lunedì 3 marzo 2014

ANDREA A. IANNIELLO: Che mondo fa?



Il numero ultimo di “Limes”, intitolato“Che Mondo Fa. Il Giro del Mondo in Tre Giorni – 13-15 dicembre 2013”, consente di fare il punto sul mondo attuale, dove gli Usa, pur sempre dominanti, non sono più la potenza unipolare, dove il sogno di un mondo che continui ad esser centrato sugli Usa è tramontato definitivamente. Il mondo multipolare però non è ancora nato, quindi si parla di “Caoslandia”, sul cui limite l’Italia si trova. L’Italia, ovvero il nulla, si ritrova nell’epicentro di tre crisi – Eurozona, Nord Africa, ambedue mondiali, i Balcani, crisi locale che può diventare globale solo coinvolgendo la Russia -, ma come una nave senza nocchiero, la proverbiale “Nave dei Folli” (Ship of Fools, tema caro al Medioevo[1]). Lasciamo perdere l’Italia, dove il “berlusconismo” è stato il tipico lasciarsi andare e la maschera della perenne de-responsabilizzazione di questo paese. Il volume (di pp. 224[2]) si divide in cinque parti: I, EUROMEDITERRANEO E NOI; II, USA; III, ASIA-PACIFICO[3]; IV, AFRICHE; V, AMERICA LATINA. Utilissime le carte tematiche.
Detto tutto ciò, qui voglio solo puntualizzare due temi: il ruolo degli Usa, ampiamente ridimensionato ultimamente, e la questione del Medio Oriente, soprattutto Siria[4], perché, fra tutte, son quelle decisive a breve termine, dunque suscettibili d’influenzare anche i quadri di medio e lungo termine. Fermo restando il disimpegno obamiano, che si osserva era già in nuce non fosse stato per l’11 Settembre, e il punto debole della declinante superpotenza americano - la troppa fiducia nei mezzi tecnologici a scapito della visione strategica -, rimane la centralità del Medio Oriente e la politica di allontanamento dell’America da esso. Verso la Cina e la Russia vi è il contenimento che, poi, è la stessa politica che l’amministrazione Obama tenta verso l’Iran, al momento con buoni risultati: si osserva che Obama è stato grato a Putin per averlo salvato dal quasi intervento nel settembre di quest’anno (2013), cosa che avrebbe rivelato come l’intervento occidentale era un bluff, nient’altro se non una debole risposta, che nulla risolveva sul campo. Le opinioni pubbliche occidentali, dopo l’Iraq, sono del tutto avverse a qualsiasi intervento in Medio Oriente. Si dice, giustamente, che “il Medio Oriente pone ostacoli insuperabili agli idealisti, perché il piccolo sporco segreto della regione è che, al momento, più essa si democratizza, più si rivela antioccidentale”[5]. Tutto verissimo. Ma c’è un secondo sporco segreto da sottolineare, una verità che nessuno vuol dire: siamo già coinvolti e particolarmente in Italia, la frontiera fra Caoslandia e Ordine Mondiale residuale. La retorica della “democrazia” è un ferrovecchio, le classi dirigenti che agitano questo nulla son fuori epoca, né vi è un’accettazione effettiva della situazione reale. Occorre avere una visione precisa e chiara, considerando anche il problema Euro[6]: il Medio Oriente e l’Euro son due questioni interrelate, ma occorre fare delle scelte. C’è qualcuno? Con una visione, con scelte chiare? Nessuno. E non uscitevene con la “crescita” o la “difesa dei diritti” o l’esportazione della “democrazia”: son ferrivecchi che non solo non analizzano la realtà, ma non aiutano nessuno, men che meno noi; direi anzi: danneggiano particolarmente noi.




[1]          La Stultifera Navis (Dürer: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b6/036Luck.jpg), dall’articolo Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Ship_of_fools. Nella raffigurazione di Bosch, cfr.:  http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/a2/Jheronimus_Bosch_011.jpg (dall’articolo Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Nave_dei_folli_%28Bosch%29).
[2]             Interessantissimo l’ultimo articolo, apparentemente fuori tema, intitolato “La Storia in Carte” (di E. Boria) e che contiene quattro mappe riprodotte, di cui una voglio ricordare: A. Ortelius (1564), Typus Orbis Terrarum, dove si vede l’ enorme Terra Australis Nondum Cognita.

[3]             Dove va segnalato quest’interessante articolo: Eva Hulsman-Knoll, “La Cina non sa ancora che cosa farà da grande”.

[4]             In relazione a questi articoli: J. C. Hulsman e T. van Dongen, “Prigionieri del ‘fa qualcosa’”; D. Fabbri, “America, la superpotenza stupida”; G. Dottori, “Lo smart power obamiano”; F. Mini, “La strategia delle basi è la chiave della superpotenza”; F. Petroni, “Apocalypse Drone”; J. Young, “Dopo Assange e Snowden si torna al business as usual”.

[5]             J. C. Hulsman e T. van Dongen, “Prigionieri del ‘fa qualcosa’”, p. 96. A causa dell’osservazione dei due autori testé citati, personalmente sono sempre stato contrario all’esportazione della “democrazia” nei paesi orientali di qualsiasi tipo. Anche in Italia la “democrazia” ha dato pessime prove, l’incapacità di decidere nonostante lo pseudo-cesarismo televisivo, cioè virtuale ma ben poco virtuoso, del berlusconismo, che ha tutto contaminato con un “personalismo politico” assolutamente impotente.
[6]             Sul quale cfr., , “”. 

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