giovedì 6 febbraio 2014

Alexander Zinov'ev: “Nessuna rivolta è possibile contro una banca”



Introduzione e traduzione a cura di: Marco Pighin



Dopo la crisi politica è sopravvenuta quella spirituale che esige una profonda e
attenta riflessione, un approfondimento, un'autoverifica, un'autocritica. Se la società
russa è ancora viva e vitale, se contiene in sé i germi del futuro, questa vitalità deve
manifestarsi prima di tutto e più di tutto nella prontezza e nella capacità di imparare
dalla storia. (…) Riflettendo su ciò che abbiamo passato negli ultimi anni,
non si può vedere in tutto ciò una casualità storica o solo un gioco di forze elementari.
Qui è stato pronunciato un giudizio storico, è stata fatta una valutazione
da vari partecipanti del dramma storico, sono state tirate le somme d'un'intera
epoca storica.
Sergej Bulgakov, L'eroe laico e l'asceta, Vechi.

Giorni fa, durante una discussione su internet con alcuni amici e colleghi in merito alla drammatica situazione in Ucraina, Alexander Latsa, giornalista francese indipendente che vive a Mosca, mi ha passato un'intervista che Alexander Zinov'ev rilasciò nel 1999, giusto pochi giorni prima di rientrare definitivamente in Russia dopo un lungo esilio in Occidente.

Zinov'ev fu filosofo, logico e scrittore sovietico. Visse sulla propria pelle tutto l'arco storico che condusse il mondo dallo scontro frontale fra le due ideologie dominanti - quella capitalista e quella comunista - durante la guerra fredda, alla fase yeltsiniana nella quale il dominio unipolare americano sembrava non avere rivali sul piano geopolitico planetario, fino alla fase di rivincita nazional-sovranista russa, iniziata con la comparsa del presidente Putin sulla scena politico-internazionale.

Zinov'ev morì a Mosca nel 2006. Dopo aver passato più di vent'anni in Occidente ed essere stato una delle figure di spicco dell'intelligencija sovietica dissidente, dedicò il suo lavoro ad una critica radicale della società occidentale, percepita da lui come una minaccia senza precedenti per l'umanità. Ritengo che Zinov'ev sia stato uno degli intellettuali più importanti del nostro tempo e che leggerlo rappresenti oggi un dovere per chi vuole comprendere il difficile stato di salute della contemporaneità.

Per undici anni ho viaggiato ininterrottamente lavorando come fotografo nell'ex spazio sovietico, documentando i cambiamenti socio-culturali in atto in questa parte di mondo. Capire la Russia, o almeno cercare di farlo, mi ha trasformato come persona e mi ha dato la possibilità di comprendere meglio il tempo in cui vivo, le sue dinamiche, le sue contraddizioni e sopratutto la natura delle forze in gioco oggi, quelle stesse forze che plasmano e condizionano il nostro presente e che ognuno di noi deve conoscere se è veramente interessato a percorrere un cammino verso la libertà.

Provo sempre una profonda vergogna e una grande rabbia nel vedere come i miei connazionali e, in generale, molti occidentali guardano alla Russia. In quella parte di mondo oppressa dalla dittatura del "politicamente corretto" e dei fasulli diritti civili e umani, si ignora e si continua ad ignorare l'importanza di una corretta conoscenza ed interpretazione della storia degli ultimi trent'anni, cioè di quegli anni in cui si è progressivamente imposta al mondo la presunta universalità dei valori occidentali. In realtà, si sa che non c'è niente di universale sotto il sole se non il sacrosanto diritto alla difesa delle fertili differenze.

La Russia viene spesso dipinta come una minaccia, come un mostro asiatico capace solo di generare barbarie e autocrazie, come l'eterno nemico della civiltà europea. Niente di più falso. Oggi è la russofobia a rappresentare la più grande minaccia alla pace ed alla prosperità dei popoli europei. Prova di ciò è anche il tentativo di colpo di Stato in Ucraina, spacciato dalla propaganda mediatica occidentale come una rivolta democratica. Esso è, in realtà, opera funzionale all'atlantismo, interessato a piazzare armamenti a due passi dal confine russo.

L'importanza della Russia, ieri come oggi, è rappresentata dalla sua natura di asse geopolitico della storia, asse da sempre vittima della volontà di accerchiamento strategico tipica sopratutto dell'Impero commerciale britannico ieri e della NATO e dei suoi sudditi oggi. In sintesi, l'eterna lotta del Mare contro la Terra, per riprendere Carl Schmitt.

La Russia incarna la natura di "Katéchon" geostrategico che frena l'avanzata della volontà di dominazione globale mondialista. Inoltre, con la sua brillante politica estera e la lungimirante rivoluzione conservatrice promossa da Putin, la Russia è attualmente il vero garante della multipolarità a livello geopolitico, in aperto contrasto all'orrenda avanzata della barbarie liberale sul piano sociale e culturale.

Nell'intervista che ho tradotto e che vi propongo, Zinov'ev ci spiega, con la sua magistrale interpretazione, non solo quello che è successo dieci, venti o trent'anni fa, ma sopratutto quello che sta succedendo oggi in casa nostra. Penso, in particolare, agli sconcertanti fatti avvenuti di recente in Italia, dove l'oligarchia internazionale sembra essere venuta chiaramente allo scoperto per cancellare definitivamente la democrazia e gli interessi del popolo.

In merito al processo di mondializzazione e di distruzione degli Stati e delle identità nazionali, Zinov'ev aveva previsto e capito tutto. Penso quindi che la lettura di questa sua intervista possa giovare a molti.

Buona lettura, anzi buon ascolto.






L'intervista è stata ripubblicata nel 2006 alla morte dello scrittore russo sul sito "Dissonance", gestito dallo stesso Latsa. Il sito ha l'obiettivo di offrire un altro sguardo sulla Russia. http://alexandrelatsa.ru/2008/01/la-grande-rupture-analyse-de-la-supra-societe-globale/


Con quali sentimenti rientrate in Russia dopo un esilio così lungo?

Con il sentimento di aver lasciato una potenza rispettata, forte, e con il timore di ritrovare un paese vinto, in rovina. A differenza di altri, io non avrei mai lasciato l'URSS se mi fosse stata lasciata la scelta. L'emigrazione è stata una vera punizione.

Pertanto qui in Occidente siete stato accolto a braccia aperte!

E' vero...ma malgrado l'accoglienza trionfale e il successo mondiale dei miei libri, non mi sono mai sentito a casa mia qui…

Dopo il crollo del sistema comunista, il sistema occidentale è diventato il vostro principale soggetto di studio? Perché?

Perché quello che avevo detto è successo: il crollo del comunismo si è trasformato nel crollo della Russia. La Russia e il comunismo formavano una sola ed unica cosa.

La lotta contro il comunismo era una copertura per una lotta contro la Russia?

Assolutamente. La catastrofe russa è stata voluta e programmata qui in Occidente. Lo dico perché per un periodo sono stato un iniziato. Ho letto documenti, ho partecipato a studi che sotto la copertura di combattere un'ideologia, preparavano la morte della Russia. E questo mi è diventato insopportabile fino al punto che non posso più vivere dalla parte di coloro che vogliono distruggere il mio paese e il mio popolo. L'Occidente non è qualcosa di estraneo per me, ma una potenza nemica.

Siete diventato un patriota?

Il patriottismo non mi riguarda, non è un mio problema. Ho ricevuto un'educazione internazionalista e gli sono rimasto fedele. Non posso dire se amo o non amo i russi. Ma io appartengo a questo popolo e a questo paese. Ne faccio parte. I problemi attuali del mio popolo sono tali che non posso più continuare a contemplarli da lontano. La brutalità della mondializzazione mette in evidenza delle cose inaccettabili.

I dissidenti sovietici però parlavano come se la loro patria fosse stata la democrazia e il loro popolo i diritti umani. Adesso che questo modo di vedere è diventato quello dominante in Occidente, voi sembrate combatterlo. Non è contraddittorio?

Durante la guerra fredda, la democrazia era un'arma diretta contro il comunismo, ma essa aveva il vantaggio di esistere. D'altronde oggi vediamo che l'epoca della guerra fredda è stata un punto culminante della storia dell'Occidente. Un benessere senza precedenti, uno straordinario progresso sociale, enormi scoperte scientifiche e tecniche, tutto c'era! Ma l'Occidente si modificava quasi impercettibilmente. La timida integrazione dei paesi sviluppati allora cominciava e costituiva le premesse della mondializzazione dell'economia e della globalizzazione del potere alle quali assistiamo oggi. Un'integrazione può essere generosa, positiva se essa risponde per esempio al desiderio legittimo delle nazioni di unirsi. Ma questa forma di integrazione è stata fin dall'inizio pensata in termini di strutture verticali, dominate da un potere sovranazionale. Senza il successo della controrivoluzione russa, non sarebbe stato possibile lanciarsi verso la mondializzazione.

Il ruolo di Gorbaciov, dunque, non è stato positivo?

Io non penso in questi termini. Contrariamente all'idea comunemente accettata, il comunismo non è crollato per ragioni interne. La sua caduta è stata la più grande vittoria della storia dell'Occidente. Una vittoria colossale che, lo ripeto, ha permesso l'instaurazione di un potere planetario. Ma la fine del comunismo ha anche significato la fine della democrazia, la nostra epoca, oggi, non è solo post-comunista, ma è anche post-democratica. Noi oggi assistiamo all'instaurazione di un totalitarismo democratico, o se preferite all'instaurazione della democrazia totalitaria.

Non è un po' assurdo?

Per niente. La democrazia sottintende il pluralismo e il pluralismo suppone l'opposizione di almeno due forze più o meno pari. Forze che si combattono ma che allo stesso tempo si influenzano a vicenda; c'era al tempo della guerra fredda, una democrazia mondiale, un pluralismo globale in seno al quale coabitavano e coesistevano il sistema capitalista e il sistema comunista, e pure una struttura più o meno viva come quella dei paesi non allineati. Il totalitarismo comunista era sensibile alle critiche che venivano dall'Occidente, il quale subiva allo stesso tempo l'influenza del comunismo attraverso l'esistenza dei partiti comunisti. Oggi noi viviamo in un mondo dominato da un'unica ideologia, portata avanti dal partito unico mondialista, un fatto unico. La creazione di quest’ultimo è cominciata all'epoca della guerra fredda, quando delle strutture transnazionali si sono messe all'opera nelle forme più diverse: media, società bancarie, società commerciali… Nonostante i loro differenti settori di attività queste forze erano unite dalla loro natura sovranazionale. Con la caduta del comunismo, esse si sono ritrovate al comando del mondo. I paesi occidentali sono dunque dominatori, ma anche dominati perché perdono progressivamente la loro sovranità a favore di quella che io chiamo la "sovra-società" (supra-société).
Essa è costituita da imprese commerciali e non commerciali con una zona d'influenza che supera le nazioni. I paesi occidentali sono sottomessi come gli altri al controllo di queste strutture non nazionali… Ora la sovranità nazionale è una parte considerabile e costituente del pluralismo, dunque della democrazia in tutto il pianeta. L'integrazione europea che si svolge sotto i nostri occhi sta provocando la scomparsa del pluralismo in questo conglomerato, a favore di un potere sovranazionale.

Ma voi non pensate che la Francia o la Germania continueranno ad essere dei paesi democratici?

I paesi occidentali hanno conosciuto una vera democrazia all'epoca della guerra fredda. I partiti politici avevano delle vere differenze ideologiche e dei programmi politici diversi. Gli organi di stampa avevano anche loro delle marcate differenze. Tutto questo influenzava la vita delle persone, contribuiva al loro benessere. Ora è tutto finito. Perché il capitalismo democratico e prospero, quello delle leggi sociali e delle garanzie sul lavoro, doveva molto alla minaccia comunista. Il grande attacco ai diritti sociali nell'Ovest è cominciato con la caduta del comunismo all'Est. Oggi i socialisti al potere nella maggior parte dei paesi europei svolgono una politica di smantellamento sociale di tutto ciò che c'era di giustamente socialista nei paesi capitalisti. Non esistono più in Occidente delle forze politiche capaci di difendere gli umili. L'esistenza dei partiti politici è puramente formale. Le loro differenze spariscono ogni giorno. […] La democrazia tende a sparire dall'organizzazione sociale occidentale. Questa super-struttura non democratica dà gli ordini, sanziona, bombarda e affama. Anche Clinton si conforma ad essa. Il totalitarismo finanziario ha sottomesso i poteri politici. Il totalitarismo finanziario è freddo. Non conosce né la pietà né i sentimenti. Le dittature politiche fanno pena a confronto di questo totalitarismo. Una certa resistenza era possibile anche nelle più dure dittature, nessuna rivolta è possibile contro una banca.

E la rivoluzione?

Il totalitarismo democratico e la dittatura finanziaria escludono la rivolta sociale.

Perché?

Perché riescono ad unire la più potente brutalità militare e lo strangolamento finanziario planetario. Tutte le rivoluzioni hanno beneficiato del sostegno venuto dall'esterno, oggi è ormai impossibile vista l'assenza di paesi sovrani. In più la classe operaia è stata rimpiazzata dalla classe dei disoccupati, che sta in basso nella scala sociale. Ora che vuole un disoccupato? Un lavoro. Essi sono in una situazione di debolezza, contrariamente alla classe operaia del passato.

Tutti i sistemi occidentali avevano un'ideologia. Quale è oggi l'ideologia di questa nuova società che voi chiamate post-democratica?

Viviamo in un'epoca post-ideologica e in realtà la sovra-ideologia del mondo occidentale diffusa nel corso degli ultimi vent'anni è molto più forte dell'ideologia comunista o nazionalsocialista. Il cittadino occidentale è molto più inebetito di quanto non lo fosse il cittadino medio sovietico sotto la propaganda comunista. Nel campo ideologico l'idea conta meno che i meccanismi della sua diffusione. Ora la potenza della diffusione dei media occidentali è enorme. […] Basta che la decisione sia presa per stigmatizzare un Karadzic o un Milosevic e via, una macchina di propaganda planetaria si mette in marcia. Quando bisognerebbe giudicare i dirigenti occidentali per la violazione di tutte le regole dei diritti esistenti….. La maggioranza dei cittadini occidentali è persuasa che la guerra contro la Serbia sia giusta. […] L'ideologia occidentale combina e fa convergere le idee in funzione dei suoi bisogni. Una di queste idee è che i valori e gli stili di vita occidentali sono superiori agli altri. Cercate di convincere un americano medio che la Russia sta morendo, non ci crederanno e continueranno ad affermare che i valori occidentali sono universali, applicando quindi uno dei vecchi principi del dogmatismo ideologico. I teorici, i media, i dirigenti sono persuasi di avere ragione e che l'uomo occidentale, portatore di questi valori, è un nuovo superuomo.

Quale è l'idea madre di questa ideologia dominante in Occidente?

È il mondialismo, la globalizzazione anche detta dominazione mondiale. E siccome questa idea è molto antipatica viene camuffata sotto il discorso più vago e generico di unificazione planetaria e di unificazione in un mondo integrato. È la vecchia maschera sovietica della "amicizia fra i popoli", destinata a coprire l'espansionismo. In realtà, attualmente l'Occidente procede a un cambiamento della struttura su scala planetaria. Da un lato domina il mondo dalla testa ai piedi, dall'altro si organizza esso stesso in maniera verticale con un potere sovranazionale in cima alla piramide.

Un governo mondiale?

Se volete, sì, è così.

Questo non è essere un po' vittima della teoria del complotto?

Ma quale complotto? Non c'è nessun complotto. Il governo mondiale è diretto dai governanti delle strutture sovranazionali, commerciali, finanziarie e da altre conosciute da tutti. Secondo i miei calcoli più o meno 50 milioni di persone fanno già parte di questa sovra-società che dirige il mondo. Gli Stati Uniti ne sono la metropoli. I paesi dell'Europa occidentale e certi draghi asiatici la base. Gli altri sono dominati attraverso una dura "gradazione" economico-finanziaria. Questa è la realtà. La propaganda dice che un governo mondiale, controllato da un parlamento mondiale sarebbe augurabile e che il mondo è una grande fratellanza. Questi non sono che dei nonsensi destinati alla popolazione. I totalitarismi del ventesimo secolo sono stati estremamente violenti. Non si può dire lo stesso della democrazia occidentale. Non sono i metodi ma i risultati che contano. I russi hanno perso venti milioni di persone e hanno avuto delle consistenti distruzioni combattendo la Germania nazista. Dopo la guerra fredda, senza bombe né cannoni, le sue perdite sono state su tutti i piani molto più consistenti: perdita di dieci anni nella speranza di vita, la mortalità infantile è catastrofica, due milioni di bambini non dormono a casa, cinque milioni di bambini in età di studio non vanno a scuola. Ci sono 12 milioni di tossicodipendenti recensiti. L'alcolismo è diffuso. Il 70% dei giovani non sono arruolabili al sevizio militare a causa del loro stato fisico. Sono queste le conseguenze dirette della sconfitta della guerra fredda, sconfitta seguita dall'occidentalizzazione. Se ciò continua la popolazione del paese scenderà a 50 milioni di abitanti, il totalitarismo democratico sorpasserà in violenza tutto quello che lo ha preceduto.

In violenza?

La droga, la malnutrizione, l'AIDS sono più efficaci della violenza della guerra. L'Occidente ha inventato la guerra pacifica. L'Iraq e la Jugoslavia sono due esempi di risposta sproporzionata e di punizione collettiva, che l'apparato di propaganda incarica di camuffare come guerre giuste. L'esercizio della violenza delle vittime contro se stesse è una tecnica precisa. La controrivoluzione russa del 1985 (salita al potere di Gorbaciov nel 1985 e conseguente Perestrojka, NdT) ne è un esempio. Ma facendo la guerra alla Jugoslavia, i paesi dell'Europa occidentale se la sono fatta a se stessi.

Secondo voi la guerra contro la Serbia è stata una guerra contro l'Europa?

Assolutamente! Esistono in seno all'Europa delle forze capaci di agire contro l'Europa stessa. La Serbia è stata scelta perché essa resisteva al rullo compressore mondialista. La Russia può benissimo essere la prossima, prima della Cina.

Non pensate che gli uomini e le donne possano avere delle opinioni, votare e sanzionare con il voto?

Prima di tutto la gente già vota poco e continuerà a votare sempre di meno. Quanto all'opinione pubblica occidentale, essa è ormai condizionata dai media. Basta vedere l'approvazione di massa alla guerra in Kosovo. Dunque provate a pensare alla guerra di Spagna! I volontari arrivavano dal mondo intero per combattere da una parte come dall'altra. Vi ricordate della guerra in Vietnam? La gente è ormai così condizionata che non reagisce più se non nel senso voluto dall'apparato di propaganda.

L'URSS e la Jugoslavia erano i paesi più multietnici al mondo e pertanto sono stati distrutti. Voi vedete un legame fra la distruzione di paesi multietnici da un lato e la propaganda per la multietnicità dall'altro?

Il totalitarismo sovietico aveva creato una vera società multinazionale e multietnica. Sono le democrazie occidentali che hanno fatto degli sforzi disumani di propaganda, all'epoca della guerra fredda, per risvegliare i nazionalismi. Perché essi vedevano nella dissoluzione dell'URSS il miglior modo di distruggerla. Lo stesso meccanismo ha funzionato in Jugoslavia. La Germania ha sempre voluto la morte della Jugoslavia. Unita, essa avrebbe potuto essere molto più difficile da vincere. Il sistema occidentale consiste nel dividere per poter meglio imporre la propria legge a tutte le parti allo stesso tempo ed ergersi a giudice supremo. Non ci sono ragioni perché non possa essere applicato anche in Cina. Essa potrebbe essere divisa in decine di Stati.

Voi dite che la democrazia totalitaria è colonizzatrice. Per Marx, la colonizzazione era civilizzatrice, perché non lo potrebbe essere anche lei?

Perché no in effetti? Ma non per tutto il mondo. Guardate il contributo dei russi! L'Occidente diffidava meno della potenza militare sovietica che del suo potenziale intellettuale, artistico e sportivo. Perché vedeva in esso una straordinaria vitalità. Ora questa è la prima cosa da distruggere nell'avversario. Ed è quello che è stato fatto. La scienza russa oggi dipende dai finanziamenti americani. E si trova in uno stato pietoso, perché questi ultimi non hanno alcun interesse a far lavorare i loro concorrenti. Preferiscono farli lavorare negli Stati Uniti. Il cinema sovietico è stato esso stesso distrutto e rimpiazzato dal cinema americano. Nella letteratura è la stessa cosa. La dominazione mondiale si esprime prima di tutto per i diktat intellettuali o culturali, se preferite. Ecco perché gli americani sono impegnati da decenni a far abbassare il livello culturale e intellettuale del mondo: vogliono sottometterlo al loro potere per poter esercitare i loro diktat.

Ma questa dominazione non sarebbe un bene per l'umanità?

Quelli che vivranno fra dieci generazioni potranno effettivamente dire se le cose sono state fatte per il bene dell'umanità, per il loro stesso bene. Ma cosa ne è dei francesi o dei russi oggi? Possiamo gioire sapendo che il loro avvenire è quello degli indiani d'America? Il termine "umanità" è un'astrazione… Nella vita reale ci sono i russi, i cinesi, i francesi, i serbi, eccetera. Ora se le cose continuano come sono iniziate, i popoli che hanno fatto la nostra civilizzazione, e penso essenzialmente ai popoli latini, scompariranno. L'Europa occidentale è sommersa da una marea di stranieri e non è un caso. Non ne abbiamo ancora parlato ma questo non è stato il frutto del caso né il frutto di un movimento incontrollabile. Lo scopo è quello di creare una situazione simile a quella degli Stati Uniti. Sapere che l'umanità diventerà felice ma senza i francesi non dovrebbe rallegrare i francesi di oggi. Dopo tutto lasciare sulla nostra terra un numero limitato di gente che vivrebbe come in un paradiso potrebbe essere un progetto razionale. Essi penserebbero sicuramente che la felicità è il risultato del divenire storico. No, non è la vita che noi viviamo oggi.

Il sistema sovietico era inefficace. Le società totalitarie sono condannate all'inefficacia?

Cos'è l'inefficacia? Negli Stati Uniti le somme spese per dimagrire superano il budget della Russia e pertanto il numero degli obesi aumenta. E ci sono decine di esempi in questo senso.

Possiamo dire che l'Occidente vive attualmente una radicalizzazione che porta i germi della sua propria distruzione?

Il nazismo è stato distrutto in una guerra totale. Il sistema sovietico era giovane e vigoroso. Avrebbe continuato a vivere se non fosse stato combattuto dall'esterno. I sistemi sociali non si autodistruggono. Solo una forza esteriore può sconfiggere un sistema sociale, come solo un ostacolo può impedire a una palla di rotolare. Lo potrei dimostrare come si dimostra un teorema. Attualmente siamo stati sopraffatti da un paese che dispone di una superiorità economica e militare schiacciante. Il nuovo ordine mondiale vuole essere unipolare. Se il governo sovranazionale dovesse arrivare, senza avere alcun nemico esterno, tale sistema potrebbe esistere fino alla fine dei tempi. Un uomo solo potrebbe essere distrutto dalle sue proprie malattie. Ma un gruppo anche ristretto avrebbe la tendenza a sopravvivere, non fosse altro che per la riproduzione. Immaginatevi un sistema sociale composto da miliardi di individui!!! Le sue possibilità di far deperire e arrestare i fenomeni distruttori sarebbero infiniti. Il processo di uniformazione del mondo non può essere arrestato nell'avvenire prevedibile. Perché il totalitarismo democratico è l'ultima fase dell'evoluzione della società occidentale. Evoluzione incominciata con il Rinascimento.





Estratto del libro di Alexander Zinov'ev: "La grande rupture", ed. L'age d'homme. Intervista realizzata da Victor Loupan a Monaco nel giugno del 1999, qualche giorno prima del ritorno definitivo di Zinov'ev in Russia.


PIERO VISANI: Cercasi idee forti disperatamente




Una delle caratteristiche più drammaticamente negative dei periodi di decadenza è il venir meno di "idee forti", di quelle idee, cioè, che possono cambiare il destino dei popoli. C'è molta agitazione a livello politico, ma poca o punta a livello metapolitico, perché l'agenda setting dei temi su cui la nostra attenzione viene quotidianamente sollecitata è in mano alle ideologie dominanti e ai "poteri forti" che le diffondono, per cui, nel bel mezzo di una crisi epocale della vecchia Europa, si sentono slogan e parole d'ordine la cui pochezza è addirittura miserevole.
     Dappertutto esistono forze di opposizione, più o meno consistenti, ma disperante e tragica è la loro inconsistenza politica e soprattutto culturale, visto che sono al cento per cento inserite nel mainstream politico-culturale e non paiono non dico avere voglia di distaccarsene, ma neppure rendersi conto che vi sono immerse fino al collo e spesso ben oltre il collo. Le indicazioni di carattere politico che ci vengono in questa fase sono, nella maggior parte dei casi, equiparabili al tentativo di curare una polmonite con un'aspirina, dicendo nel contempo al malato "non ti preoccupare, non è niente, è un semplice rialzo febbrile!".
       Sicuramente è un problema, un problema di statura politica. Il pluridecennale rifiuto di dare un benché minimo rilievo al merito e la costante preoccupazione di selezionare sempre e soltanto degli yesmen hanno prodotto effetti devastanti proprio in quelle forze che alla cultura dominante avrebbero dovuto opporsi e invece l'hanno fatta propria, respirata, sussunta, fino al punto di diventare più realiste del re. Gente che ha imparato ad edulcorare qualsiasi affermazione, qualsiasi concetto; che parla usando i codici comunicativi e le categorie concettuali del nemico, e neppure se ne accorge... Gente che ritiene che fare politica sia ottenere una poltroncina e che, quando ha avuto la fortuna di occupare una poltrona ha avuto una sola preoccupazione: omologarsi alla cultura dominante, non distruggerla o quanto meno minarla alla radice. Non dico che lo abbia fatto apposta, non credo si sia trattato di viltà, ma di semplice, TOTALE insipienza,  da perfetti idioti.
      Qualcuno ritiene che le "selezioni alla rovescia" del personale politico facciano male solo agli altri: no, fanno male a tutti e, se guardate le derive che hanno investito la Destra e la Sinistra italiane, nessuno può certo cantare vittoria. A Destra, nella Destra parlamentare, il Nulla, come sempre, più di sempre. A Sinistra, Matteo Renzi che diventa il segretario di quello che fu il partito comunista... Per non parlare di quello che accade in Europa, dove si attribuiscono virtù “rivoluzionarie” a un soggetto palesemente reazionario come Marine Le Pen, sempiterno concentrato destroide di rabbie, insoddisfazioni e incapacità di guardare positivamente al futuro.
       Molto accentuato, in tutti questi gruppi, è il complesso di inferiorità nei riguardi delle culture dominanti, per cui, invece che decostruirne di continuo i codici comunicativi, i presunti “politici” di opposizione li fanno sistematicamente propri e così diventano perfettamente funzionali al sistema, una sorta di lunatic fringe che del sistema stesso garantisce “democraticità” e disponibilità a far sentire voci “alternative”. In realtà, la prima cosa da fare sarebbe proprio destrutturare linguaggio e contenuti del nemico. Scrivo “nemico” non a caso, ma perché sono da sempre fedele al principio schmittiano per cui “l’essenza del Politico è la contrapposizione Amico/Nemico”. Quello che oggi abbiamo di fronte, infatti, non è un avversario politico, è proprio un “nemico” e per di più nell’accezione schmittiana di inimicus, cioè di “nemico interno” con cui è possibile solo una gigantesca guerra civile, non certo nell’accezione di hostis, il “nemico esterno” cui è possibile riconoscere una sua legittimità e con il quale si possono concludere paci di compromesso e ricercare forme di equilibrio durevole.
             Su questo fondo, si affronta la tragedia di un continente, spazzato dalla Storia nel 1945 e mai più capace di farvi ritorno da protagonista, con i pannicelli caldi proposti da politicanti di infima statura, di quelli che, di fronte a una tragedia epocale, dicono che ci salveranno con qualche riforma che loro affermano essere di struttura, e che non è nemmeno definibile come tale, o con qualche gesto eclatante, forse valido a livello simbolico (come l’uscita dall’euro) ma privo di un vasto respiro strategico.
       "Sprezzanti del ridicolo", ci indicano vie di uscita che non esistono e in cui loro stessi, per primi, non credono. Escono alla ribalta come topolini partoriti da una montagna di dolore, insoddisfazione e sofferenza qual è quella in cui è immersa l'Europa attuale, e ci gettano in un'ulteriore costernazione per la loro totale mancanza di statura politica e culturale, di pensiero, di "idee forti", di volontà di combattimento e di vittoria. Qualcuno sembra addirittura voler contrabbandare la sua personalissima "strategia per la pensione" (quella sì molto ben concepita e articolata) in una "strategia della tensione" di cui conosce a malapena il nome e non certo i significati.
       Uomini piccoli alle prese con una catastrofe continentale, tutti follemente attaccati all'idea che con la miopia, l'ottusità e la cattiva rimasticatura di qualche slogan datato si possa andare da qualche parte. NESSUN SOGNO, NESSUN SLANCIO, NESSUNA MITOPOIESI, e nemmeno – più modestamente – alcun progetto fattibile. Quasi che ci si potesse impegnare in grandi battaglie, in conflitti epocali per la sopravvivenza dell'identità e della cultura europee come un giorno si lottava - che so io - per qualche conquista sociale o per la vittoria in qualche cimento elettorale. Nani che non hanno neppure capito che senza i sogni, i sogni politici e metapolitici, non si destano entusiasmi e non si va da nessuna parte. Eppure, nel momento in cui molti popoli europei stanno perdendo tutto, in termini materiali, i grandi sogni, i grandi progetti sarebbero le uniche proposizioni che potrebbero avere ancora grandi capacità di mobilitazione, specie se accompagnati da comportamenti coerenti. L'Europa muore perché è piccola, vecchia, stanca, in qualche caso ancora ricca ma votata e vocata all’impoverimento, e perché colpevolmente persuasa che le tragedie della Storia possano finire in commedia. Non è mai stato così, non lo sarà neppure questa volta. Occorre, più che mai, UNA RIVOLTA IDEALE. Occorrono “idee per una rivoluzione degli Europei”. Per sperare di poterla fare, tuttavia, serve un’élite dirigente lucida e coerente, animata da saldi propositi, e che sì batta per qualche “sì” e non si limiti ad abbaiare alla luna i suoi troppi “no”.





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mercoledì 5 febbraio 2014

ANDREA DEGL'INNOCENTI: Il modello Islanda sarà la nostra salvezza!



Intervista a cura di: Antonello Cresti

Il tuo testo è, innanzitutto, frutto di un'evidente passione personale. Come è nato il tuo innamoramento per la realtà islandese?

Mi piacerebbe raccontare di una qualche passione infantile per vichinghi e folletti, geysir e cascate ma la verità è che è nato tutto un po' per caso. Fino a una manciata di anni fa dell'Islanda sapevo ben poco, non sapevo bene neppure dove si trovasse. Poi a partire da tre anni a questa parte hanno iniziato a giungermi voci sempre più insistenti riguardo a ciò che stava accadendo lassù. Mi si diceva degli anni di neoliberismo sfrenato che avevano condotto il paese prima alla ricchezza poi sul baratro in seguito all'esplosione della bolla finanziaria, mi si raccontava della crisi e delle rivolte che avevano costretto il governo alle dimissioni, assieme alle istituzioni di controllo finanziario. Infine del rifiuto di socializzare il debito delle banche e di una nuova costituzione scritta in maniera partecipata. I racconti che mi raggiungevano avevano spesso contorni fiabeschi ma non mancavano di incuriosirmi. Così ho deciso di approfondire. E più approfondivo,più mi appassionavo a questa vicenda e a questo paese del tutto originale, in cui le persone si chiamano solo per nome e dove gli elfi esistono per davvero. Il resto è venuto da sé: prima una serie di articoli, poi il viaggio, infine il libro. Adesso sì lo posso dire, ho una vera e propria passione per l'Islanda.

Il caso islandese dimostra se non altro che anche nella odierna società globalizzata è possibile scegliere autonomamente il modo in cui si vuole vivere. D'altra parte è facile eccepire che certi esperimenti sono difficilmente replicabili in realtà sociali e politiche più complesse (come la nostra). Come rispondiamo a questi dubbi?

Sicuramente la realtà islandese è molto distante da quella italiana, sia per le dimensioni dell'isola, che per la sua popolazione esigua, che per la relativa marginalità della sua economia rispetto ai circuiti globali. Tuttavia alcuni messaggi che giungono dalle vicende islandesi sono a mio avviso universali. In primis proprio l'idea di riappropriarsi del diritto di scelta. Penso che il diritto di scegliere -quella libertà che viene sdoganata come valore fondante della democrazia contemporanea- non sia mai stato tanto distante da noi quanto adesso. È vero che a differenza di quanto accade in regimi non democratici niente ci viene precluso attraverso un divieto esplicito, ma possiamo parlare di libera scelta quando non abbiamo gli strumenti per scegliere? Innanzitutto il nostro ventaglio di scelte è stato ridotto alle sole scelte di consumo: si può scegliere un prodotto piuttosto che un altro fra le quasi infinite possibilità messe a nostra disposizione dal mercato ma non si può scegliere di non consumare, a meno di non accettare un'esclusione eremitica dalla società. Secondo, neppure nelle scelte di consumo possiamo dichiararci liberi: lo saremmo se avessimo davanti agli occhi le conseguenze delle nostre scelte, ma non è così; noi abbiamo a che fare solo ed esclusivamente con prodotti finiti senza sapere niente del loro passato né avere alcun presagio sul loro futuro. Non vediamo come è stata fabbricata una certa maglietta, chi ci ha lavorato, con quali sofferenze; non vediamo le persone ammalarsi e morire a causa del coltan che serve a fabbricare i nostri smartphone; neppure vediamo la plastica che gettiamo ammassarsi nelle discariche, il percolato colare nel terreno fino ad inquinare le falde acquifere. Viviamo nel magico mondo del consumatore, ovvero quel breve intervallo che sta fra gli scaffali del negozio e il secchio dell'immondizia. E l'inganno peggiore del regime contemporaneo è che, mancando dei divieti oggettivi, pensiamo di essere liberi. Dobbiamo ritrovare la consapevolezza delle nostre azioni. Con questo non voglio dire che in Islanda siano riusciti a cambiare del tutto paradigma, che sia il paese perfetto (ci sono anche persone che sono convinte che sia cambiato ben poco a livello di mentalità e che quello che la gente vorrebbe davvero sarebbe di tornare al benessere pre-crisi). Piuttosto quello che intendo è che la prima rivoluzione di cui abbiamo bisogno è una rivoluzione culturale, e quella non dipende dalle dimensioni né dall'importanza geopolitica di un paese.

Dunque se dovessimo riassumere, cosa ci insegna la vicenda islandese?

Andando più al sodo, ci sono alcuni punti che emergono dalla vicenda su cui sarebbe utile riflettere. In primis un ritrovato primato della politica -intesa non tanto e non solo come politica istituzionale ma soprattutto come partecipazione attiva della cittadinanza- sulla finanza. Primato confermato anche dalle ultime decisioni del governo islandese di non rimborsare i fondi speculativi che avevano scommesso sul fallimento delle banche durante la crisi economica e di aiutare i cittadini a pagare i mutui con i soldi così risparmiati (qui un approfondimento: http://islandachiamaitalia.wordpress.com/2013/12/03/islanda-vs-finanza-internazionale/). Altro punto fondamentale della vicenda è stato a mio avviso la capacità di passare da un momento di protesta ad uno di costruzione. Terzo, la sconfessione di alcuni dogmi della società contemporanea, in particolar modo quello della socializzazione dei debiti privati, che diventano pubblici se il privato fallisce.

L'insofferenza nei confronti delle politiche iperliberiste sembra al suo massimo un po' ovunque, eppure ancora si faticano a vedere i segni di un movimento di liberazione individuale e collettiva davvero in grado di mettere in seria discussione l'esistente. Come mai?

Penso che le cose stiano in parte già cambiando. Ci sono centinaia di realtà che anche da noi iniziano a mettere in pratica dal basso sistemi e paradigmi diversi, con risultati sempre più confortanti. Il fatto è che lo fanno in maniera silenziosa, per cui spesso non ce ne accorgiamo. Il potere contro cui si ribellano è liquido e sfuggente, non ha castelli né roccaforti da assaltare. Questa nuova rivoluzione non avviene nelle piazze ma piuttosto negli individui e nelle loro relazioni sociali; piuttosto che distruggere tesse. Un limite oggettivo ad oggi è una forse eccessiva frammentazione di queste realtà, dovuta a tutta una serie di differenze e di dinamiche umane e sociali. Probabilmente sarà questa la sfida per il vero cambiamento: trovare una formula perché questo fermento di cambiamento dal basso riesca ad andare “a sistema” senza stravolgere le differenze e le particolarità che lo caratterizzano.

Gli ambienti della cosiddetta "decrescita felice" sono probabilmente tra le alternative più interessanti tra quelle messe in campo contro la "Megamacchina". Anche in Italia qualcosa si sta muovendo. Ti andrebbe di fare una panoramica delle realtà più interessanti che operano in questo senso nel nostro paese?

C'è una enorme varietà di realtà di questo tipo per cui è difficile essere esaustivi: mi limiterò a citarne alcune delle più diffuse. C'è il Movimento  per la decrescita felice, che si articola in circoli attivi su tutto il territorio nazionale, in cui si impara l'autoprodizione e a vivere meglio consumando meno. Ci sono le città in transizione (transition town), che cercano di ridurre al minimo l'utilizzo di combustibili fossili. C'è Arcipelago SCEC che è nata attorno ad una moneta complementare, lo SCEC appunto, e usa questo strumento come volano per diffondere istanze di cambiamento dal basso e per portare avanti progetti all'avanguardia come NOInet, una rete mesh wi-fi di basso costo di proprietà dei cittadini. Poi potrei parlare di tutto l'universo dei Comuni Virtuosi, associazione cui aderiscono amministrazioni all'avanguardia nelle tematiche della riduzione dei rifiuti, della sostenibilità ambientale, del consumo di suolo. Oppure di Etinomia, la rete di imprenditori, commercianti e professionisti etici della Val di Susa, che stanno implementando nuovi modelli economici basati sulla cooperazione e sullo sviluppo dei circuiti locali. E al di là delle associazioni e delle realtà più conosciute, ci sono migliaia di persone che conducono la loro personale battaglia attraverso scelte di vita differenti: fenomeni come il downshifting, l'autoproduzione, il ritorno alla campagna sono sempre più diffusi. La cosa forse più confortante è che c'è una grossa convergenza dal basso sui contenuti, anche se non sulla forma.


martedì 4 febbraio 2014

MARCO TRAVAGLIO: Antologia delle calunnie subite dai 5Stelle.


Gli insulti e le volgarità targati 5Stelle sono noti e arcinoti, anche perché giornali e tv non perdono l’occasione per amplificarli e, talvolta, ingigantirli. O, quando non ci sono, inventarli. Molto meno noti sono gli insulti, le volgarità, le falsità e le calunnie subiti dai 5Stelle, che passano quasi sempre sotto silenzio. Eccone una succinta antologia, a campione.
Fascisti. “Grillo mi ricorda Mussolini” (Giampaolo Pansa, l’Espresso, 16-9-2007). “Berlusconi e Grillo uniti sotto spoglie diverse in un unico disegno… In un impeto suicida la festa dell’Unità ha aperto le porte all’appello squadristico di Grillo” (Mario Pirani, Repubblica , 20-9-07). “Anche i fasci di combattimento fascisti, nel 1919, si proponevano di mandare a casa tutta la vecchia classe politica democratica e poi fondare nuovi partiti: ne fondarono uno solo e proibirono gli altri” (Eugenio Scalfari, Tv7, 22-9-07). “Un movimento potenzialmente eversivo… Si può paragonare Grillo a Mussolini? Con molte cautele, sì. Mussolini ha usato il manganello e l’olio di ricino, Grillo la volgarità” (Giuseppe Tamburrano, Unità, 21-9-07). “Benito Grillo” (Tony Damascelli, il Giornale, 26-4-08). “Il Grillo che aizza le piazze è uno squadrista che fa paura” (Giuliano Ferrara, il Giornale, 24-2-12). “Il camerata Grillo” (Repubblica, 29-8-12). “Grillo è un fascista del web” (Pier Luigi Bersani, 25-8-12). “Nel discorso di Grillo si trovano tracce di ‘linguaggio fascista’” (Luigi Manconi, Unità, 7-9-12). “Il Duce Beppe” (Libero, 12-12-12). “Antifascismo, Grillo attacca la Costituzione. In questo Paese spesso si tenta di negare il fascismo come esperienza terribile. Purtroppo il comico è in buona compagnia” (Carlo Smuraglia, presidente Anpi, l’Unità, 15-1-13). “Quelle tracce destrorse, dalle nozze gay a Casa Pound” (Toni Jop, l’Unità, 8-2-13). “L’elettorato di Grillo è di destra populista” (Giuseppe Fioroni, 20-2-13). “‘Il popolo italiano – nella sua parte migliore – si è dato un governo al di fuori, al di sopra e contro ogni designazione del Parlamento’. Molto probabilmente Beppe Grillo non ha mai letto queste parole. Si tratta di Benito Mussolini in un famoso discorso del 1922” (Claudio Tito, Repubblica, 8-6-13). “Il no al voto segreto sul Cav? Pd e Grillo copiano il Duce” (il Giornale, 17-10-13). “Grillo squadrista contro l’Unità” (Unità, 7-12-13). “Quale differenza passa tra Beppe Grillo e Benito Mussolini? In apparenza nessuna” (Giampaolo Pansa, Libero, 2-2-14).
Nazisti. “Grillo mi ricorda i fascisti, anzi i nazisti: ha la violenza verbale di Göbbels. Un fascio-comunista” (Guido Crosetto, Fratelli d’Italia, 27-4-12). “Grillo ha una logica vicina al nazismo” (Antonio Pennacchi, Corriere , 28-8-12). l dottor Gribbels” (Giuliano Ferrara, il Foglio, 2013-14). “Grillo parla come Hitler, con lui scappiamo all’estero” (Riccardo Pacifici, comunità ebraica di Roma, il Giornale, 23-3-13). “Grillo si metta il cuore in pace: non sarà lui a riuscire dove fallirono fascisti e nazisti, Mussolini e Hitler, Starace e Göbbels” (Oreste Pivetta, Unità, 29-3-13). “Adele Gambaro si è svegliata di colpo, bruscamente: ‘Questo è una specie di nazismo informatico’” (Tommaso Ciriaco, Repubblica , 20-6-13. Lo stesso giorno la Gambaro avverte sulla sua pagina facebook: “L’intervista apparsa oggi su Repubblica che mi riguarda non è mai stata rilasciata. È totalmente inventata”). “La politica di Beppe Grillo usa le forme, i modi e i contenuti che questo Paese ha conosciuto nel ventennio più buio, che non è quello di Berlusconi come ci siamo abituati a ripetere con colpevole leggerezza, ma quello di Mussolini e delle camicie nere, delle squadracce coi manganelli e l’olio di ricino… Non ci sono solo i picchiatori, gli uomini forti dal pugno facile: ci sono anche i suggeritori, le spie, i delatori, quelli che il 16 ottobre ‘43 indicavano ai nazisti chi erano e dove abitavano gli ebrei del ghetto di Roma” (Luca Landò, Unità, 7-12-13).
Alba dorata. “Grillo vuol costruire un ‘movimento 12 stelle’ con Alba dorata e simili. Pronto il tour europeo” (Michele Di Salvo, Unità, 24-7-13. La notizia è destituita di ogni fondamento). “Grillo e Casa-leggio non sono stati ancora circoscritti e ben identificati. È vero che non sono Alba Dorata ma, in un certo senso, sono peggio perché lì almeno funziona la profilassi ideale e culturale, come è sinora accaduto in Francia con Le Pen. Mentre qui c’è una complicità diffusa e una sottovalutazione, come fossero solo troll del web e non teppisti pericolosi, goliardi ingenui e non eversori malati, comici e non drammatici… I capi sono miei coetanei inaciditi che innescano, danno fuoco alle polveri e nella black list dove oggi stanno i giornalisti domani metteranno i manager, gli artisti, le figure pubbliche… sino a quando non arriveranno al vicino di casa” (Francesco Merlo, Repubblica, 10-12-13).
Lepenisti. “Le Pen: ‘Beppe, incontriamoci’. La destra xenofoba tifa 5Stelle” (Toni Jop, Unità, 3-4-13). ”Il telefono di Le Pen e il Duce in cucina” (Toni Jop, Unità, 9-4-13). “Grillo va a lezione di destra. I 5Stelle incontrano la Le Pen. Prove d’intesa Grillo-Le Pen: asse a destra per le Europee. La testimonianza: ‘Un deputato del Front national in visita segreta a Casaleggio’. Contatti tra parlamentari” (Giornale, 2-12-13). “Populisti di tutta Europa uniti. E Lady Le Pen corteggia Grillo. ‘Contatti’ sarebbero intercorsi tra Marine Le Pen e Beppe Grillo” (Unità, 13-11-13. Nessun incontro né contatto è mai avvenuto fra il partito di Le Pen e il movimento 5Stelle. Marine Le Pen, anzi, ha spregiativamente definito Grillo “tribuno sfiatato” e i 5Stelle “un’eruzione cutanea”).
Berlusconiani. “Incarnazione post-berlusconiana spacciata per novità” (Ezio Mauro, Repubblica, 23-5-12). “Grillo come Silvio” (Toni Jop, l’Unità, 21-12-12). “Grillo, con tutto il suo populismo, trasversalismo ideologico, ‘casapoundismo’, antisindacalismo e antiparlamentarismo, il culto della persona, le nuotate nello Stretto fiume giallo, con tutto il suo ciarpame di rete e i suoi stracci da pataccaro internauta, i suoi argomenti da bar, la sua ‘cacolalia’… è l’erede di Berlusconi… È il Berlusconi dopo Berlusconi” (Francesco Merlo, Repubblica, 27-1-13). “Patto Grillo-Berlusconi per fermare il cambiamento” (Unità, 28-3-13). “Grillo fa la lista nera dei giornalisti: obiettivo la sinistra” (Toni Jop, l’Unità, 5-6-13. Infatti i telegiornalisti più faziosi per i commentatori sono Giovanni Toti del Tg4 e Bruno Vespa). “Nasce lo strano asse Forza Italia-Grillo” (Libero, 6-12-13). “Asse tra il Cav e Grillo” (Unità, 8-12-13). “Berlusconi e Grillo col forcone” (Unità, 11-12-13). “La marcia degli eversori. Berlusconi minaccia, asse con Grillo contro il Quirinale” (Unità, 13-12-13. Finora gli unici patti con B. li hanno siglati il Pd per rieleggere Napolitano, Enrico Letta per il governo e Renzi per la legge elettorale.
Leghisti. “Grillo e la Lega alleati: via l’euro” (Unità, 10-9-12). “Lo strano corteggiamento tra Lega e Cinque Stelle” (Unità, 28-8-13).
Montiani. “Grillo sbraita, ma aiuta solo Monti” (Magdi Cristiano Allam, Giornale, 11-2-13).
Lettiani. “Aria di soccorso grillino per il governo (Letta, ndr)” (Libero, 8-1-14)
Disabili. “Buuu… dategli il foglio giusto… buuu!” (cori di insulti dai banchi della maggioranza Pd-Sc-Pdl mentre parla alla Camera il M5S Matteo Dall’Osso, che ogni tanto si interrompe in quanto affetto da sclerosi multipla, 25-7-13).

Pedofili. “Grillo raschia il fondo e va a caccia di minorenni” (Libero, 30-5-13)
Terroristi. “Che accadrebbe se un mattino qualcuno, ascoltati gli insulti di Grillo, premesse il grilletto?” (Mauro Mazza, direttore Tg2, 9-9-2007). “Grillo dalle 5 stelle alle 5 punte” (Libero, 3-1-12). “Grillo avvocato dei terroristi anti tasse” (Giornale, 3-1-12). “La sinistra eversiva ha scelto: ‘Votate 5Stelle’. Il Carc esce allo scoperto: ‘È l’unico modo per sviluppare la ribellione’” (Giornale, 23-2-12). “Grillo ammazzerà i partiti. E poi l’Italia” (Giampaolo Pansa, Libero, 20-5-12). “Populismo eversivo” (Eugenio Scalfari, Repubblica, 4-11-12). “Omicidio, Bin Laden e Islam: quello che non si dice di Grillo” (Annamaria Bernardini de Pace, Giornale, 8-11-12). “Grill Laden sgancia missili su Israele” (Francesco Borgonovo, Libero, 26-6-12). “La linea politica è fissata con i comunicati che il famous comedian mette in rete con la numerazione progressiva, come le Br” (Francesco Merlo, Repubblica, 12-11-12) “Volevano il morto e Grillo sta con loro” (Giornale, 15-11-12). “No global, anti Tav, violenti: così Grillo prepara il ‘golpe’” (Giornale, 16-11-12). “Grillo porta in Parlamento i black bloc” (Silvio Berlusconi, 22-2-13). “La sinistra eversiva ha scelto: ‘Votate 5 Stelle’. Amici dei brigatisti” (Giornale, 23-2-13). “Golpe grillino: Parlamento occupato” (Giornale, 10-4-13). “Cinque stelle rosse. Echi, slogan, sogni di rivoluzione. C’è un filo che porta da Grillo agli anni Settanta. Da Toni Negri a Rossanda. Dai Cobas ai no global” (Espresso, 25-4-13). “Il paragone che mi sento di fare è ad esperienze della nostra storia recente, quando cioè Nar e Br realizzavano precisi volantini con foto, nomi e indirizzi, e semmai professione, dei ‘bersagli da abbattere’, generando così un diffuso senso di terrore e avvertimento mafioso a chiunque avesse idea di schierarsi apertamente contro. E spesso bastava, e non serviva nemmeno poi gambizzare… Oggi Grillo fa la stessa cosa” (Michele Di Salvo, Unità, 11-12-13). Comunisti. “Grillo sta con i comunisti” (Alessandro Sallusti, Giornale, 2-11-12). “Democrazia dal basso da Corea del Nord” (Giuliano Ferrara, Foglio, 12-12-12). “Sembra il Pcus di Stalin. Quelli scelti dall’ex comico sono i metodi in voga nell’Unione sovietica degli anni 30. Il grillusconismo è veterobolscevico” (Luca Telese, Pubblico, 13-12-12). “Chi vota Grillo si ritrova falce e martello” (Alessandro Sallusti, Giornale, 9-2-13). “Il segreto di Grillo. Sotto le cinque stelle la falce e il martello. Ex Psiup, No Tav, Cobas e nostalgici del Pci” (Giornale, 9-2-13). “Tra i grillini monta la rabbia: ‘Come nel Kgb’” (Stampa, 15-5-13). “Quando Beppe urlava: votate falce e martello” (Giornale, 24-2-12). “Il M5S è demagogicamente di sinistra” (Piero Ostellino, Corriere, 27-2-13). “Beppe come Ceausescu” (Libero, 20-6-13). “Pericolo: governo demogrillino. Pronto il ribaltone rosso per scaricare il Pdl e dare vita all’esecutivo più a sinistra della storia” (Maurizio Belpietro, Libero, 16-6-13). “Asse Pd-Grillo sulle nozze gay” (Franco Bechis, Libero, 19-12-13).
Massoni. “Grazie a Casaleggio i massoni votano M5S” (Libero, 28-3-13).
Yankees. “Beppe l’amerikano. ‘Dietro il fenomeno M5S ci sono Cia e Goldman Sachs’. Bisignani rivela i dispacci del 2008 dell’ambasciatore Spogli a Casa Bianca e 007: ‘Per noi è credibile’. Sull’agenzia di rating: ‘Si tradì con gli elogi’. I soldi di Soros” (Libero, 29-5-13).
Castali. “I grillini ci costano come la Casta. Privilegi a 5 stelle: dicono di non volere soldi, ma da onorevoli incasseranno per legge 30 milioni l’anno” (Giornale, 1-11-12). “Grillo candida portaborse e trombati” (Giornale, 9-12-12). “Grillo epuratore è peggio dei partiti” (Maria Giovanna Maglie, Libero, 13-12-12). “Portaborse e No Tav. Ecco i candidati di Grillo” (Libero, 15-2-13). “I grillini acchiappa poltrone: ‘Posti pronti per i trombati’” (Libero, 20-3-13). “I grillini duri e puri sedotti (come tutti) da soldi, tv e poltrone” (Giornale, 8-5-13). “Grillo controlla la Rai” (Giornale, 6-6-13). “Bossi, Berlusconi, Grillo: i nemici della casta sono i suoi migliori amici” (Curzio Maltese, Venerdì di Repubblica, 27-12-13). “Voi 5Stelle siete la Parentopoli e venite a darci lezioni: ma vaffanculo” (Pina Picierno, Pd, 25-9-13). “L’opinione pubblica prova ormai disgusto nei confronti dei partiti ‘arraffoni’ (compresi, come si è visto in Emilia Romagna, i nuovi arrivati, anch’essi famelici, del M5S)” (Pierluigi Battista, Corriere, 13-12-13. Falso: il consigliere dell’Emilia Romagna coinvolto nello scandalo dei rimborsi è un “ex ”, fuoriuscito dal gruppo M5S, mentre i parlamentari M5S han rinunciato ai rimborsi elettorali; ma questo Battista non lo dice).
Matti. “Grillo è fuori di senno o è un demagogo” (Eugenio Scalfari, Espresso, 7-6-12). “Disturbati” (Scalfari, Repubblica, 4-11-12). “Luci spente e benzina vietata. Ecco cosa accadrà a chi sceglie Grillo” (Giornale, 10-2-13). “Una setta di mezzi matti” (Giuliano Ferrara, Repubblica, 26-2-13). “Grillo e Casaleggio intendono abolire le auto, ridurre lavoro e stipendi, chiudere le banche e le carceri, rivalutare Karl Marx. Le case? In bambù. E quanto al sesso…” (Maurizio Belpietro, Libero, 21-3-13). “Masnada di dementi” (Giuliano Ferrara, Foglio, 23-3-13). “Un mio amico di cui non farò il nome ha avuto occasione di pranzare con Casaleggio… Gli poneva domande politiche… Il suo commensale rispondeva con poche parole, ma tra una portata e l’altra guardava il suo modernissimo telefonino seguendo un programma di videogiochi… Il suo interlocutore per uscire da un crescente disagio… gli chiese che cosa fosse quel videogioco… La risposta fu finalmente cordiale: ‘Il tema è quello della distruzione dell’Universo. Venga a vedere’. Infatti. È un gioco americano che insegna ai giocatori come si può ottenere la distruzione delle singole stelle, dei loro pianeti, delle costellazioni e delle galassie usando alcuni gas, alcune particelle elementari e alcuni campi magnetici… Vince chi realizza la distruzione totale nel minor tempo possibile… Dio ce la mandi buona, ma temo il peggio se avremo nella stanza dei bottoni un governo che avrà come ideologia un videogioco di quel genere” (Eugenio Scalfari, Espresso, 19-3-13. Replica Casaleggio: “Scalfari colleziona una serie di panzane degne dell’avanspettacolo. Devo precisare che non amo i videogiochi, non ho un modernissimo telefonino, ma un antiquato apparecchio iPhone 3G di qualche anno fa e rispetto i miei interlocutori”).
Nemici di Martin Mistère. “Martin Mistère contro Grillo. Provocazioni: il creatore del celebre fumetto e il pantheon esoterico dei Cinque Stelle. Andate oggi a (ri)vedervi il video di Casaleggio. La democrazia si distrugge con la democrazia” (Alfredo Castelli, creatore di Martin Mistère, Corriere-Letture, 28-4-13).
Brutti. “Sono mediamente brutti, malvestiti secondo le regole basilari degli abbinamenti cromatici, con pettinature da carcerati o da sfigati di provincia, parlano un italiano da balera misto a burocratese, leggono solo il blog di Grillo e avallano dietrologie complottistiche da tara psichica, si muovono in branco, non hanno un pensiero” (Filippo Facci, Libero, 31-1-14).

Lombrosiani. “Un telefilm Usa: quel serial killer che somiglia al leader 5Stelle” (Libero, 12-5-13). Fannulloni. “Incapaci e lavativi. Crolla il mito del M5S” (Libero, 22-3-13). “Beppe santifica i fannulloni a 5 Stelle. I suoi deputati e senatori sono tra ipiù improduttivi” (Panorama, 22-1-14). Vigliacchi. “Calabraghe a 5 stelle” (Vittorio Feltri, Giornale, 20-3-13). “Il vigliacco qualunquismo di Beppe” (Luigi Cancrini, Unità, 15-12-13). Coglioni. “Mezzo coglione, mo’ se non te ne vai t’appizzo un pugno che t’ammazzo” (Angelo Cera, Scelta Civica, al deputato M5S Angelo Tofalo, 19-6-13). “Coglione intero” (Cera ad Alessandro Di Battista, 19-6-13). In tournée. “Il leader torna showman: tournée in Australia” (Corriere, 13-6-13. Della tournée in Australia non si troverà mai alcuna traccia). “La missione di Grillo Oltreoceano: pronta una tournée in America” (Repubblica, 1-7-13. Anche della tournée americana non si avrà più notizia). Cancronesi. “Si continua con il ‘Cancronesi’ con cui Grillo, paladino della cosiddetta ‘cura Di Bella’, bollò con disprezzo Umberto Veronesi, accusato di boicottare non meglio precisate cure alternative nella guerra contro i tumori” (Pierluigi Battista, Corriere, 4-3-13. Falso: Grillo disse Cancronesi in polemica con la difesa a spada tratta fatta dell’illustre oncologo degli inceneritori, che emettono nanoparticelle cancerogene). Ladri. “Grillo è un personaggio di brutale avidità” (Ernesto Galli della Loggia, Corriere, 25-9-2007). “A Grillo 10 milioni in nero per la festa dell’Unità” (Giovanni Guerisoli, ex Cisl, Radio24 e Giornale, 30-8-12. Segue smentita del segretario Raffaele Bonanni, con tanto di ricevuta e scuse). “Lady Grillo prende casa a Malindi. I lussi della signora anti-Casta imbarazzano il comico” (Libero, 18-11-12). “Considerato ciò che si legge sulla stampa su società off shore, investimenti e strane operazioni finanziarie in paradisi fiscali, inseriti nella black list, sarebbe opportuno che Grillo chiarisca cosa sa e come lo riguardino certe iniziative e in che modo siano compatibili con la trasparenza che tanto predica e con i principi sulla base di quali si presenta al paese e al Parlamento” (Davide Zoggia, Pd, 8-3-13. Il riferimento è alla copertina dell’Espresso “L’autista, la cognata e il Costarica” su 13 società aperte in Costarica dall’autista di Grillo, Walter Vezzoli, e dalla sua compagna, cognata di Grillo. Ma l’investimento totale è risibile: 20.220 dollari. E Vezzoli ha abitato e lavorato in Costarica per una decina d’anni, gestendo una discoteca, aprendo un negozio di prodotti biologici e tentando invano di costruire un resort. Grillo non c’entra nulla, avendo visto il Costarica solo in cartolina). “Voti Grillo, incassa Beppe. Beppegrillo.it   visitato da 5 milioni di utenti ogni mese. Il comico genovese guadagna a ogni clic” (Panorama, 20-3-13). “Gli affari di Casaleggio & C.: tu vai sul blog, loro incassano. L’esperto: ricavi milionari” (Giornale, 25-3-13). “Così guadagna il partito-azienda di Grillo” (Michele Di Salvo, Unità, 4-4-13. In realtà il blog di Grillo è stato in perdita, come la Casa-leggio Associati, fino al 2012, quando – grazie a piccole pubblicità – la società di Casaleggio ha registrato un utile di 69.500 euro). “Grillo: ‘Restituiti i finanziamenti , ma non so dove sono finiti’” (Repubblica, 21-6-13. Falso: i surplus non spesi di diarie e indennità dei parlamentari M5S – circa 2,5 milioni a trimestre – vengono depositati su un conto per il microcredito alle imprese in difficoltà). “Vacanze a scrocco. I viaggi regalo della Valtur sono uno spaccato dell’Italia che vive di favori. E, tra politici e vip, negli elenchi dei ‘favoriti’ spunta a sorpresa Beppe Grillo” (copertina Panorama, 3-7-13). “Cinque stelle al prezzo di una. Beppe scroccone. E poi fa il moralista” (Libero, 27-6-13. In realtà, diversamente dai politici, le vacanze in questione si riferiscono ad anni precedenti il 2007, quando Grillo era solo un comico e soggiornava con lo sconto in cambio di spettacoli nei villaggi Valtur). “Nasce la tv di Grillo: il decoder costa 60 euro” (Michele Di Salvo, Unità, 10-9-13. Mai nata una tv di Grillo col decoder da 60 euro).
Affamatori del popolo. “Pagamenti alle imprese: per il M5S è una ‘porcata’” (Unità, 27-3-13. Falso: anzi, proprio grazie a una mozione M5S vengono sospese le cartelle esattoriali per le imprese in credito con lo Stato). “Grillo contro i terremotati” (Unità, 22-6-13). “Perde Grillo, l’Emilia respira” (Unità, 23-6-13). “Il cinismo del guru… il vergognoso ostruzionismo del gruppo Cinque stelle ha rischiato di far cadere importanti norme e finanziamento a favore delle popolazioni colpite dai terremoti di Emilia e Abruzzo” (Claudio Sardo, Unità, 23-6-13. Falso, anzi i 5Stelle devolvono ai terremotati dell’Emilia i 420 mila euro avanzati dai contributi raccolti in campagna elettorale). “Ostruzionismo M5S, può tornare la seconda rata Imu” (Repubblica, 29-1-14). “5Stelle, ostruzionismo sul decreto Imu”, “Barricate grilline: torna il rischio Imu” (Unità, 29-1-14. Falso: l’ostruzionismo dei 5Stelle riguarda il regalo di 4,5 miliardi alle banche, non la seconda rata dell’Imu, infilata in maniera incostituzionale dal governo nello stesso decreto).
Plebei. “Il V-Day? Un carnevale plebeo e volgare… sentimenti beceri e forcaioli” (Sergio Romano, Corriere, 13-9-07).
Vespisti. “La parabola del buffon prodigo… Rasputin Casaleggio sta trattando con Vespa” (Francesco Merlo, Repubblica, 27-1-13. Poi Grillo non va né da Vespa né in nessun’altra tv).
Razzisti. “Grillo anche razzista: schiaffi ai marocchini. In Rete un video del 2006 in cui dà consigli ai carabinieri su come sistemare i migranti. Niente di nuovo: ce l’ha con gli zingari” (Toni Jop, l’Unità, 4-9-12). “Grillo esorta a trattare con ‘due schiaffetti’ in caserma, lontano da occhi indiscreti, ‘i marocchini che rompono i coglioni’” (Pierluigi Battista, Corriere, 4-3-13. Falso: Grillo denunciava alcuni poliziotti che avevano preso a botte un immigrato). “Omofobi e razzisti, i ‘5Stelle ad honorem’ di Londra” (l’Unità, 6-6-13).
Antidemocratici. “Chi inneggia al ‘Vaffanculo’ partecipa consapevolmente a quelle invasioni barbariche… Mi viene la pelle d’oca: dietro al grillismo vedo la dittatura” (Eugenio Scalfari, Repubblica, 10-9-07). “Il brutto ghigno antidemocratico dietro la farsa dei ‘soliti ignoti’ di Grillo” (Paolo Cirino Pomicino, Foglio, 5-3-13). “Casaleggio & Grillo neoscuola dei dittatori” (Bruno Gravagnuolo, Unità, 26-6-13). “Con Grillo usciamo dalla democrazia” (Pier Luigi Bersani, 21-2-13). “È l’Hugo Chávez di casa nostra” (Pierluigi Battista, Corriere, 5-11-12). Epuratori. “Grillo si traveste da Robespierre: taglia le teste e grida al complotto” (Giornale, 13-12-12). “Grillo-epurator. Chi vi ricorda?” (Toni Jop, Unità, 4-1-13). “Scatta la ghigliottina” (il Giornale, 1-5-13). “Scatta la purga” (il Giornale, 12-6-13). “La purga” (Libero, 13-6-13). “Minculpop 5Stelle” (Giornale, 13-6-13). “Epurazioni. Quando la politica non tollera il dissenso. Una vecchia pratica di partito che si aggiorna con la lapidazione a colpi di ‘post’” (Francesco    Merlo, Repubblica, 20-6-13). “Da Silla a Stalin la sindrome del ‘purificatore’” (Repubblica, 20-6-13). “Inquisizione” (Repubblica, 18-6-13). “Grillo ordina il repulisti” (Repubblica, 19-6-13). “Fobie, paranoie e gogne online: la sfida politica diventa mobbing” (Repubblica, 19-6-13). “La fatwa di Grillo” (Repubblica, 13-12-12). “Grillo vara la purga” (il Giornale, 20-6-13).
Impostori. “Grillo non è un comico: è un grosso impostore… Fa la guerra… annuncia il bagno di sangue” (Adriano Sofri, Repubblica, 22-2-13)
Menagramo. “Se Casaleggio fosse più iettatore che guru?” (M. N. Oppo, Unità, 23-7-13).
Stercorari. “Scarabei stercorari” (Filippo Facci, Giornale, 11-11-2008).
Impotenti. “Grillo fa dichiarazioni da puttaniere, dimostra di avere un pisello piccolo” (Giuliano Ferrara, Twitter, 16-7-12)
Sfigati. “I suoi veri elettori sono pochi sfigati” (Filippo Facci, Libero, 17-5-12)
Maiali. “Grillo urla, emette grugniti al posto di pensieri” (Nichi Vendola, 2-5-12).
Menateli pure. “(Il questore Stefano Dambruoso che ha picchiato la M5S Loredana Lupo, ndr) ha esercitato una forza legittima. Bravo Dambruoso… Se blocchi una che sta facendo una cosa violenta puoi non controllare il gomito” (Pierluigi Battista, Twitter, 30-1-14).
Rottinculo. “Ciao rottinculo” (saluto dei deputati Pdl ai colleghi M5S, testimonianza della deputata Patrizia Terzon, 2013). “Vi faccio un culo così” (Mario Ferrara di Gal a Vincenzo Santangelo e Paola Taverna di M5S, Montecitorio, 22-11-13).
Merde & C. “Stronzo, coglione, venite fuori, quattro pezzi di merda, moralisti del cazzo” (deputati Pd e Pdl ai 5Stelle, Montecitorio, 10-9-13)
Finti morti. “Se trovassimo Grillo steso per terra, penseremmo: guarda cosa deve fare per tirare a campare un povero professionista del ridicolo” (Francesco Merlo, Repubblica, 4-9-12).
In galera. “Grillo è un fuorilegge della democrazia, parassita malato delle polemiche… Dovrebbe essere banditodallascenapubblicaconmetodirigorosied estremi… È un mostro antidemocratico di volgarità e di menzogna… un’infusione di bestialità… Deve essere eliminato dal finto gioco delle regole e delle parti” (Giuliano Ferrara, Foglio, 3-2-14).
Bagasce. “Ciao bagascia” (due deputati del Pdl alla collega Paola Pinna del M5S, 30-6-13).
Da Il Fatto Quotidiano del 04/02/2014.

ROBERTO FRANCO: Giorgio Galli e il "nazismo magico"



Singolare coincidenza che ad agosto, a un anno esatto dalla scomparsa di Nicholas Goodrick-Clarke, grande studioso britannico di nazismo e culture esoteriche, BUR abbia dato alle stampe “Hitler e la cultura occulta” di Giorgio Galli, il seguito, si potrebbe dire, del celebre saggio “Hitler e il nazismo magico”, risalente all’89, ma che lo storico milanese non aveva mai mancato di aggiornare nelle edizioni successive. Galli ha infatti in comune con Goodrick-Clarke, con il compianto James Webb e pochi altri il fatto di avere pubblicato studi sull’esoterismo nazista molto seri dal punto di vista del metodo storiografico, cosa rara da riscontrare (soprattutto un quarto di secolo fa), mentre la storiografia ufficiale (similmente, in molti casi, a quella di destra), tende ancor oggi a minimizzare la componente occulta in seno al nazionalsocialismo.
Devo ammettere che non mi attendevo grandi novità da questo libro, data la scarsità di fonti sull’argomento – Hitler trascorse i suoi anni al potere cancellando ogni traccia della sua passata esistenza che non fosse in accordo con il mito tratteggiato in “Mein Kampf , mentre sul volo di Hess, argomento-cardine delle tesi dello studioso,  l’opera di ostruzione alla verità è sistematica – si legga il recente (sempre di Galli) “Con trucco e inganno” (Hobby & Work), sulla manipolazione del caso Hess  che i servizi segreti britannici operarono tramite i falsi “Diari di Hitler”, nel 1983.
Invece le novità, le sorprese e soprattutto gli approfondimenti risultano importanti, a partire proprio dall’incredibile volo che Rudolf Hess, numero due del Partito Nazionalsocialista e tre del regime, compie alla volta della Scozia il 10 maggio 1941 per far pegno del suo stesso corpo della buona fede del Führer nel proporre un accordo tra le due nazioni “ario-germaniche” considerate gemelle dall’élite nazista, la tedesca e la britannica. Un patto che salvi l’Impero Britannico e agisca in funzione  antisovietica.
La gerarchia segreta del nucleo esoterico nazista si mette in moto di concerto con ambienti britannici parimenti iniziatici, che trovano copertura, a partire dagli ultimi anni dell’800, in società esoteriche come la Golden Dawn di Crowley e Yeats, ma che sono contigui a interi settori di establishment, fino a lambire la Famiglia Reale.
Galli ipotizza che il confronto “occulto” sia proseguito per un certo tempo anche dopo la cattura di Hess. I  britannici sono infatti spaccati al vertice in due fazioni, una filo e l’altra anti-tedesca, nonostante l’unità di facciata. Ciò spiegherebbe in parte i continui posticipi di Hitler dell’invasione dell’Unione Sovietica, avvenuta solo il 22 giugno 1941, dando il via a ciò che il Führer e il vertice occulto nazista, non essendo riusciti ad evitarlo, tenteranno sino alla fine di far cessare – la guerra sui due fronti.
L’autore individua questa gerarchia segreta a partire da quando l’esoterica e razzista Thule-Gesellschaft di Monaco, dopo aver combattuto l’effimera Repubblica dei Consigli nell’immediato dopoguerra, praticamente si estingue per rinascere come nucleo del  Partito Nazista, con Hitler a capo – ma non assoluto, un primus inter pares, almeno all’inizio.
Si tratta di un’élite votata, più ancora che alla riscossa in chiave nazionalista della Germania piegata dalla sconfitta, alla creazione di un “Impero Ariano” su scala globale. Questo a partire dalla conquista dello “Spazio vitale” tedesco, che il geopolitico (e membro della Thule, nonché probabile ispiratore del “Mein Kampf”) Karl Haushofer – sulla scorta di Mackinder e Naumann - individua nelle enormi pianure asiatiche. L’attacco all’URSS è perciò fin dall’inizio considerato imprescindibile dall’élite nazista, così come l’impegno di preservare ad ogni costo l’Impero Britannico in vista di un’alleanza per un condominio globale, cosa che spiega, ad esempio, lo scarso interesse di Hitler ad assestare un colpo decisivo agli inglesi nel Mediterraneo.   
Ma è anche sulla Francia che si concentra lo sguardo dello studioso: nella Parigi intellettualmente vivissima della blanda occupazione nazista, dove si stabilisce l’esoterista russo Gurdjieff ( forse in contatto con l’emigrato baltico Alfred Rosenberg, teorico del razzismo nazionalsocialista e ministro dei territori occupati), organizzandovi un importante punto di raccordo dell’esoterismo europeo.  Ernst Jünger , personaggio chiave dell’élite esoterica e “maestro” che Hitler teme, raggiunge come ufficiale proprio Parigi, per organizzare quella resistenza  all’interno della gerarchia militare che culminerà nell’attentato a Hitler del 20 luglio 1944 – è infatti Parigi l’unico luogo dove, a ridosso dell’attentato che in un primo momento sembra aver centrato il suo obbiettivo, la congiura riesce fattivamente, con il generale von Stülpnagel  che dà ordine di arrestare i capi della polizia e delle SS.
Al tentativo omicida, il Führer  scamperà quasi per miracolo, ma la congiura non si esaurirà con esso.  Jünger  è per Galli il capo effettivo di quella fazione del nazismo esoterico che ha disconosciuto la leadership di Hitler e cospira per una sua uccisione che apra le porte a una pace separata con la Gran Bretagna.  Al contrario di Claus von Stauffenberg, l’attentatore, giustiziato e del generale Erwin Rommel, costretto a suicidarsi, Jünger sarà graziato da Hitler, probabilmente in virtù del suo ruolo di maestro intoccabile.
Infine, il cosiddetto Circolo di Kreisau, attorno al quale gravitano gli alti ufficiali coinvolti nel 20 luglio, non è affatto, secondo Galli, solamente d’ispirazione cattolica, come aveva sostenuto lo storico Joachim Fest, ma pregno di un cristianesimo esoterico di ascendenza platonica che ha  tratti in comune con l’esoterismo hitleriano. Essi partecipano al dibattito “occulto”, che si svolge nell’ambito del nucleo segreto nazista e che finirà per coinvolgere anche Himmler. Un dibattito volto al salvataggio parziale di quel Terzo Reich che fa parte della cultura occultistico-messianica di tutti i personaggi citati, tramite una pace condizionata.

Un libro insomma coraggioso anche nello sfatare molti miti, premiato da un’analisi “avalutativa”, per usare una terminologia weberiana, anche verso le concezioni esoteriche e le loro conseguenze, che Galli si è dato il compito di studiare esclusivamente sul piano strettamente storiografico, senza concessione alcuna alle mitologie raffazzonate e ai voli pindarici che hanno caratterizzato, anche ultimamente, parte della letteratura sul nazismo esoterico. Esso esce proprio in un momento in cui l’interesse (anche editoriale) verso l’argomento è massimo. Sono notevoli, ad esempio,  due volumi usciti a novembre per Thule Italia, che toccano da vicino gli argomenti  qui esposti. Si tratta di  “Svastica” di Thomas Wilson e “La croce uncinata” di Jörg  Vom Hakenkreuz, su storia e mitologia del controverso simbolo.

lunedì 3 febbraio 2014

MASSIMO FINI: Pierluigi Battista e gli "indignati" a giorni alterni



Il 'boia', peraltro metaforico, affibbiato a Giorgio Napolitano dal deputato 5 Stelle Giorgio Sorial, ha suscitato uno «sdegno collettivo», bipartisan e tripartisan mentre la Procura della Repubblica di Roma ha incriminato il reprobo per 'vilipendio al Capo dello Stato'. Enrico Letta: «L'indegno attacco del Movimento 5 Stelle è un punto di non ritorno di deriva estremista inaccettabile per chiunque pratichi principi democratici». E Matteo Renzi (poteva mancare?): «E' un atteggiamento insopportabile...che non ha eguali nella storia repubblicana». Ma il più scandalizzato di tutti è Pierluigi Battista (Il Corriere della Sera, 29/1) per un vilipendio commesso da «Un parlamentare. Un uomo delle istituzioni». Silvio Berlusconi non era un semplice parlamentare ma il presidente del Consiglio italiano quando dichiaro', oltretutto all'estero, che «la magistratura è il cancro della democrazia». Che non è solo vilipendio alle Istituzioni, è un atto eversivo degno di un brigatista. Altro che «atteggiamento...che non ha eguali nella storia repubblicana», come dice Matteo Renzi, che ha appena patteggiato le Istituzioni con un pregiudicato in fase di condanna, questo si' che non si era visto mai (e se Berlusconi era in carcere o ai domiciliari o ai servizi sociali, come dovrebbe essere da tempo, come avrebbe trattato con lui, tramite dei 'pizzini'?). Pierluigi Battista sul 'cancro della democrazia' non battè ciglio. Battista si indigna anche perchè «Quando Napolitano fu votato per la seconda volta al Quirinale, nel movimento di Grillo si grido' apertamente al 'golpe'». Silvio Berlusconi, per dieci anni premier di questo Paese e per altri otto capo indiscusso dell'opposizione, ha testè dichiarato di essere stato «vittima di quattro colpi di Stato». Ma nemmeno questa volta Pierluigi Battista ha mosso orecchio.
Battista lamenta poi «la degenarazione del linguaggio politico: ci vorrà molto tempo per tentare di risanarlo». Avrebbe ragione se non dimenticasse disinvoltamente che il primo ad aprire la strada al vilipendio delle Istituzioni fu proprio, vent'anni fa, quel Francesco Cossiga che sembra goda della sua ammirazione. Comincio' definendo il Parlamento «un'accozzaglia di zombie e di superzombie» e passo' poi a insultare personalmente i suoi rappresentanti: «piccolo uomo e traditore» (Onorato), «Poveretto» (Flamigni), «zombie con i baffi» (Occhetto), «analfabeta di ritorno» (Zolla), «Cappone» (Galloni), «emerito mascalzone, piccolo e scemo» (Cabras). E non è che un piccolo florilegio.
Confesso che l'altro giorno quando ho visto nel cielo di San Pietro il nero corvo attaccare e inabissare 'la bianca colomba della Pace' liberata dal Papa ho avuto quasi un orgasmo. Perchè, in un colpo solo, faceva giustizia dell'insopportabile 'buonismo' di Bergoglio, degli animalisti, degli antivivisezionisti, dei vegetariani ideologici, dei vegani. E anche di quello di Pierluigi Battista.

fonte: Il Fatto Quotidiano,1 febbraio 2014

DECRESCITA, FILOSOFIA E VISIONI DEL MONDO. Convegno a Firenze Sabato 8 Febbraio.


  • Cosa ci spinge a pensare che l obiettivo del mondo sia la Crescita?
Perché i politici – americani, europei e mondiali tanto di destra che di sinistra  parlano continuamente di Crescita economica e di Sviluppo economico??
Perché pensiamo che la CRESCITA INFINITA ( dei profitti, dei prodotti e dei consumi) sia possibile in un PIANETA FINITO?
Intanto la crescita continua a produrre, accumulo di rifiuti, inquinamento, competizione, violenza, solitudine, disagio esistenziale. Ben lungi da essere qualcosa di dimostrato, quello della Crescita è un Mito. Un mito che ha ragioni ed origini nella storia e che e si alimenta nella fede nell’Evoluzione, nel Progresso, nel dominio dell’uomo sulla Natura, nella Civiltà Superiore e nel predominio della materia e della ragione economica.  E giunto il momento di aprire un dibattito su queste questioni attraverso la grande corrente culturale della Decrescita – in quanto messa in discussione di questi celati presupposti.
Il Convegno Decrescita, Filosofia e Visioni del mondo, attraverso i suoi autorevoli relatori che spaziano tanto ad Occidente che Oriente, tanto sulla scienza che sulla mistica medievale, amplierà le prospettive e ci farà risalire nel tempo. E vero che veniamo dalle scimmie, ma da dove viene e chi ha dimostrato l’idea lineare della freccia del progresso? E’ evidente che il momento focale è avvenuto con la nascita in Occidente della Scienza newtoniana- cartesiana ( meccanicista e riduzionista) che ha inferto – a differenze di tutte le altre civiltà – uno straordinario slancio al tecnologia e quindi all’industria. Al contempo, essa ha dato slancio ad un errata concezione della natura umana. Ormai sono in molti gli scienziati – e tra questi Fritjof Capra – a ritenere che la storia sarebbe andata diversamente se nel Seicento fosse prevalsa l’idea di Leonardo di sintesi tra amore e scienza e non quella dell’ evidenza analitica patrocinata Galileo. Sono almeno tre secoli che – sulla scia di Newton – pensiamo al nostro mondo come una grande macchina meccanica – regolata da leggi matematiche che possiamo azionare tramite la tecnologia. Al contrario, oggi le Scienze subatomiche, quantistiche e tutte le avanguardie nel campo delle scienze sistemiche, dimostrano che non esiste una materia da modificare, ma l’Universo comincia ad assomigliare ad un Grande Pensiero piuttosto che ad una grande macchina.
 L’impero della scienza economica si sostiene soltanto sulla fede nella centralità della materia…
ma se avessimo imboccato una via sbagliata??
CONVEGNO
DECRESCITA, FILOSOFIA e VISIONI DEL MONDO
crisi economica, ambientale ed esistenziale:
le responsabilità della visione del mondo dominante.
La Ragione aveva Torto?
Firenze, sabato  8 Febbraio 2014
Auditorium  CRF via Folco Portinari,5
I PARTE sabato 9.30- 13.15
9.30      registrazione e Accrediti
La scienza meccanicistica newtoniano -cartesiana:
limiti e contraddizioni Moderatrice Gloria Germani
10.000 Angelo BARACCA Fisico- Università di Firenze - La scienza moderna, quantitativa e matematica, come prodotto storico della società occidentale e non come la forma superiore di conoscenza.
10.30  Giuliana MIELI Filosofa Psicologa -Il pensiero moderno dominante – la scienza newtoniano cartesiana - come negazione di ogni affettività ed emotività
11.00 Gioacchino PAGLIARO Medico,  'Osservatorio sulle Medicine non Convenzionali,  VP  Associazione Internazionale di Ricerca sull'Entanglement in Medicina e in Psicologia, Oltre la scienza newtoniana cartesiana, la scoperta dell'entaglement
11.30 coffee break
11.45 Marco VANNINI - Filosofo - La vera filosofia è la mistica. Il grande errore è  l’attaccamento all’Ego
12.15 Giannozzo PUCCI – Ecologista- Editore  - L'esecuzione del Savonarola e l'inizio della Modernità
12.45 – 13.15 dibattito seguito da pranzo conviviale
II Parte 14.30 – 19.15
Mito della Scienza, follie della Modernità
e nuove prospettive   Moderatrice Gloria Germani
14.30  Achille ROSSI, sacerdote e filosofo - Il mito del mercato e l'antropologia fasulla
15,00 Massimo FINI -  Scrittore e  Giornalista - La ragione aveva torto? I limiti del pensiero illuminista e i miraggi dell' epopea industriale
15.30  Pier Paolo DAL MONTE – Medico- Associazione Italiana di Bioetica Chirurgica - L'allucinazione della modernità: L’economia come realizzazione del mito dell’unificazione del sapere . Il potere della scienza si realizza nel potere del denaro
16.00 Grazia  MARCHIANO, filosofa, già  professore ordinario di Estetica e Storia e Civiltà dell’Asia orientale – L’unione di mente e natura nella  filosofia perenne
16.30 Eduardo ZARELLI, Filosofo e Editore – La Natura ama nascondersi
17.00  Coffè Break
17.15 Antonello CRESTI, saggista e giornalista, Il fenomeno del neopaganesimo come ritorno alla purezza originaria
17.40 Luca MADIAI, Ingegnere, presidente MFD FI, L’evoluzione umana non è a senso unico. Ritorno all’origine.
18.00  Loris FALCONI,  Filosofo, direttore di AltreMenti Festival, L’Illusione dell’identità nella società dello spettacolo.
18.20.  Valentina DOLARA,  Docente di Mindfullness- Felicità e meditazione buddista . Le scoperte della scienza
18.40  – 19. 30   Dibattito
Segue  Cena Conviviale Vegetariana  presso LA Gabbia Matta- via dei Pucci  4  su prenotazione  euro 15,00


sabato 1 febbraio 2014

ENRICO GALOPPINI: Ripulire la mente per risanare la politica



Al di là dei motivi contingenti che hanno dato il là alla recente eclatante protesta dei deputati del Movimento 5 Stelle, e sorvolando sull’opportunità o meno di questo tipo di azioni, una cosa emerge d’una evidenza solare ascoltando i reciproci insulti che, da una parte i pentastellati, dall’altra i piddini, si sono lanciati all’interno dell’emiciclo parlamentare: la sostanziale equivalenza dei rispettivi punti di riferimento da cui prende le mosse la loro attività politica.
Prima i ‘grillini’ che danno dei “fascisti” agli altri, i quali, tanto per cambiare, gli rispondono allo stesso modo. Ascoltare per credere: http://www.youtube.com/watch?v=0Qm3UdT6FqQ
Complimenti a tutt’e due, che inventiva!
Ma una novità in effetti sta emergendo: se prima uno incassava e zitto (per esempio, il missino, prima, il berlusconiano, poi), adesso tutti danno del “fascista” a tutti.
Ma, si sa, cosa c’è di meglio, per offendere e screditare di fronte ai propri sostenitori l’avversario, anzi, il nemico da odiare e, possibilmente, cancellare dalla faccia della terra ricacciandolo nelle celebri “fogne”, che l’ormai ottuagenario insulto?
Eppure ne esisterebbero altre di infamie e maledizioni da scagliare, e di ben più potenti ed efficaci, che il trito e ritrito “fascista”.
Sì, è vero, si è sentito dare dell’”ignorante”, del “ladro”, del “lobbista”, tra l’altro tutto aderente e calzante se riferito ad un partito che si presenta dalla parte della “ggente” mentre è quanto più di snobistico, lontano dal popolo e troppo vicino all’alta finanza si possa immaginare.
Ma l’insulto che fa la differenza – e che non viene tollerato assolutamente da chi lo riceve! – è “fascista”. Tanto che mentre nessuno “mette mano all’avvocato” se si becca del “corrotto” o del “disonesto”, la querela parte di sicuro se gli dai del “fascista”.
Eppure, mentre ci si affibbia allegramente quello che a tutti gli effetti è diventato – nella percezione del bravo “democratico” di destra, di centro e di sinistra - il concentrato di ogni nefandezza morale e l’archetipo del “mostro”, nessuno ha mai stabilito con esattezza cosa significhi, secondo la vulgata introiettata da una massa di scimmie ammaestrate, la parola “fascista” quando non è riferita a: “Simpatizzante / seguace / militante / dirigente dell’omonimo movimento politico e del susseguente regime che ha governato l’Italia dal 1922 al 1945”.
Ma questo sarebbe pretendere troppo!
Così, senza scomodare il De Mauro o il Devoto-Oli, si può tranquillamente affermare che “fascista” è, nelle intenzioni di chi lo scaglia, sinonimo di qualsiasi cosa negativa abbia in mente, da “stronzo” a “violento”, passando per “ladro”, “bastardo” e simili complimenti, senza dimenticare “maschilista” e pure “razzista” e “antisemita”. In un certo senso, “fascista” è una parola passepartout: la può usare chiunque, contro chiunque, tanto significa qualsiasi cosa perché non significa più niente, tranne il significato che ho tentato di rendere sinteticamente poc’anzi e che ovviamente non passa per l’anticamera del cervello di nessun parlamentare.
Ma fin qui siamo ancora nell’ordinaria amministrazione (!), cioè nell’ordinario delirio etimologico e, per forza di cose, politico che genera questa ridicola gara a chi dà più “fascista” all’altro.
A monte, però,  c’è un altro delirio, che è quello mentale vero e proprio. E non sto scherzando.
Di nuovo, ascoltare per credere, sempre dalla medesima gazzarra nella famosa “aula sorda e grigia”: http://www.youtube.com/watch?v=RVOkHMPP0wA#t=84
No, non avete sognato: sono quelli del PD (cioè “fascisti” per i 5 Stelle) che cantano, in faccia ai ‘fascio-grillini’, “Bella Ciao”!
Ricordiamoci che si trattava della votazione del “decreto Imu-Bankitalia”, che tradotto dalla neo-lingua in vigore significa la svendita di quel poco che resta della (ex) Banca d’Italia ai soliti “investitori internazionali” (per il nostro bene, per “fare cassa” e via gabbando gli italiani).
Non ci sono parole per definire lo squallore e la putredine, morale ed umana, di chi s’investe della missione di novello “partigiano” contro il “fascista” Grillo - il quale almeno si oppone a codesto inesistente “salvataggio” - ed i metodi “fascisti” dei suoi deputati, che tra l’altro ricordano piuttosto gli “aventiniani” di prima del ‘22, che erano “antifascisti”!
A questo punto la confusione è totale.
O forse no. I deputati del PD, intonando quelle note a dir poco simboliche ed evocative, hanno inteso – volenti o nolenti - rimarcare la loro solidarietà, o meglio subalternità, ad interessi stranieri, i quali, guarda caso, sono sempre gli stessi, oggi come ottant’anni fa.
Alla faccia dell’Italia e degli italiani, che appena protestano e si organizzano contro questa genia di felloni e venduti, purtroppo sempre ben nutrita e rappresentata, son subito bollati come “fascisti”.

Ma come dicevo, le cose stanno ancora peggio. Se difatti concediamo la buonafede a qualcheduno di coloro che, dai due schieramenti, ha inscenato la gazzarra a colpi di “fascista!” e di “Bella Ciao”, questo rimestare all’infinito nelle solite categorie e dimostrare di non saper assolutamente uscirne, come da una gabbia invisibile, è segno di una patologia, di una specie di melassa psichica dalla quale non si è capaci in alcun modo di togliere le gambe.