INTERVISTA A CURA DI: ANTONELLO CRESTI
Antonello Cresti – Sono
passati circa 16 anni dal tuo ultimo album di inediti. Certamente in
tutto questo periodo sei rimasto pienamente attivo, ma resta il fatto
che per il mondo di oggi, e in particolare per l'industria
discografica, 16 anni sono una eternità. Come ti ritrovi adesso in
questo mondo? Cosa hai lasciato per strada?
Eugenio Finardi – Ho
perso una generazione, i ventenni in sostanza non sanno chi io sia...
Però è assolutamente vero che in questi anni non sono mai stato
inoperoso ed ho fatto una serie di cose che mi hanno permesso di
avvicinare pubblici differenti, come quello del blues o della
classica contemporanea.
Prendermi questa pausa
però era necessario perchè nel 1999 sentivo davvero che il mio
percorso da cantautore era esaurito e che attorno a me un mondo si
stava sgretolando, come in effetti è avvenuto...
Avevo insomma bisogno di
ritornare musicista, di sperimentare; qui essenziale è stato
Francesco Di Giacomo del Banco che mi coinvolse nel suo progetto di
rilettura del Fado portoghese... evo dire che questa è stata davvero
una bella scoperta che mi ha “rinfrescato” e liberato. E' da qui
che provengono anche progetti come “Il silenzio e lo spirito”, un
lavoro dedicato alla canzone spirituale e poi “Anima Blues”, per
celebrare i primi 40 anni del mio innamoramento nei confronti della
musica blues. Infine c'è stato il progetto legato alla musica di
Vladimir Vysockij ed altre iniziative nel campo della musica classica
contemporanea.
Il cerchio però adesso
si è chiuso e avevo voglia di tornare a fare Finardi, quello
classico della “Musica Ribelle”... Il momento, pensavo, era
giusto perchè il momento lo richiedeva.
AC – Anche se il mondo
discografico sembra andare in tutt'altra direzione è un dato di
fatto che stiamo assistendo a una lunga serie di ritorni
discografici, a dimostrazione che un interesse verso le avventure dei
decenni passati continua a vivere anche sotto la coltre dei Talent
Show e delle suonerie. Penso a te, a David Crosby, a Linda Perhacs,
solo per citare i casi più recenti... A mio avviso tutti questi
artisti nel mondo di oggi portano una “diversità di densità”,
in termini di pensiero e di creatività. E il tuo apporto specifico
alla contemporaneità quale potrebbe essere?
EF – Penso di aver
contribuito a riportare il concetto dell'album, non in senso
dispersivo. Dieci canzoni compatte e legate l'una all'altra alla
maniera del vecchio “concept album”. Ho puntato su questo senso
di unità. Mi è piaciuta poi l'idea di unire la mia storia a quella
di giovani musicisti che erano cresciuti con la musica della mia
epoca, dando così un bel senso di continuità.
AC – Un'altra cosa che
sembra perduta al giorno d'oggi è l'impegno. Visti i tempi che
viviamo, complessi, contraddittori, liquidi ne avremmo un enorme
bisogno, eppure poco o nulla sembra muoversi in tal senso.
“Fibrillante” è indubbiamente un album impegnato, legato a
tematiche sociali molto chiare. Pensi che sia ancora possibile
influenzare la società con un'opera creativa?
EF – La “musica
ribelle” esiste ancora, nel rap ad esempio. Ciò che manca è la
volontà di analisi che animava i cantautori o certe bands.
Personalmente non offro più soluzioni come facevo negli anni
settanta, anche perchè ora nessuno è veramente in grado di farlo,
ma almeno tento di dare delle spiegazioni (“Moderato”, “Me ne
vado”)
AC – In una tua canzone
degli anni '90, “Sveglia Ragazzi”, incitavi i giovani all'azione.
Personalmente ho sempre avvertito questo senso, anche fisico, di
scossa nelle tue canzoni, Come fare allora per scuotere questi
giovani un pòspenti dei nostri giorni?
EF – E' difficile
essere ottimisti, anche perchè questo pensiero unico liberista, in
maniera subdola e satanica è riuscito a convincere il mondo della
sua non esistenza, mentre al contrario esso permea ogni cosa. Credo
che la risposta ad un simile quadro di cose non potrà essere
nazionale, ma mondiale. Ci arriveremo prima o poi ad un conflitto
globale dei popoli contro Finanza, Poteri Forti, Lobbies, ma servirà
soprattutto una guida planetaria, un personaggio simile a un Mandela
o a un Gandhi. Riponevo speranze in Obama, ma poi mi sono reso conto
della sua impotenza di fronte alle lobbies... E' una consapevolezza
tragica di fronte a questa complessità.
AC – Il mondo musicale
italiano è stato funestato da una serie di perdite. Tra coloro che
ci hanno lasciati anche due personaggi ai quali la tua carriera
professionale è stata legata in più momenti, Francesco Di Giacomo e
Claudio Rocchi. Vogliamo ricordarli?
EF – La morte di Di
Giacomo mi ha colpito molto perchè ci avevo parlato esattamente il
giorno prima e mi aveva parlato di un nuovo progetto. L'avevo sentito
pieno di vita. Sapere che poco dopo non era più con noi è stato
davvero scioccante.
Rocchi era la figura
centrale per gli hippies italiani. Non ha avuto il grande successo,
ma lo considero ugualmente una figura seminale e rilevante per una
serie di aspetti non solamente musicali. Uno stimolatore culturale,
oltre che un musicista. Peraltro anche nel suo caso parliamo di una
persona ancora molto attiva e recentemente ci eravamo incrociati di
nuovo dal vivo per le “Cramps Night”...
Finardi è il nostro alfiere musicale!
RispondiEliminaFinardi è l'unico e vero rocker italiano. Blasco, Luciano, Pelù sono solo popstar travestiti da rocker...
RispondiEliminaEugenio è il poeta che mette in parole la mia anima.
RispondiEliminaGrazie!
Chiccabum
Per quelli che come noi hanno qualche anno Finardi ha rappresentato qualcosa - musicalmente parlando - negli ormai lontani anni '70, anche se già allora alcune sue posizioni politiche erano un po' sospette, per via di un certo ostentato atteggiamente ribellistico: come si sa, quando si ostenta un carattere è perché in fondo non si è proprio sicuri; è il difetto che hanno, tra l'altro, i vari "fondamentalisti" di ogni ideologia o credo ... Certo nessuno può togliere a Finardi i meriti musicali, però dal punto di vista della coerenza e della lucidità bisogna ammettere che i suoi limiti (a voler essere generosi ...) sono enormi. Tanto per fare un esempio, ma si potrebbe indagare, volendo, più a fondo:
RispondiEliminahttp://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/10/28/finardi-ho-scelto-il-leader-democratico.html
Venire a parlarci dei misfatti del "liberismo" (ché poi i veri problemi non si limitano certo solo a tale manifetazione del "satanismo" moderno, dal momento che la questione è assai più articolata e complessa ...) e fare la campagna per il Democratic Party sembrano esternazioni di qualcuno che abbia problemi di sdoppiamento della personalità ...