Intervista di: Adriano Scianca
Fusaro, ha visto le prime proposte economiche di Renzi presentate in Consiglio dei ministri?
«Nihil novi sub soli. Sono le solite politiche neoliberiste camuffate da rivoluzioni. Rivoluzioni, sì, ma proprio in direzione dello smantellamento di tutto ciò che è etico, sociale e statale».
C’è il “jobs act”, però…
«Che però per adesso resta insondabile, al di là del nome, che ovviamente deve essere in inglese per il solito servilismo verso il lessico dell’impero. Quanto ai contenuti, ancora se ne sa poco. Io mi sono fatto un’idea, comunque. Credo che si tornerà man mano ai contratti a tempo indeterminato ma dando in compenso ai datori di lavoro totale discrezionalità circa i salari e la capacità di licenziare. Non mi pare un grande progresso».
Il progresso c’è stato nella comunicazione: slide, hashtag, slogan ad effetto. Non si era mai vista una conferenza stampa post Consiglio dei ministri di questo genere.
«Renzi usa un metodo di comunicazione postmoderno e anglofono. Ama le parole in inglese, i cinguettii su twitter, usa metodi mediaticamente accattivanti. È il politico di Vanity Fair, tutto centrato sulla logica dell’apparire. Io l’ho definito “il vuoto che avanza”. E in effetti sta avanzando. Io mi chiedo: a quale paradigma culturale fa riferimento Renzi? Nessuno lo sa».
Intanto la Bce bacchetta l’Italia perché “non ha fatto tangibili progressi rispetto alla raccomandazione della Commissione Ue”…
«Ma certo, noi siamo la periferia dell’impero eurocratico. Renzi è quello che Marx avrebbe definito “una maschera di carattere”. Non conta cosa dice o cosa fa, la sua funzione è quella di fare da burattino e i fili li tira sempre la Bce. E la sinistra è complice. Il Pd ma anche la lista Tspiras».
Non è un bel quadro…
«L’immagine che mi viene in mente è un po’ quella dell’Urlo di Munch e un po’ quella di Guernica. L’Urlo rappresenta la distruzione capitalistica dell’etica e dello Stato. Guernica rappresenta il sociale bombardato dalle politiche neoliberiste».
Renzi ha recentemente “bombardato” anche il sindacato. Si tratta davvero di una istituzione superata?
«Il sindacato ha avuto una funzione storica fondamentale ma oggi mi pare davvero assorbito nelle logiche di sistema. Non capisco a che serva, oggi, fare il solito sciopero del venerdì, per di più in Italia, mentre le decisioni fondamentali sono tutte prese a Bruxelles. Del resto lo sciopero dovrebbe bloccare la società, oggi è solo routine. Mi sembra chiaro che si tratti di una istituzione da ripensare».
Altro tema d’attualità: le quote rosa. Qual è la sua opinione?
«È una sciocchezza. Il merito va riconosciuto al di là del sesso. Le donne sono uguali agli uomini, punto. Non serve un razzismo rovesciato. Del resto questo tipo di femminismo contemporaneo mi sembra solo una forma perversa dell’individualismo. Non lotta più per i diritti, è solo uno dei tanti tentativi di frantumare l’unità del genere umano: gay contro etero, stranieri contro non stranieri, uomini contro donne etc».
Nel frattempo, mentre la politica arranca, la figura più popolare sembra essere Papa Francesco. Un filosofo marxista come vede il Pontefice argentino?
«Per dirla con un paradosso, Bergoglio mi sembra l’ultimo dei marxisti. Oggi è l’unica figura che parla di lotta all’alienazione, una parola che è scomparsa fra gli ex comunisti. Il mio giudizio sul Papa è complessivamente positivo, mi sembra che faccia parte di quella che il filosofo Enst Bloch definiva la “corrente calda” in difesa degli ultimi, mentre la sinistra mostra disprezzo per gli ultimi e per i lavoratori».
Lei è credente?
«Mi considero un credente nella misura in cui, con Hegel, ritengo che la religione sia un modo di darsi dello spirito assoluto».
Nessun commento:
Posta un commento