E’ un piccolo miracolo che nell’odierno
panorama sociale e politico della nostra società torni a risuonare della nuova
musica composta da David Crosby… Il mondo di cui è portatore questo grande
musicista, protagonista assoluto della mitica scena West Coast degli anni
sessanta, prima coi Byrds, poi col supergruppo Crosby, Stills, Nash &
Young, nonché da solista, ed autore di alcuni degli episodi più brillanti della
utopia hippie tradotta in musica, pare infatti oggi così lontano, così
inattuale, da immaginare impossibile che esso possa ancora compiere la magia di
venir tradotto in ottima musica capace di aiutarci ad affrontare le complessità
del presente.
Forse anche lo stesso Crosby avrà
pensato qualcosa di simile in questi oltre venti anni che lo separano
dall’ultimo lavoro discografico da solista, anni in cui ha preferito rifugiarsi
nella dimensione più esplicitamente revivalistica delle esibizioni live, nell’inesausto
tentativo di rivivere e far rivivere quell’idillio comunitario rappresentato da
Woodstock e dalla stagione dei grandi
concerti tra anni sessanta e settanta. Ebbene, oggi, anno 2014, Crosby decide
che è ora di tornare a interpretare il presente e lo fa con un album, Croz (in uscita per Blue Castle Records
il 27 Gennaio), che è una straordinaria manifestazione di quanto anche la
nostalgia possa trasformarsi in energia vitale e dinamica; Crosby infatti
ritorna con undici brani che non concedono assolutamente nulla ai vezzi
espressivi del mondo rock contemporaneo, in una sdegnosa e aristocratica
riaffermazione di quello che è il proprio mondo espressivo ed ideale, senza
concessioni di sorta; eppure è tanta la classe, la raffinatezza compositiva di
questo artista che tutto suona fresco, eccitante, palpitante, come raramente
capita alla musica che domina le classifiche odierne. Ancor più, ciò che sembra
trasparire in questo pugno di nuove eccellenti canzoni è la grande sincerità di
un musicista che non ha mai rinnegato nulla delle sue convinzioni e del suo
mondo creativo (unico rimpianto dichiarato dell’artista i troppi anni sprecati
a causa di una forte dipendenza dalle droghe), una dichiarazione di purezza che
non può non avere un effetto rigenerante in tempi ambigui e pavidi come questi.
Croz dunque, col suo soffuso utopismo, con le sue
cristalline armonie, col suo rock dalle calde venature acustiche, più che un
semplice oggetto di consumo, suona come
un percorso trasformativo che l’ascoltatore deve intraprendere assieme
all’artista, attraversando i territori della rivolta, come del mistico
abbandono (come accade in Morning
Falling, probabilmente la vetta compositiva dell’intero lavoro), per uscirne
al contempo rinnovato e radicato in un passato che possa currae le ferite del
presente.
E’ un piccolo miracolo, dunque, ma David
Crosby ci è riuscito: i “tempi interessanti” da cui proviene sono un sogno
ormai opaco e ingiallito dal tempo, ma capaci di far vibrare ancora oggi le
corde dell’anima. Croz è un sicuro
evento musicale di questo 2014 appena iniziato!
fonte: Il Manifesto 16/3/2014
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