Cinque Novembre 1968, Richard Nixon viene eletto presidente
degli Stati Uniti d'America. Nel suo primo discorso dopo l'elezione disse che
avrebbe fatto di tutto per estirpare la cultura hippie dalla mente dei giovani
americani.
Dopo poco meno di un anno, il
quindici Agosto 1969, ha inizio il Festival
di Woodstock, un inno agli ideali hippie che Nixon si proponeva di
combattere. Il pensiero di Nixon fa ben comprendere quanto il movimento contro culturale pacifista fece paura ad una parte degli
americani. Alcuni di loro ebbero l'impressione di trovarsi di fronte un'intera
generazione unita che voleva davvero cambiare il mondo a propria immagine e
somiglianza. Gli ideali pacifisti si diffusero cosi rapidamente nel paese da
dover sembrare un incendio inarrestabile il cui fuoco veniva alimentato
giornalmente dalle immagini della guerra del Vietnam, tanto che nessuno poteva
prevedere con certezza come sarebbe andata a finire. Oggi, col senno di poi,
possiamo affermare che tali paure erano infondate. Infatti, il movimento hippie era già destinato a
scomparire e si dissolse rapidamente poco dopo il Festival di Woodstock che ne rappresenta
sia l'inno sia il canto del cigno.
La musica tipica del movimento
pacifista americano fu quella psichedelica di San Francisco e di Los Angeles.
Le sue caratteristiche distintive
erano varie. La modalità di fruizione
collettiva della musica, la voglia di aggregazione, l’idea di comunità, di rituale “messianico” senza messia sono
assolutamente peculiari e non si ripeteranno mai più. L’utilizzo diffusissimo
delle droghe, in particolare l’LSD,
era visto come una forza aggregante, produttrice di sogni e speranze. Tutto
l’opposto di quello che era il tossicodipendente da eroina descritto dai decadenti
Velvet Underground, che era invece un
solitario alienato senza speranze.
L’idea di una musica scritta per
far pensare nacque con Bob Dylan e col Greenwich Movement. Questa
divenne un modo per esprimere il proprio dissenso verso la politica e la guerra,
non si pensava più al motivetto orecchiabile da canticchiare, magari propinato
dalla pubblicità della case discografiche, i fruitori di questa nuova musica
erano più critici e si sentivano una minoranza di eletti. Gli hippie avevano ideali simili a quelli di Bob Dylan ma
erano meno politicizzati, la loro era una cultura dell’amore e della
fratellanza, più che protestare volevano lanciare messaggi di pace e di
concordia, più che dividere volevano unire. Il loro stare insieme era quasi un
rituale messianico e la cosa strana fu che non ebbero mai un leader
riconosciuto. Da questo punto di vista furono un esempio insuperato di
egualitarismo e democrazia.
I gruppi principali della Scena
psichedelica di San Francisco sono stati i Jefferson
Airplane, autori di veri e propri inni generazionali. Formati
da musicisti di alto livello quali Kaukonen, Kartner, Balin e dalla bellissima cantante Grace
Slick, hanno registrato vari album fondamentali. Tra questi ricordo Surrealistic
Pillow del 1967, After Bathing at Baxter’s dello
stesso anno e Volunteers del 1969. I Grateful Dead con
le loro lunghissime jam strumentali sono un esempio quasi unico della storia
del rock. I loro live, con le improvvisazioni di Jerry Garcia, rappresentano un lascito essenziale della psichedelia
degli anni sessanta.
I Grateful Dead rappresentarono un commovente inno alla
libertà individuale tipica
della cultura americana di frontiera, che vedeva nei viaggi lisergici una
liberazione dalla quotidianità. I loro album principali sono Anthem of Sun del 1968, Aoxomoxoa del 1969 e lo
splendido Live Dead dello
stesso anno.
I Quicksilver Messenger Service,
trascinati da due grandi chitarristi, John Cipollina e Gary Duncan,
seppur meno noti dei precedenti, hanno registrato Happy Trails del 1969, uno dei
vertici della psichedelia mondiale.
Il gruppo che più di ogni altro
ha contaminato la psichedelia con sonorità etniche e musica orientale sono stati
certamente i Kaleidoscope il cui
album A Beacon From Mars del 1968 è
assolutamente imperdibile.
Spostandoci alla vicina Los
Angeles non si può non parlare dei Doors,
il gruppo psichedelico americano di gran lunga più famoso al mondo, che hanno
incarnato gran parte dei pregi e difetti di un’intera epoca. I loro primi due
album The Doors (1967) e Strange Days (1967) sono capolavori immensi che hanno segnato in modo indelebile
la formazione musicale di intere generazioni.
Era indubbiamente “tutta
un’altra musica”, una pagina diversa e forse irripetibile che continua ad
affascinarci ancora oggi.
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