INTERVISTA A CURA DI: Adriano Scianca
Renzi ha ricevuto Obama: grandi saluti e parole di stima. Che sia nato un nuovo asse Roma-Washington?
“Renzi e Obama hanno una visione del mondo molto simile, non mi stupisco che si siano trovati in sintonia. Obama è un Bush 2, è la stessa cosa presentata in forme nuove. È un Bush che piace, ma non è differente dal suo predecessore. Lo stesso dicasi per Renzi, il rottamatore che tutto rottama tranne ciò che davvero andrebbe buttato via. Ovvio che si piacciano, sono la stessa cosa, con questa arroganza di pensarsi come l’unico modo di pensare, di essere, di parlare”.
Di fronte al Colosseo pare che il presidente americano abbia esclamato: “È più grande di un campo da baseball”…
“Che Obama si stupisca del Colosseo è incredibile, è il simbolo di un modo di pensare ignorante e arrogante. Già paragonare monumenti e tradizioni di Italia e Usa è vergognoso. Gli americani continuano a pensare a se stessi come metro di misura dell’umanità. E poi c’è questa dimensione della quantità, del calcolo, della misura per cui, di fronte a un monumento del genere, ci si stupisce della grandezza e di nient’altro. Chissà un attento analista dell’americanismo come Gramsci cosa avrebbe detto…”
Uno degli argomenti sul tavolo, nell’incontro Renzi-Obama, era quello degli F35. Lei che idea si è fatto della vicenda?
“In molti hanno parlato di questi aerei come di strumenti superati e inefficienti. È ovvio: gli americani ci rifilano cose vecchie che dobbiamo prendere senza fiatare. Abbiamo le basi americane sul nostro suolo, non possiamo decidere noi cosa fare. E poi a che ci servono? Per bombardare la Siria, l’Iran etc?”
Dagli Usa alla Francia: Hollande cade a picco, l’avanzata del Front national sembra inarrestabile…
“La questione politica dirimente oggi è quella dell’Euro e dell’Europa. Hollande non è in grado di affrontarla e quindi va in crisi. Il Front national è invece molto chiaro su questo punto. Da qui deriva il suo successo. Non si può essere ambigui come la lista Tsipras, che vuole combattere l’austerity lasciando l’Euro, che è un po’ come togliere il nazismo e lasciare i lager. Il punto, semmai, è che non bisognerebbe, dal mio punto di vista, lasciare a movimenti come il Fn il primato su certi argomenti”.
Marine Le Pen ha chiarito che il nuovo spartiacque non è fra destra e sinistra ma fra alto e basso, fra popolo e élite…
“È un punto interessante ma io preferisco declinarlo in un altro modo. Per me lo spartiacque è fra chi accetta il fanatismo dell’economia e della finanza e chi lo rifiuta”.
Da una elezione di oggi a una di 20 anni fa: il 27 e 28 marzo 1994 Berlusconi vinceva la sua prima consultazione elettorale. Che bilancio possiamo trarne, un ventennio dopo?
“Il governo Berlusconi è stato il seguito del colpo di stato giudiziario che ha tolto di mezzo una prima repubblica corrottissima ma in cui resisteva un barlume di stato sociale. Poi sono venute le privatizzazioni e la rivoluzione liberale di cui Berlusconi è figlio. Detto questo, il Cavaliere è stato anche un grande alibi. La sinistra ha smesso di lottare contro il capitalismo per darsi alla battaglia morale contro il corrotto di turno. Insomma, il capitale è buono, è Berlusconi il cattivo. Beninteso, io non sono berlusconiano, ma ho ancora meno simpatia per gli antiberlusconiani. E poi non ci scordiamo che Berlusconi è stato tolto di mezzo dall’Europa, non dalla sinistra”.
Lei ha appena usato l’espressione “rivoluzione liberale” in chiave negativa. La cosa curiosa è che è stata la stessa parola d’ordine di Berlusconi, mentre la sinistra per anni gli ha rimproverato… di non averla fatta davvero!
“È assurdo: la sinistra rimprovera a un politico di destra di non aver fatto la rivoluzione liberale. E infatti oggi è Renzi la vera rivoluzione liberale”.
Oggi è arrivata una svolta decisiva circa la questione dei marò. Che idea si è fatto di questa vicenda?
“È una vicenda pietosa, da parte dell’Italia c’è stata una mancanza di dignità mai vista prima. Quei due soldati si sono comportati in maniera eroica prestandosi senza fiatare a tutti questi processi”.
Nella nostra ultima intervista ha definito, provocatoriamente, il Papa come l’ultimo dei marxisti. Il suo monito contro la corruzione conferma questo giudizio, ai suoi occhi estremamente positivo?
“Certo, riconfermo il giudizio. Ma ancora di più mi piacciono i suoi giudizi durissimi contro la finanza e le banche. Anche in questo caso, mi sembra che il laicismo lavori per il Re di Prussia…”.
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