Premesso che
chiunque anche solo incoraggi, per non dire pianifichi, sul nostro territorio
nazionale, azioni che vadano a ledere l’incolumità di persone e cose dev’essere
prontamente messo in condizione di non nuocere da parte degli organi preposti alla
pubblica sicurezza, c’è da chiedersi cosa frulli per la testa di quei politici
che avanzano proposte come quella che segue:
BOLOGNA, 27 AGO - Nelle moschee
emiliano-romagnole si preghi in italiano. E' la proposta di Forza Italia che,
attraverso i consiglieri regionali Gian Guido Bazzoni e Luigi Giuseppe Villani,
ha interrogato sul tema la Giunta. I consiglieri domandano alla Giunta "se
non ritiene di dover attuare iniziative che agevolino la prevenzione ed il
controllo verso i fenomeni di estremismo islamico nel territorio
regionale" e "come valuta l'iniziativa di porre l'obbligo di
proferire in lingua italiana preghiere e discorsi all'interno delle moschee o
comunque dei luoghi dove i credenti musulmani si riuniscono". Inoltre,
"se ritiene di farsi portavoce in Conferenza Stato Regioni della richiesta
al Ministero dell'Interno di aumentare i controlli verso il fanatismo islamico,
specie sui territori regionali dove risulta abbiano maggiore diffusione".
I consiglieri ricordano poi che in provincia di Ravenna, in passato, "si
sono verificati svariati fatti riguardanti l'estremismo islamico che avrebbero
dovuto preoccupare le istituzioni locali riguardo la scarsa attenzione verso
questo pericoloso fenomeno". (ANSA). Y9C-GIO 27-AGO-14 16:44 NNNN
Questo tipo di “preoccupazioni”
non sono certo una novità, inscrivendosi nel clima di paura verso l’Islam
innescato a partire dal fatidico 11 settembre 2001. Il grave pericolo pubblico,
oltre che esterno, dev’essere percepito in tutta la sua mefistofelica perfidia anche all’interno, altrimenti hai voglia a
coinvolgere gli italiani nello “scontro di civiltà”…
Nemmeno è una novità
prendere atto che ogni roboante caso di “terrorismo islamico” in Italia sin qui
agitato s’è poi limitato agli scoppiettii mediatici, com’è documentato
oltremisura dal volume dell’avv. Corbucci Il terrorismo islamico. Falsità e
mistificazione. Ma si può pretendere che un parlamentare o un consigliere
regionale si prendano la briga di consultare un’opera di quasi duemila pagine?
Ma adesso, “il caso” lo si
costruisce preventivamente, insinuando il dubbio su chissà quali mostruosità
verranno proferite alle nostre ignare spalle, ogni venerdì, da quei predicatori
barbuti malintenzionati e fuori controllo.
D’altra parte, l’immigrazione
di massa, buona parte della quale è costituita da individui di fede islamica,
ce l’hanno imposta con ogni mezzo gli stessi (di destra, di centro e di
sinistra) che ora gridano “al lupo al lupo”. Quindi, se non volevano perdere il
sonno al pensiero di chissà quali trame vengono ordite nelle “moschee”
(perlopiù locali inadeguati adattati allo scopo) non avevano altro da fare che
non accodarsi alla versione unica che non prevede alcun dissenso verso
l’inevitabile esito della “società multietnica”.
Ma se vogliamo introdurre
qualche elemento “specialistico” (che ovviamente non verrà minimamente
considerato dai nostri “rappresentanti istituzionali”) c’è da dire che è una
follia pura e semplice affermare che la preghiera in moschea debba essere recitata
in Italiano. Questo perché, da quando esiste la religione dell’Islam, la
preghiera, dal Marocco all’Indonesia, si recita in Arabo, dato che l’Arabo è la
lingua della rivelazione coranica (già solo la traduzione in altre lingue del
Corano pone seri problemi d’ordine “teologico”, o meglio “operativo” nel senso
che questo termine riveste nell’ambito della ricerca spirituale a fini
“realizzativi”).
So benissimo si scrivere
cose arcinote a chi mi segue abitualmente ed ha dimestichezza con un approccio
“tradizionale”, ma spero ancora ingenuamente che qualchedun altro, nelle
“stanze dei bottoni”, possa aprire gli occhi su alcune fesserie senza capo né
coda rimbalzate dalle agenzie.
D’altronde, a meno che
alla fine s’intenda dichiarare anche il Corano un “manuale terroristico” (e
poi, a seguire, anche tutti gli altri
testi sacri che certamente non tessono le lodi della “modernità” e dei “nostri
valori occidentali”!), si può ancora scusare la confusione tra la preghiera
vera e propria ed il sermone del venerdì (khutba) che la precede (di
regola dovrebbe seguirla, ma in Italia, per ragioni legate agli orari di lavoro
della maggioranza dei fedeli musulmani, il sermone precede la preghiera).
Oltretutto, bisognerebbe
anche sapere che il sermone è da considerare parte integrante della preghiera
del venerdì, tant’è vero che la normale preghiera del mezzodì (zhuhr) consta
di quattro unità di preghiera (rak‘ât), mentre quella del venerdì di
due, il sermone assumendo il valore delle due ‘mancanti’.
Ma qui mi rendo conto di
scrivere cose incomprensibili per quelli che spero di far ravvedere un minimo.
Dunque, stabilito che per
le sûre coraniche da recitare nella preghiera vera e propria non si può
prescindere dall’Arabo, da sempre ed in ogni luogo (non sono ammirati i “tradizionalisti
cattolici”?), si potrebbe fare qualcosa al riguardo della khutba, giusto
per par intendere definitivamente che nel 99,99% dei casi – giusto per
concedere il beneficio del dubbio - non c’è nulla nascondere.
Figuriamoci infatti se in
un luogo che di questi tempi calamita ogni sorta di agente delatore ci si possa
lasciar andare ad affermazioni che configurano un pericolo per l’intera
comunità. Sarebbe semplicemente da pazzi irresponsabili, ed infatti quelle
volte che (forse) è successo, il predicatore in questione è finito
immediatamente “attenzionato”.
Se poi l’esito di certo
“incendiari sermoni” dovesse essere l’arruolamento nella cosiddetta “guerra
santa” contro gli stessi obiettivi strategici della Nato, non si capisce
davvero dove starebbe il problema! Ben vengano questi personaggi: non è vero
cari amici del “partito americano”?
Ma non si speri di vivere
in un’epoca governata dalla logica, perché, anzi, si divertono a strapazzarci
con ogni sorta di sollecitazione in un senso o nell’altro, onde disorientarci e
non farci capire praticamente più nulla.
Ed uno che non ci capisce
più nulla alla fine s’affiderà a chi gli fornirà una spiegazione chiara,
lineare e alla portata delle sue limitate capacità.
Perché non ci vorrebbe
molto ad avanzare proposte sensate come questa: sermone nella lingua della
maggioranza dei frequentatori della tal moschea (mica sono tutti arabofoni) e
relativa traduzione in Italiano.
Sempre che, beninteso,
essa vada a beneficio di fedeli italofoni, altrimenti non è detto che
l’Italiano benefici, per esempio, una minoranza di senegalesi in una moschea a
maggioranza marocchina.
Altrimenti il sospetto è
che il sermone in Italiano serva solo a facilitare il lavoro di spie che, alla
faccia della “spending review”, potrebbero essere utilizzate con maggior
costrutto altrove.
E poi, chi dovrebbe
fornire, in ogni moschea, un abile interprete simultaneo? Non si farebbe prima,
se davvero siamo in pericolo, a stabilire l’obbligo della consegna di una
registrazione del sermone alle autorità competenti? Così si darebbe un po’ di
lavoro a tanti laureati in Lingue disoccupati cronici.
Stabilito poi il principio
della pericolosità di tutto ciò che viene dichiarato in luogo pubblico, di
culto e non, in lingue diverse dall’Italiano, non sarebbe il caso di procurarsi
il testo di alcuni conciliaboli che si tengono all’interno di alcune ambasciate
di paesi “alleati”?
A maggior ragione dopo la
scoperta che praticamente tutti i telefoni dei “nostri” capi di Stato e Primi
ministri sono sotto il loro controllo. Il che, se permettete, mi pare un tantino
più preoccupante dei sermoni nelle moschee.
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