
Francamente mi stupisco dello stupore, innanzitutto da parte di
Fusaro stesso. Questa non è una degenerazione dell’antifascismo,
questo è l’antifascismo. Fanno così da anni. E finché vedono che
funziona continueranno a fare così.
Fusaro.
Francamente mi aspettavo reazioni da parte di certa sinistra
afflitta da permanente “agorafobia intellettuale”. Non mi
aspettavo, tuttavia, minacce ai danni della mia persona né accuse di
fascismo. L’idiozia non ha confini. Pensare che uno diventi
fascista perché parla coi fascisti è indice o di cattiva fede o di
idiozia cronica. Temo vi sia, a dosi alterne, un misto di entrambe le
cose in chi mi ha ostracizzato come “nemico del popolo”.
Naturalmente è sempre più facile urlare scompostamente che
misurarsi con il dialogo: è questa la via scelta da Contropiano.
Peggio per loro, davvero. Sarebbe stato interessante, invece,
coinvolgerli in un dialogo pacato e sereno. Come già aveva
evidenziato il noto fascista Pasolini (cfr. Scritti corsari,
Garzanti, Milano 1975, pp. 284-285), l’antifascismo archeologico in
assenza di fascismo resta oggi – non meno dell’anticomunismo –
una variante ideologica del pensiero neoliberale: da cui finisce per
essere sempre riassorbito in modo gravitazionale nella forma della
critica di tutte le dittature passate e presenti che non siano quella
– anonima e silenziosa – dei mercati, legittimata per ciò stesso
a sostituire le altre. Quando lo si capirà sarà troppo tardi.
Quando la sinistra uscirà dalla propria fase tolemaica e capirà che
oggi, nel tempo dei nazifascismi fortunatamente estinti, la
contraddizione si chiama capitale, sarà troppo tardi. Quando si
capirà – cosa che era perfettamente chiara al comunista Bordiga
(“il più disgraziato e pernicioso prodotto del fascismo è
l’antifascismo”) – che oggi l’antifascismo è una funzione
ideologica del capitale trionfante? Quest’ultimo usa l’antifascismo
per dirottare la passione della critica sulla contraddizione estinta
(il fascismo) e per rendere invisibile quella presente, il nesso di
forza capitalistico e l’osceno classismo prodotto dal fanatismo
dell’economia. Prova ne è che, per il pensiero unico dominante,
non si può dialogare con “Casa Pound”, ma si può invece farlo
tranquillamente con Mario Monti e con Matteo Renzi! Fermo restando
che per me si dialoga con tutti (al fine di confutare le idee
sbagliate e far emergere quelle vere), non si capisce perché quelli
che negano la possibilità di dialogo con “Casa Pound” accettino
poi che si possa dialogare con i veri “fascisti del nuovo
millennio”, che non sono certo i quattro gatti nostalgici del
regime mussoliniano, bensì le èlites finanziarie e le
multinazionali, le banche e il partito del pensiero unico.
Adriano come ha
reagito il tuo mondo all'iniziativa e alla successiva rinuncia di
Fusaro? Dagli interventi, francamente, accanto a valutazioni
spregiudicate, intelligenti e umanamente comprensibili sembra
talvolta di respirare un clima culturalmente un po' fermo agli schemi
culturali di qualche anno fa. Mi riferisco a Marx e a quello che
immagino essere stato il senso della serata, cioè affrontare con
intelligenza un pensatore che pur non appartenendo ai punti di
riferimenti di un certo mondo politico non deve essere
semplicisticamente messo in soffitta. Mi sbaglio?
Scianca. Il
“mio mondo” è Casa Pound e all’interno di Cpi nessuno ha avuto
difficoltà a comprendere quello che stavamo facendo. Ma anche nel
generico mondo della “destra radicale” non ho visto grandi
perplessità nel capire il senso della serata, che effettivamente era
ed è proprio quello che descrivi: cercare di capire rimanendo se
stessi.
Diego Fusaro.
Torino. 1983.
Laurea in filosofia e storia delle idee nel 2007 con una tesi su Karl Marx.
Ricercatore in Storia della Filosofia presso l'Università San Raffaele di Milano.
Ha pubblicato, tra le altre cose, sempre per Bompiani nel 2009 “Bentornato Marx! Rinascita di un pensiero rivoluzionario”, nel 2010 “Essere senza tempo. Accelerazione della storia e della vita”, nel 2012 “Minima Mercatalia”. Nel 2012 esce anche, questa volta per Cortina, il volume “Coraggio”.
Ospite fisso della trasmissione televisiva “La gabbia” di Gianluigi Paragone da diverso tempo attraversa in lungo e in largo l'Italia per presentare i suoi libri.
Si definisce “allievo indipendente di Hegel, di Marx e di Preve”.
Adriano Scianca.
Orvieto. 1980.
Laurea in filosofia.
Giornalista. Ha collaborato con “Orion”, “Eurasia”, “Il Secolo d'Italia”, “Il Primato Nazionale”, “Il Foglio”, “Libero”.
Scrittore. Nel 2011 esce per Seb “Riprendersi tutto. Le parole di Casa Pound: 40 concetti per una rivoluzione in atto”. Nel 2013 per Zero91 pubblica “Ezra fa il surf”.
Responsabile culturale di Cpi.
Mi sorge il dubbio che Fusaro abbia sopravvalutato le minacce. Il web è pieno di allegri cazzoni di destra e di sinistra che giocano a fare i duri al riparo dello schermo del pc. Anche qualche giudice riceve di continuo minacce ben più serie e credibili, ma non per questo annulla processi e ricerca della verità. Sono d'accordo con Fusaro per il dialogo con tutti, specialmente quando questo viene gentilmente richiesto, ma bisogna anche comprendere certi "sentimenti" che, comunque, sono il diretto prodotto della follia umana ancora viva nella nostra memoria. Ultima considerazione. Dò, a Casa Pound, il merito di aver preso un'iniziativa di portata storica che li eleva di sicuro come uomini, nel loro cammino verso la consapevolezza.
RispondiEliminaCome non quotarti. Finche la "sinistra" italiana non capirà questo punto non andremo da nessuna parte:
RispondiElimina"Mentre i giovani fascisti si scontrano con i giovani antifascisti, le lobby politiche e finanziarie si sfregano le mani e distruggono i diritti sociali e il diritto al futuro delle nuove generazioni; tali élites oligarchiche non possono che essere incredule di vedere le teste pensanti delle nuove generazioni – nate e cresciute sotto le insegne dell’end of history – patire in silenzio sulla loro carne viva le conseguenze scabrose del nomos dell’economia, accettare supinamente la manipolazione organizzata del consenso e le ideologie logore delle vecchie generazioni nel frattempo passate al disincantamento."