giovedì 20 marzo 2014

EUGENIO FINARDI: Faccio canzoni contro il Satana liberista


INTERVISTA A CURA DI: ANTONELLO CRESTI


Antonello Cresti – Sono passati circa 16 anni dal tuo ultimo album di inediti. Certamente in tutto questo periodo sei rimasto pienamente attivo, ma resta il fatto che per il mondo di oggi, e in particolare per l'industria discografica, 16 anni sono una eternità. Come ti ritrovi adesso in questo mondo? Cosa hai lasciato per strada?

Eugenio Finardi – Ho perso una generazione, i ventenni in sostanza non sanno chi io sia... Però è assolutamente vero che in questi anni non sono mai stato inoperoso ed ho fatto una serie di cose che mi hanno permesso di avvicinare pubblici differenti, come quello del blues o della classica contemporanea.
Prendermi questa pausa però era necessario perchè nel 1999 sentivo davvero che il mio percorso da cantautore era esaurito e che attorno a me un mondo si stava sgretolando, come in effetti è avvenuto...
Avevo insomma bisogno di ritornare musicista, di sperimentare; qui essenziale è stato Francesco Di Giacomo del Banco che mi coinvolse nel suo progetto di rilettura del Fado portoghese... evo dire che questa è stata davvero una bella scoperta che mi ha “rinfrescato” e liberato. E' da qui che provengono anche progetti come “Il silenzio e lo spirito”, un lavoro dedicato alla canzone spirituale e poi “Anima Blues”, per celebrare i primi 40 anni del mio innamoramento nei confronti della musica blues. Infine c'è stato il progetto legato alla musica di Vladimir Vysockij ed altre iniziative nel campo della musica classica contemporanea.
Il cerchio però adesso si è chiuso e avevo voglia di tornare a fare Finardi, quello classico della “Musica Ribelle”... Il momento, pensavo, era giusto perchè il momento lo richiedeva.

AC – Anche se il mondo discografico sembra andare in tutt'altra direzione è un dato di fatto che stiamo assistendo a una lunga serie di ritorni discografici, a dimostrazione che un interesse verso le avventure dei decenni passati continua a vivere anche sotto la coltre dei Talent Show e delle suonerie. Penso a te, a David Crosby, a Linda Perhacs, solo per citare i casi più recenti... A mio avviso tutti questi artisti nel mondo di oggi portano una “diversità di densità”, in termini di pensiero e di creatività. E il tuo apporto specifico alla contemporaneità quale potrebbe essere?

EF – Penso di aver contribuito a riportare il concetto dell'album, non in senso dispersivo. Dieci canzoni compatte e legate l'una all'altra alla maniera del vecchio “concept album”. Ho puntato su questo senso di unità. Mi è piaciuta poi l'idea di unire la mia storia a quella di giovani musicisti che erano cresciuti con la musica della mia epoca, dando così un bel senso di continuità.

AC – Un'altra cosa che sembra perduta al giorno d'oggi è l'impegno. Visti i tempi che viviamo, complessi, contraddittori, liquidi ne avremmo un enorme bisogno, eppure poco o nulla sembra muoversi in tal senso. “Fibrillante” è indubbiamente un album impegnato, legato a tematiche sociali molto chiare. Pensi che sia ancora possibile influenzare la società con un'opera creativa?

EF – La “musica ribelle” esiste ancora, nel rap ad esempio. Ciò che manca è la volontà di analisi che animava i cantautori o certe bands. Personalmente non offro più soluzioni come facevo negli anni settanta, anche perchè ora nessuno è veramente in grado di farlo, ma almeno tento di dare delle spiegazioni (“Moderato”, “Me ne vado”)

AC – In una tua canzone degli anni '90, “Sveglia Ragazzi”, incitavi i giovani all'azione. Personalmente ho sempre avvertito questo senso, anche fisico, di scossa nelle tue canzoni, Come fare allora per scuotere questi giovani un pòspenti dei nostri giorni?

EF – E' difficile essere ottimisti, anche perchè questo pensiero unico liberista, in maniera subdola e satanica è riuscito a convincere il mondo della sua non esistenza, mentre al contrario esso permea ogni cosa. Credo che la risposta ad un simile quadro di cose non potrà essere nazionale, ma mondiale. Ci arriveremo prima o poi ad un conflitto globale dei popoli contro Finanza, Poteri Forti, Lobbies, ma servirà soprattutto una guida planetaria, un personaggio simile a un Mandela o a un Gandhi. Riponevo speranze in Obama, ma poi mi sono reso conto della sua impotenza di fronte alle lobbies... E' una consapevolezza tragica di fronte a questa complessità.

AC – Il mondo musicale italiano è stato funestato da una serie di perdite. Tra coloro che ci hanno lasciati anche due personaggi ai quali la tua carriera professionale è stata legata in più momenti, Francesco Di Giacomo e Claudio Rocchi. Vogliamo ricordarli?

EF – La morte di Di Giacomo mi ha colpito molto perchè ci avevo parlato esattamente il giorno prima e mi aveva parlato di un nuovo progetto. L'avevo sentito pieno di vita. Sapere che poco dopo non era più con noi è stato davvero scioccante.

Rocchi era la figura centrale per gli hippies italiani. Non ha avuto il grande successo, ma lo considero ugualmente una figura seminale e rilevante per una serie di aspetti non solamente musicali. Uno stimolatore culturale, oltre che un musicista. Peraltro anche nel suo caso parliamo di una persona ancora molto attiva e recentemente ci eravamo incrociati di nuovo dal vivo per le “Cramps Night”...

4 commenti:

  1. Finardi è il nostro alfiere musicale!

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  2. Finardi è l'unico e vero rocker italiano. Blasco, Luciano, Pelù sono solo popstar travestiti da rocker...

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  3. Eugenio è il poeta che mette in parole la mia anima.
    Grazie!
    Chiccabum

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  4. Per quelli che come noi hanno qualche anno Finardi ha rappresentato qualcosa - musicalmente parlando - negli ormai lontani anni '70, anche se già allora alcune sue posizioni politiche erano un po' sospette, per via di un certo ostentato atteggiamente ribellistico: come si sa, quando si ostenta un carattere è perché in fondo non si è proprio sicuri; è il difetto che hanno, tra l'altro, i vari "fondamentalisti" di ogni ideologia o credo ... Certo nessuno può togliere a Finardi i meriti musicali, però dal punto di vista della coerenza e della lucidità bisogna ammettere che i suoi limiti (a voler essere generosi ...) sono enormi. Tanto per fare un esempio, ma si potrebbe indagare, volendo, più a fondo:

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/10/28/finardi-ho-scelto-il-leader-democratico.html

    Venire a parlarci dei misfatti del "liberismo" (ché poi i veri problemi non si limitano certo solo a tale manifetazione del "satanismo" moderno, dal momento che la questione è assai più articolata e complessa ...) e fare la campagna per il Democratic Party sembrano esternazioni di qualcuno che abbia problemi di sdoppiamento della personalità ...


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