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martedì 25 marzo 2014

La magia dei King Crimson rivive in Italia

29 Marzo 2014: Supercinema, Chieti
30 Marzo 2014: Auditorium Manzoni, Bologna
31 Marzo 2014: Auditorium Verdi, Milano
01 Aprile 2014: Auditorium Parco della Musica, Roma
02 Aprile 2014: Viper Theater, Firenze
Un evento da non perdere per gli amanti del progressive rock: l’opportunità di riascoltare i King Crimson live diventa realtà conThe Crimson ProjeKCt, supergruppo che vede al suo interno tre membri della storica formazione. A dare vita al progetto, che si vale del supporto e dell’approvazione del “vate” Robert Fripp, sono stati infatti il cantante e chitarrista Adrian Belew e il bassistaTony Levin, che si sono uniti ai King Crimson nel 1981, e Pat Mastelotto, batterista nella quinta incarnazione della band a partire dal 1994.A BelewLevin e Mastelotto si aggiungono perThe Crimson ProjeKCt tre collaboratori e musicisti di prim’ordine: Markus Reuter alla touch guitar, il batterista Tobias Ralph e Julie Slick, giovane allieva della School of Rock di Paul Green, al basso. Rivive così la line-up di double trio che aveva contraddistinto l’ultima fase della carriera dei King Crimson dalla metà degli anni ’90 in avanti.
L’appuntamento con The Crimson ProjeKCt è il 2 Aprile al Viper Theatre di Firenze.
Il concerto sarà articolato in tre set distinti:
-       Prima parte (30 min.)
Stick Men Trio (Tony Levin / Pat Mastelotto / Markus Reuter)
La formazione, nata nel 2009, con all’attivo già 4 album e diversi tour mondiali, esplora tutte le possibilità del Chapman Stick, strumento a dodici corde adoperato sia come basso che come chitarra, e propone brani dal proprio repertorio.
-       Seconda parte (30 min.)
Adrian Belew Power Trio (Adrian Belew / Tobias Ralph / Julie Slick)
Il trio si forma nel 2006 dall’incontro del chitarrista con i fratelli Eric e Julie Slick, entrambi allievi della Paul Green’s School of Rock. Il chitarrista rimane impressionato dal talento dei due al punto da assoldarli per la sezione ritmica del suo nuovo progetto. Il gruppo ha pubblicato diversi lavori, tra i quali l’acclamato “E”, e ha intrapreso numerosi tour negli USA, Europa e Australia. Dal 2010, il batterista Tobias Ralph (Joe Bowie’s Defunkt, Screaming Headless Torsos) sostituisce Eric Slick.
-       Terza parte (90 min.)
The Crimson ProjeKCt  (A. Belew / T. Levin / P. Mastelotto / M. Reuter/ Tobias Ralph / Julie Slick)
I sei musicisti insieme sul palco eseguono brani tratti dal repertorio dei King Crimson dal 1981 alla metà degli anni ’90. Le parti di Robert Fripp vengono eseguite da Markus Reuter, che le ha apprese di prima mano proprio da Fripp durante i Guitar Craft tenuti dallo storico fondatore della band tra il ’91 e il ’98.

sabato 4 gennaio 2014

LEONARDO VITTORIO ARENA: La filosofia del non suono




…dunque si irruppe sulla scena dei 60, già allora, con il non suono, un ritmo ginsberghiano scandito dall’om, come quel verso “Strano ora pensare a te, andata senza busto e occhi”. Il kaddhish, il kaddish denunciava un inizio senza tempo, senza spazio. Il non suono, con Ginsberg poi finito nell’alveo dello Zen o solo del Naropa Institute: generazioni che si rincorrono, si cercano. O lo trovammo con i Soft Machine, niente equivoci con Burroughs, seppure…L’organo di Mike Ratledge, suonato con una sola mano, non la sinistra, solo occasionalmente, replicava quello di Hendrix con la stratocaster: il lowrey, pregno di fuzz box, o fine distorsore, rivaleggiava, assoli dove lo spazio tra le note era puntellato, rimaneggiato, sconclusionato persino…Ricordo di un viaggio notturno Urbino/Firenze con ritorno incluso, Cinderella torna prima di mezzanotte, per vedere uno Stockhausen ebbro spaccare la legna sul palco, performance, prima della Mela di Odessa, Stratos &C., dove C. sta per il “mondo intero”.  Sapevamo di Cage, quel poco, da ricordi infantili, déjà vu, che addirittura lo videro alla corte di Buongiorno, non proprio di Crimson King (!), a discettare di micologia o a rispondere a improvvide domande che non erano koan, oh no, John Cage sull’orlo dell’abisso, tra la cultura pop e quei quattro minuti e trentatré secondi che i più dogmatici vorrebbero ricondurre allo zero assoluto, piuttosto che al nonsense, il quale lì parve assumere la sembianza/non sembianza del non suono. Appunto. Nell’eterna diatriba tra suono e silenzio, se la camera anecoica significasse, a turno, di volta in volta, questo e/o quello, ci si convinse, me ne convinsi, che non suono occupa l’intermedio, come Nagarjuna, una scuola dello spazio vuoto che preferirei dire del nudo, con quel che segue, e non poco…Dove il colpo di tosse irride la scala del clavicembalo ben temperato, con buona pace di Bach; Bach non lo ascoltavamo, allora, per quel baluginio di note che faceva a pugni con il sitar di Shankar, o con i tutt’altro che effluvi o diluvi della musica nipponica, il gagaku, con cui peraltro Cage ebbe una storia. L’amusica, come qualcuno disse, meandro del non suono…Senza schematismi, dove ci si fa beffa della polemica schema/non schema, e si faceva risuonare, a turno, il vinile di Terry Riley o Cage, per coglierne un’assonanza, che tornava in Third, monumento al non suono che Robert Wyatt innalzò con Moon in June, che qualcuno audacemente, me, disse migliore canzone del secolo; o era Like a rolling stone, che, con minor mezzi vocali e strumentali, si azzardò pure in certe frontiere, le aprì, nell’improvvisazione della sala d’incisione, approfittando, magari, della momentanea assenza dell’organista (leggi: WC) per far subentrare Al Kooper, che ce ne ha dato il chorus, tre note di Hammond della semplicità del bimbo taoista, la meraviglia di chi scopre il mondo per la prima volta, un chitarrista al B3 (o il C3?). non suono si avventurò nell’audacia di Pink Moon, lascito di un Nick Drake economo, solo chitarra e voce, niente overdubs, a chi non lo capì, e nella sua probabile reincarnazione, nuovo corpo non anima, che è oggi David Sylvian, Died in the Wool, la voce sola, la voce resta così con pochi intermezzi strumentali, la difficoltà di captare il silenzio e lasciarlo andare, il nudo, il nudo di nuovo, grazie a David che non ci abbandona…Nietzsche che legge Cage. Non c’è, non c’è l’intento di elencare, classifica o competizione, singolare o rischioso, il rischio…, di rapportare non suono a qualsiasi cosa non sia Hakuin, il suono di una mano sola, che cercammo, senza trovare, perché i pochi che leggevano nipponico non credettero alla soluzione, non c’è soluzione del koan: potrebbe essere una mano levata in aria, tanto simile al saluto che Heidegger trovò congeniale, per poco o tanto tempo? Non suono nella filosofia che per noi, nei 70, fu la musica, c’era il testo, l’analisi, il metacommento di una chiave di lettura palese, mai celata, la voce di Peter Hammill, protostorica e proto-oltrescientifica, l’evocazione di mondi da Man-Erg, da Killer, ancora, e Hanshan sullo sfondo a rammentarci che non suono è una casa senza porta, una barriera, Wumen in perfetta sintonia? E tutto questo? Tutto questo a sorridere dei nostri sforzi esegetici, non del non suono; se poi se ne ridesse, non potrebbe essere che non suono, proprio come, proprio come…il Tao---