martedì 14 gennaio 2014

ALBERTO LODI: La rivoluzione conservatrice: un problema senza soluzione




E' singolare che
i due capisaldi del pensiero conservatore spagnolo – 
Juan Donoso Cortés e José Ortega y Gasset – avessero in vista lo stesso 
obiettivo, volendolo tuttavia raggiungere attraverso strategie diametralmente 
opposte. Donoso, di fronte all’avanzare del pericolo socialista, vedeva venire 
il tempo delle “negazioni assolute e delle affermazioni sovrane”, e con ciò 
teorizzava la dittatura coronata come soluzione alla crisi del legittimismo 
monarchico; Ortega, al contrario, deplorava ogni forma di irrazionale violenza, 
la quale sarebbe stata il tratto distintivo delle forze rivoluzionarie (fascismo 
e comunismo) che segnavano l’ingresso delle masse sulla scena politica: le masse 
non sanno né vogliono discutere, non hanno alcuna competenza specifica – dice 
Ortega. Esse vogliono imporre. Donoso Cortés, un secolo prima (nell'Ottocento, 
intorno al quarantotto), definiva sprezzantemente la borghesia “clase 
discutidora”, caratterizzata da una vocazione alla chiacchiera ed al 
compromesso, e che se avesse dovuto scegliere tra Cristo e Barabba avrebbe 
istituito un’apposita commissione di inchiesta. Ortega vede invece in questa 
“chiacchiera” il segno della raffinatezza intellettuale del ceto dirigente del 
liberalismo ottocentesco: il quale sarebbe l’unico mezzo per preservare l’élite 
dalla distruzione ad opera delle masse. Tutta la cultura di destra vuole 
essenzialmente ciò che volevano Donoso ed Ortega: difendersi dal caos, dalla 
terrificante irruzione delle masse senza volto nella politica; difendere 
l’esistenza di quella precaria vittoria dell’uomo sulla natura che è la civiltà, 
come nella visione di Charles Maurras; e tuttavia, la cultura di destra è in 
perenne tensione tra i due poli opposti: quello della discussione elitaria e 
liberale, e quello della violenza senza compromessi della dittatura. Di fatto, 
entrambe le strategie suscitano di volta in volta orrore, nel conservatore, per 
motivi differenti. La discussione si trasforma troppo spesso in futile 
chiacchiera autocompiaciuta, è poco “vitale”, manifesta senza rimpianti il vuoto 
dell’esistenza umana, come usano fare senza vergogna le civiltà vecchie ed 
esauste; la violenza, per parte sua, altrettanto spesso diventa una pratica fine 
a sé stessa, esercitata da uomini ignobili e rozzi, e colpisce persino gli 
stessi intellettuali che all’inizio l’avevano sostenuta entusiasticamente: che è 
lo stesso motivo per cui alcuni tra gli intellettuali della Konservative 
Revolution (Gottfried Benn, Martin Heidegger, Carl Schmitt, Ernst Jünger), in 
Germania, sostennero Hitler nel periodo della sua ascesa al potere – era 
affascinante, antiborghese, radicalmente provocatoria, quella violenza assoluta 
– per poi trovarsi ostracizzati a causa del proprio essere “pensanti”, o 
abbandonarlo di propria volontà per la stessa ragione. Anche ipotizzando di 
opporsi al sempre agonizzante sistema democratico per veder trionfare la forza, 
vi è da considerare che ormai la potenza della tecnica è tale che il controllo e 
la repressione, in una simile prospettiva, assumono necessariamente una forma 
onnipervasiva e spietata, ed escludono o finiscono per massacrare chiunque 
manifesti il minimo dissenso: dunque sicuramente chi è avvezzo a pensare 
liberamente e non a servire, e che anzi è disgustato per istinto 
dall’atteggiamento di chi cerca di compiacere i potenti. Di qui, la 
teorizzazione di quella che per Ernst Jünger diventa, dopo la seconda guerra 
mondiale, l’unica strada percorribile: il “passaggio al bosco”, quell'esilio 
interiore dalla società che verrà poi radicalizzato nella figura dell’”Anarca” 
Martin Venator, protagonista del romanzo Eumeswil; figura che – lungi dal dire 
una parola definitiva, che non può essere detta, sul pensiero conservatore – ne 
testimonia il carattere problematico e contraddittorio, perennemente in bilico 
tra tentazione del potere e ribellione ad esso: in nome di un ordine a cui il 
conservatore tende, trovandolo sempre intollerabile nella sua manifestazione 
concreta.

3 commenti:

  1. Ma mi spiegate il perchè di tutta questa anti borghesia?

    RispondiElimina
  2. http://bakerstreetirregularfightclub.blogspot.it/2013/06/le-utopie-son-obbligatorie-per-una.html

    RispondiElimina
  3. http://bakerstreetirregularfightclub.blogspot.it/2013/10/una-segnalazione-tre-sfumature-di-blu.html

    RispondiElimina