Sin dagli albori della civiltà l'uomo,animale
politico-comunitario,razionale e normativo per eccellenza, ha sempre nutrito
l'esigenza di manifestare il proprio pensiero all'altro , che potesse essere o
"prossimo" nell'accezione cristiana della persona più vicina che
ascolta e recepisce le idee altrui accogliendo queste ed il suo concepitore
nella grande famiglia del genere umano universalisticamente inteso;oppure che
(potesse) essere un semplice interlocutore cui rivolgere la parola al fine di
confrontarsi con questi e preservare il dialogo instaurato con incontri
costanti e costruttivi.
A ben riflettere, l'attività comunicativa è
contemporaneamente semplice e estremamente complessa, in quanto è facile
riportare liberamente la propria opinione senza che questa sia oggetto di
silenziamento o non considerazione ma, allo stesso tempo-ecco-risulta essere
molto difficile avviare la comunicazione con un proprio pari se questi è restio
ad intraprenderla realmente pensando che ciò che da esprimere sia di gran lunga
superiore rispetto alle nostre riflessioni(infatti, come sostiene l'antico
adagio latino:"contra negantem principia non est disputandum").
Trasferendoci idealmente e cronologicamente
nell'antichità classica,assumendo come modello la Grecia delle poleis dove la
Filosofia e la Comunità fungevano da poteri frenanti(in greco katechon)
rispetto alla sfrenatezza dei costumi ed alla metafisica dell'illimitatezza,
basti pensare al ruolo forte ed essenziale ricoperto dal dialogo, attività che
pone in relazione due soggetti conoscenti che, spassionatamente, danno vita ad
un intercambio di cambio e, operando in tal modo, consentono alla fiamma della
conoscenza di divampare, come ebbe a sostenere il primo è più grande allievo
del maestro Socrate, il filosofo idealista Platone che, proprio grazie a quello
che è divenuto un anche un genere letterario . è riuscito a riscuotere enorme
successo non soltanto presso il pubblico ateniese del suo tempo ma anche e
soprattutto presso il pubblico di lettori postmoderni-contemporanei.
Dopo questa brevissima allusione al mondo
antico, si può ritornare al tempo di cui siamo abitatori, in cui la
comunicazione globale sta andando incontro ad un duplice e progressivo processo
di massima evoluzione e diversificazione da un lato(sistemi di messaggistica
istantanea, social networks, telefonia, mass-media) consentendo, dunque, alla
quasi totalità degli oltre sei miliardi di abitanti della Terra di poter
sfruttare le nuove tecnologie digitali e, in questo modo, tenere aperte più
finestre sul mondo, intraprendendo la conoscenza di centinaia di
"amici" virtuali" e non senza aver bisogno necessariamente di
avere il piacere immenso di sentire la loro voce dal vivo;dall'altro, parliamo
di un dinamica di svuotamento integrale di senso, declino e compressione entro l'angusto spazio della
virtualità-complemento immancabile della "società liquida"(Bauman),
in cui nulla è stabile ma tutto è precario, proprio come il moto dei liquidi o
di lettere scritte sulla sabbia.
Forse, è questo il fenomeno sociale più
inquietante degli ultimi dieci anni, periodo a partire dal quale le relazioni
socio-umane sono letteralmente scadute a causa dei nostri frenetici stili di
vita(in questo il cosiddetto "American way of life" ha influito
enormemente), della tecnologia avanzatissima e della velocizzazione dei ritmi
che c'impediscono di possedere il tempo necessario per poter dialogare con
l'altro;difatti, è necessario riconoscera dialetticamente la perfetta
connessione tra identità individuale ed alterità, concependo l'altro, appunto,
come elemento imprescindibile e complementare per la nostra stessa esistenza.
In conclusione, quindi, si può affermare che
al giorno d'oggi , occorre più che mai correre ai ripari , proponendo un valido
modello di autentici rapporti umani fondati sul dialogo , in cui due o più
partecipanti siano disposti ad accettarsi vicendevolmente, a mostrarsi
sinceramente, a manifestare la propria essenza comunitaria , cooperativa e
solidale, non precipitando irrimediabilmente nella trappola assai opprimente
del relativismo nichilistico,dell'atomismo sociale e dell'ideologia
differenzialistica che oppone uomo e donna,vere e proprie forme di negazione
integrale di quel dialogo veritativo , libero, critico ed autentico che la
Filosofia e, forse ancor di più la religione, possono offrire agli attori umani
che, nel loro avvicinamento e nella forte cultura dell'incontro, possono
concorrere alla trasformazione radicale, prassistica se si vuole,
dell'esistente e, di conseguenza, al dispiegamento di quelle potenzialità
ontologiche che l'Uomo possiede in quanto "zoon
politikón"(Aristotele) e "essere sociale"(Lukács).
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