Fusaro, ha visto le recenti indiscrezioni su Napolitano? Come le giudica?
«Le giudico malissimo, anche se va detto che è un modo di procedere perfettamente consono allo spirito del tempo. Oggi l’agenda politica è dettata dagli economisti. La politica è la continuazione dell’economia con altri mezzi. Nel 2011 è semplicemente salita al potere una giunta economico-militare di “stalinisti dell’economia”. Così come Stalin compiva crimini seguendo pretese “leggi della storia”, ora gli economisti privatizzano e distruggono popoli in nome delle “leggi dell’economia”. E non mi stupisce che nel 2011 abbia orchestrato tutto Napolitano, che non a caso ha seguito un tempo le “leggi della storia” e oggi quelle dell’economia con la stessa devozione».
La politica, ormai, insegue il responso dei “mercati” in modo quasi oracolare…
«L’economista, oggi, è il diretto successore del teologo. Così come il dogma religioso, anche il responso dell’economista non si può discutere. La politica si è svuotata e riconosce nell’economico l’unica fonte di senso. L’economia impone ormai il suo linguaggio a tutto e tutti, noi oggi siamo parlati dall’economia. Destra e sinistra sono superate perché entrambe ripropongono quello che Gramsci chiamava il “cretinismo economico”. Ma la politica non è amministrazione dell’economico. Lo dice bene Fichte: politica è mediazione fra reale e ideale».
In tutto questo, con i mercati che dettano regole e i politici che fungono da devoti sacerdoti, che ne è della democrazia?
«La democrazia è semplicemente non esistente. Già Marcuse denunciava la nostra “levigata, democratica non libertà”. Oggi non c’è democrazia se non nel senso degli ultimi uomini di Nietzsche, del “si dice” di Heidegger, con il quale “ciascuno è gli altri e nessuno è se stesso”. C’è, certo, il momento del sondaggio elettorale, ma il cui risultato è comunque svuotato di senso dai mercati. Mi fa ridere la sinistra quando, per dirsi democratica, agita la bandiera dell’antifascismo e poi accetta quel vero e proprio Attila che è il mercato».
L’interventismo di Napolitano ha introdotto un presidenzialismo di fatto. Perché non fare questo passo e diventare presidenzialisti a tutti gli effetti?
«Secondo me non risolverebbe nulla, tanto le vere decisioni vengono prese altrove. Il grande problema, oggi, è la sovranità nazionale. Prima va risolta questa questione, poi si può pensare se essere presidenzialisti o meno».
Intanto il Capo dello Stato si è incontrato con Renzi. A proposito, lei che idea si è fatto del sindaco di Firenze?
«Renzi è il vuoto che avanza. È il momento culminante di quello che il mio maestro, Costanzo Preve, chiamava “il serpentone metamorfico Pci-Ds-Pd”. Per dirla con Gaber: il liberalismo è di destra, oggi va bene anche per la sinistra. Da qui questa deriva che ha portato da Carlo Marx alla signora Dandini, da Federico Engels a Roberto Saviano. Per nascondere questo fallimento devono usare l’antifascismo, l’antiberlusconismo, il legalismo… Ora, se Bersani conservava ancora una certa ambiguità, accettando il capitalismo ma conservando un linguaggio da festa dell’Unità degli anni ’60, Renzi adotta direttamente un linguaggio manageriale. È uno che si vanta di non aver mai letto Marx, che non si stanca di dire che il Pd è il partito più europeista, più favorevole ai mercati».
fonte: intervista a cura di Adriano Scianca per http://www.intelligonews.it/fusaro-filosofo-renzi-e-il-vuoto-che-avanza-siamo-al-dominio-dello-stalinismo-economico/
A parte la masturbazione citazionistica, condivido molto di ciò che dice Fusaro; ma equiparare il mercato di oggi alla teologia politica del passato è a mio avviso un errore di valutazione.
RispondiEliminaNel 1948 Tito fu SCOMUNICATO dal Cominform e colui che procedette nella scomunica fu il devoto Togliatti. Il fatto che venga utilizzato un termine normalmente di utilizzo religioso, scomunica appunto, è chiarificatore della spinta teologica all'interno del Cominform come del Comintern o del PCI del PCF o dell'unico vero e grande Partito Comunista, ovviamente quello Sovietico.
Appartenere AL partito, implicava devozione totale verso il grande leader, il quale essendo esso solo un profeta rivolgeva le sue preghiere ai due veri dei dell’ateismo politico, Marx e Lenin; tant’è che Tito fu scomunicato con l’accusa di aver tradito il marxismoleninismo quando si dedicò alla creazione della Federazione Jugoslava, dimostrandosi così troppo eterodosso.
Quello che voglio dire è che la fede nel partito e nei suoi leader, che tante volte ha visto inginocchiare anche l’ormai regnante Napolitiano davanti alle effigi dei suoi santi, è qualcosa di profondo, di radicato, di ortodosso. Le scritture non si mettono in dubbio, o si ha fede o non se ne ha. L’ubbidienza non è questione di cui discutere.
Il mercato al quale i leader di oggi si prostrano, non ti chiede questo, non ne ha bisogno. Napolitano, Renzi, o chi per loro, non hanno la necessità di credere nel mercato, perché obbligati comunque a seguirlo. Se oggi un governo sta in piedi, in Italia come in gran parte del mondo, è per un sistema clientelistico che vede l’accentramento di tutti i poteri in mano alle grande lobby, le quali non hanno bisogno della tua fede per esistere, anzi meno se ne parla meglio è, fanno come fece Keyser Söze, convinse tutti che non esisteva.
Renzi, solo per fare un esempio, è costretto ad assecondare il “volere dei mercati” perché il potere a cui brama è condizionato non dall’andamento delle borse, anche questa gloriosa demistificazione della realtà, ma da coloro che realmente detengono il potere economico che oggi è l’unico che ha un valore.
Adesso, poiché i partiti vivranno unicamente di finanziamenti privati, la democrazia non ha più senso di esistere. Le decisioni non le prenderanno i politici, e neanche gli economisti, ma i nostri principi contemporanei, coloro che grazie a concessioni daranno del potere ad altri che come cani affamati si getteranno sull’osso. Berlusconi potenzialmente era distante da tutto ciò, lui rappresentava già il potere economico, si era dunque solo investito anche di quello politico.
Renzi il potere economico non lo possiede e non lo possiederà mai, quello a cui può aspirare è unicamente il potere politico che ottiene affittando a pochi spiccioli il Ponte Vecchio alla Ferrari.
Non credo che Renzi, sempre e solo per fare un esempio, abbia fede nell’ iperliberismo, ha solo capito che quella è l’unica strada che si può seguire per raggiungere un qualsi tipo di potere, ma se domani cambiasse idea, volesse fare altro, non sarebbe scomunicato, si perderebbe solo nell’ombra.
Il responso dell’economista lo si può discutere e non accettare, ma fondamentalmente non gliene fregherebbe niente a nessuno, quella a cui assistiamo in parlamento e negli altri luoghi della politica è per lo più pantomima. Tutta la nostra esistenza si basa sul consumo e un politico non ha alcuno modo per invertire questa rotta. L’unico modo per riacquistare la democrazia è diminuendo drasticamente i consumi, iniziativa che non può partire dalla politica essendo essa tenuta in vita da coloro che su quei consumi guadagnano; è solo riportando le nostre vite ad un livello di necessità reale e non presunta, che possiamo pensare di invertire la rotta. È indebolendo il sistema economico che questo perderebbe potere politico, e solo a quel punto potremmo pensare di riacquisire il concetto di democrazia, per poi, vi prego, farlo degenerare nuovamente in qualche altra forma di esasperazione, che sia questa ideologica o economica.
Molte osservazioni del commento di qui sopra son condivisibili. Per cui tutte le tirate sulla “democrazia” ed il “popolo” - Carneade? Chi è mai costui? - son viziate alla radice da una vecchia mentalità, fuori epoca.
RispondiEliminaE che in testa ha una passata situazione.
E comunque, il sistema attuale non necessita per nulla di “fede”, qualsiasia cosa si possa intendere con tale termine.