Sebbene sapientemente silenziato
dalla stragrande maggioranza degli organi di informazione, il convegno “Oltre L’Euro”, che si concluderà nella odierna giornata, promosso da una serie di sigle ed associazioni della estrema sinistra italiana
e della controeconomia, è stato un successo, tanto da costringere gli
organizzatori a spostare la location dell’evento all’ultimo momento, optando
per una sala più ampia di quella precedentemente prevista e prenotata.
Cerchiamo di comprendere i motivi di
questo successo e, al contempo, di questa forma di boicottaggio mediatico: i
primi sono senza dubbio da rintracciare nel fatto che, raramente, nell’ambito
degli ambienti di politica radicale, soprattutto negli ultimi anni, si è avuto
la capacità di concentrarsi in maniera organica su un problema assolutamente
centrale per la popolazione italiana, finendo per perdersi in discussioni
sterili, settarie e, spesso, campate in aria. Una discussione organica sull’uscita
dall’euro, per quanto ad alcuni potrà sembrare eresia, è, ad ogni modo, un
tentativo di confrontarsi con un tema che, progressivamente, comincia ad affacciarsi
anche nell’agone mediatico del politically correct, tanto è vero che, anche
senza far riferimento alle uscite più o meno propagandistiche della Lega o del
M5S, numerosi degli intervenuti al convegno sono apparsi spesso anche in
televisione a sostenere simili argomentazioni. D’altra parte è pur vero che gli
organizzatori lanciando questa iniziativa hanno sfidato tabù ben più profondi,
in quanto radicati proprio nella cultura politica della sinistra, di quello
della “questione euro”, ossia in primis l’importanza di una presa di posizione
sovranista , ad avviso degli organizzatori vitale in un simile momento storico,
tanto più, affermano, che l’unico risultato di sfuggire a simili problematiche
è quello di consegnare definitivamente tale ambito di rivendicazione alle
destre e al puro populismo (come puntualmente sta avvenendo…).
Da un punto di vista di riflessione
politica questo è stato senza dubbio il contributo centrale e più spinoso:
sappiamo infatti come per molti degli ambienti organizzati della sinistra le
questioni nazionalitarie e sovraniste siano spesso bollate come
infrequentabili, in quanto evocatrici di memorie fasciste, dimenticando però, e
questo è un fatto storico, che la questione dell’autodeterminazione ha animato da
sempre tutti i movimenti di liberazione di discendenza marxista e socialista,
non ultima proprio la Resistenza italiana.
Nell’epoca della dittatura del
pensiero debole qualsiasi riflessione che riconduca ad una riappropriazione di
identità (in tutte le molteplici accezioni che questo termine può rivestire…) è
rifiutata in maniera sdegnosa dai manovratori e dai teorici del potere, ma
proprio per questo è impossibile pensare di ricreare le basi di una teoria
anticapitalistica e di liberazione individuale e collettiva senza mirare alla
piena ri-identificazione.
Su questo i numerosi economisti,
filosofi, attivisti intervenuti (tra di essi anche l’economista statunitense
Warren Mosler, il sindacalista Giorgio Cremaschi, il filosofo Diego Fusaro) pur
nella, benvenuta e benefica, molteplicità di provenienze, sono sembrati
concordare.
Certo è, come gli stessi
organizzatori hanno apertamente affermato, che se occasioni come queste non
diverranno in tempi brevissimi l’humus per un movimento di sollevazione popolare
il senso dell’iniziativa sarà inevitabilmente smarrito.
Se però ci è concessa una piccola
valutazione speranzosa il clima attento e assieme sorridente della sala in
questo due giorni di convegno, così come l’età media piuttosto bassa degli spettatori,
possono essere interpretati come segnali di un interesse che potrebbe
tramutarsi in azioni conseguenti.
Un convegno ingnorato sí dalla stampa di regime (chiaro il perché), come pure da parte di vari gruppi ch esi dicono di sinistra (purtroppo ancor più chiaro il perché). Ma è stato un convegno che resterà un punto di riferimento, quasi un momento storico e molti come il sottoscritto saranno orgogliosi di poter dire "c'ero anch'io". Ancor più chiaro dopo il convegno il compito di andare avanti: le diagnosi ci sono, la terapia è tutta da inventare ma i tempi stringono.
RispondiEliminaCondivido tutto quanto affermato.
RispondiEliminaAntonello Cresti