Il numero ultimo di “Limes”,
intitolato“Che Mondo Fa. Il Giro del Mondo in Tre Giorni – 13-15 dicembre
2013”, consente di fare il punto sul mondo attuale, dove gli Usa, pur
sempre dominanti, non sono più la potenza unipolare, dove il sogno di un mondo
che continui ad esser centrato sugli Usa è tramontato definitivamente. Il mondo
multipolare però non è ancora nato, quindi si parla di “Caoslandia”, sul cui
limite l’Italia si trova. L’Italia, ovvero il nulla, si ritrova nell’epicentro
di tre crisi – Eurozona, Nord Africa, ambedue mondiali, i Balcani, crisi locale
che può diventare globale solo coinvolgendo la Russia -, ma come una nave senza
nocchiero, la proverbiale “Nave dei Folli” (Ship of Fools, tema caro al
Medioevo[1]).
Lasciamo perdere l’Italia, dove il “berlusconismo” è stato il tipico lasciarsi
andare e la maschera della perenne de-responsabilizzazione di questo paese. Il
volume (di pp. 224[2])
si divide in cinque parti: I, EUROMEDITERRANEO E NOI; II, USA; III,
ASIA-PACIFICO[3];
IV, AFRICHE; V, AMERICA LATINA. Utilissime le carte tematiche.
Detto tutto ciò, qui voglio solo
puntualizzare due temi: il ruolo degli Usa, ampiamente ridimensionato
ultimamente, e la questione del Medio Oriente, soprattutto Siria[4],
perché, fra tutte, son quelle decisive a breve termine, dunque suscettibili
d’influenzare anche i quadri di medio e lungo termine. Fermo restando il
disimpegno obamiano, che si osserva era già in nuce non fosse
stato per l’11 Settembre, e il punto debole della declinante superpotenza
americano - la troppa fiducia nei mezzi tecnologici a scapito della visione
strategica -, rimane la centralità del Medio Oriente e la politica di
allontanamento dell’America da esso. Verso la Cina e la Russia vi è il contenimento
che, poi, è la stessa politica che l’amministrazione Obama tenta verso l’Iran,
al momento con buoni risultati: si osserva che Obama è stato grato a Putin per
averlo salvato dal quasi intervento nel settembre di quest’anno (2013), cosa che
avrebbe rivelato come l’intervento occidentale era un bluff, nient’altro
se non una debole risposta, che nulla risolveva sul campo. Le opinioni
pubbliche occidentali, dopo l’Iraq, sono del tutto avverse a qualsiasi
intervento in Medio Oriente. Si dice, giustamente, che “il Medio Oriente pone
ostacoli insuperabili agli idealisti, perché il piccolo sporco segreto della
regione è che, al momento, più essa si democratizza, più si rivela
antioccidentale”[5].
Tutto verissimo. Ma c’è un secondo sporco segreto da sottolineare, una
verità che nessuno vuol dire: siamo già coinvolti e particolarmente
in Italia, la frontiera fra Caoslandia e Ordine Mondiale
residuale. La retorica della “democrazia” è un ferrovecchio, le classi
dirigenti che agitano questo nulla son fuori epoca, né vi è un’accettazione
effettiva della situazione reale. Occorre avere una visione precisa e chiara,
considerando anche il problema Euro[6]:
il Medio Oriente e l’Euro son due questioni interrelate, ma occorre
fare delle scelte. C’è qualcuno? Con una visione, con scelte chiare?
Nessuno. E non uscitevene con la “crescita” o la “difesa dei diritti” o
l’esportazione della “democrazia”: son ferrivecchi che non solo non
analizzano la realtà, ma non aiutano nessuno, men che meno noi; direi anzi: danneggiano
particolarmente noi.
[1] La Stultifera
Navis (Dürer: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/b6/036Luck.jpg),
dall’articolo Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Ship_of_fools. Nella
raffigurazione di Bosch, cfr.:
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/a2/Jheronimus_Bosch_011.jpg
(dall’articolo Wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Nave_dei_folli_%28Bosch%29).
[2] Interessantissimo l’ultimo articolo,
apparentemente fuori tema, intitolato “La Storia in Carte” (di E. Boria) e che contiene
quattro mappe riprodotte, di cui una voglio ricordare: A. Ortelius (1564), Typus
Orbis Terrarum, dove si vede l’ enorme Terra Australis Nondum
Cognita.
[3] Dove va segnalato quest’interessante
articolo: Eva Hulsman-Knoll, “La Cina non sa ancora che cosa farà da grande”.
[4] In relazione a questi articoli: J. C.
Hulsman e T. van Dongen, “Prigionieri del ‘fa qualcosa’”; D. Fabbri, “America,
la superpotenza stupida”; G. Dottori, “Lo smart power obamiano”; F.
Mini, “La strategia delle basi è la chiave della superpotenza”; F. Petroni,
“Apocalypse Drone”; J. Young, “Dopo Assange e Snowden si torna al business
as usual”.
[5] J. C. Hulsman e T. van Dongen, “Prigionieri
del ‘fa qualcosa’”, p. 96. A causa dell’osservazione dei due autori testé
citati, personalmente sono sempre stato contrario all’esportazione della
“democrazia” nei paesi orientali di qualsiasi tipo. Anche in Italia la
“democrazia” ha dato pessime prove, l’incapacità di decidere nonostante lo
pseudo-cesarismo televisivo, cioè virtuale ma ben poco virtuoso, del
berlusconismo, che ha tutto contaminato con un “personalismo politico”
assolutamente impotente.
[6] Sul quale cfr., , “”.
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