Un fatto di
scarsa rilevanza ma significativo dell’attuale clima da “crisi” è accaduto a
Piacenza, dove, stando a quanto riportato da alcuni
giornali, il sindaco (del Pd) e l’assessore all’Istruzione, hanno
deciso di sostituire, nelle locali scuole d’infanzia, le due merende di metà
mattina e metà pomeriggio con della frutta. Ciò consente un risparmio di 40mila
euro annui - affermano dal municipio - in nome della “revisione di spesa” (la “Spending
Review”, ndr) che tutti, dallo Stato ai condomini, si affannano a
rincorrere operando i “tagli” necessari per restare dentro i famosi ed
assillanti parametri e limiti di spesa.
Qui non
vogliamo entrare nel merito della politica piacentina perché non la conosciamo
(tutti i partiti si faranno scudo dei bambini per inscenare la solita
pretestuosa ed inconcludente polemica), ma una questione va sollevata perché è
d’interesse generale.
Se la frutta
va a sostituire le famigerate merendine, o comunque alimenti ricchi di
carboidrati, grassi idrogenati e zuccheri, ciò non può che essere considerato
positivamente.
I nostri
bambini, intortati dalla pubblicità e mal educati dai genitori, s’ingozzano
com’è noto di schifezze che in diversi casi provocano in essi un’obesità
davvero ingiustificabile. La frutta – e specialmente quella consumata fuori dai
pasti – fa bene, anzi benissimo. Punto e basta.
Senza
arrivare agli estremismi dei “fruttariani”, tutti quanti dovremmo consumare
diverse porzioni di frutta al giorno, possibilmente di stagione e biologica,
per stare in salute.
Lo sanno
benissimo dove sono “più indietro” di noi. In un Paese del Medio Oriente,
ospite d’un convegno, m’è capitato di trovare, ad ogni intervallo e con mia
grande sorpresa, delle montagne di frutta d’ogni genere. Persino all’aeroporto
i convenuti erano stati deliziati da un buffet a base di frutta.
Poi si può
discutere di tutto il resto. Che il provvedimento non venga preso a scopi
salutistici; che si potrebbe “tagliare” altrove; che altri disservizi del
sistema scolastico non vengono affrontati eccetera.
Ma la si
smetta di trovare sempre un motivo per far polemica, anche quando – quasi
sicuramente per scopi che esulano da una consapevolezza di come si dovrebbe
vivere sanamente – il risultato di un provvedimento in “tempo di crisi” va,
provvidenzialmente, nella direzione giusta.
Poi, a costo
di diventare ossessivo, è opportuno ribadire che se “non ci sono i soldi”, di
questo dobbiamo ringraziare chi ci ha progressivamente rinchiuso nella “gabbia”
del cosiddetto debito, di cui l’euro – come abbiamo avuto modo di dire recensendo
l’ultimo libro di Claudio Moffa – è lo strumento principale.
Ma non ci
s’illuda che, mentre i politici “nazionali” fanno notoriamente orecchie da
mercante (o non capiscono un tubo), quelli locali prendano atto del problema
dei problemi. Continueranno a bisticciare per la “merendina”, ché quello è il
loro orizzonte mentale oltre il quale altro non concepiscono.
Che dire,
siamo alla frutta, senz’altro, ma almeno i bambini delle scuole dell’infanzia
di Piacenza, anche grazie alla “crisi”, mangeranno più sano.
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